Perché Guardiola può (e perché non può) coabitare con Silvio
CalcioL'IPOTESI. Archiviato un derby disgraziato per il Milan, scenario sulle ragioni politiche, economiche, di famiglia e d'orgoglio che rendono possibile e/o infattibile uno sbarco del 40enne più desiderato d'Europa alla corte di Berlusconi
di PAOLO PAGANI
Il furbo governatore della Catalogna, Artus Mas, ha convocato le elezioni anticipate per il 25 novembre prossimo (stessa data delle primarie del Pd italico, tu guarda) “per esercitare il diritto all'autodeterminazione” della regione più ricca di Spagna. Indipendentismo, insomma. Opzione totalmente condivisa da Pep Guardiola, l’ex allenatore del Barça nativo di Santpedor, che in un breve videomessaggio inoculato in Rete dall’America a metà settembre ha dichiarato urbi et orbi: Desde Nueva York, aqui teneus uno mas . “Qui ce n’è uno in più”, sono con voi per la secessione.
Può forse partire da questa discesa in campo ideologica un rapido, fanta-politico-economico excursus, sul possibile futuro di Pep calcisticamente al fianco di Silvio Berlusconi. Perché è, e perché non è, adatto a convivere col Cavaliere? Se è vero, com’è vero, che a derby ormai archiviato in malomodo il Milan ha messo in agenda per gennaio un vertice strategico di rifondazione sul dopo-Allegri.
Perché si può fare – Ragioni politiche. Non tanto di contiguità (Guardiola non è un uomo di Destra), ma per il semplice motivo che un precedente storico di forte attualità consente di pensarlo: Berlusconi è stato fedele alleato di Umberto Bossi, leader di una Lega di lotta & governo che della secessione padana ha fatto un diktat dell’agire politico, un ubi consistam della sua stessa permanenza nella stanza dei bottoni romana. Non dovrebbe dunque filare d’amore e d’accordo con un nuovo fan separatista?
Perché non si può fare – Ragioni economiche. Per quanto sembri che tra il Cavaliere e Galliani si sia già discusso di un possibile ingaggio di Pep sulla panca rossonera a 6 milioni netti a stagione, la congiuntura di cassa milanista racconta una storia di austerity obbligata. Via gli stipendi insostenibili, di faraonico va bene solo il faraone savonese Shaarawy.
Perché si può fare – Ragioni economiche/2. Il tesoretto messo da parte in via Turati a Milano, tra cessioni di big e risparmi negli emolumenti alla forza lavoro, assomma comunque a circa 200 milioni di euro. Vuoi non trovarne qualcuno (di milione) per assicurarti il quarantenne visionario e vincente più desiderato d’Europa? Vuoi non farti venire qualche idea d’investimento redditizio, nel momento in cui calano fan e abbonamenti?
Perché non si può fare – Ragioni private. Di famiglia. Guardiola sta vivendo un fantastico anno sabbatico nella capitale del mondo, a New York. Dove i suoi tre figli frequentano scuole anglosassoni prestigiose. E le scuole, si sa, terminano a giugno 2013. Troppo tardi? Prematuro dare per concluso l’affare prima di questa scadenza obbligata?
Perché si può fare – Ragioni economiche/3. Guardiola, terminato l’anno anti-stress, non confinerà certo le sue ambizioni in una squadra dimessa e ridimensionata dal punto di vista degli investimenti. Ma c’è un ma, non trascurabile. Il sapiente mix che il Milan potrebbe proporre al pluri-stellato allenatore sarà quello di far crescere tanti giovani, lanciandoli in prima squadra. Una cantera rossonera. Non è forse quello che Pep ha magistralmente fatto sinora? Potrebbe forse rimanere insensibile di fronte all’eventualità fascinosa di ridiventare demiurgo di nuovi, invincibili talenti pallonari? C'è qualcosa di più coerente con la svolta low cost rossonera?
Perché non si può fare – Ragioni economiche/4. Certo, contro l’ipotesi precedente gioca un fattore: cantera rossonera ok, ma con la gradita presenza di tre-quattro campioni, almeno uno per reparto, che possano guidare i pischelli e al tempo stesso formare la spina dorsale del Milan del Tremila. Per portare a casa questi campioni, però, Berlusconi dovrà di nuovo allargare i cordoni della borsa. E concedere piena delega a Pep. Altro che spending review .
Perché si può fare - Ragioni d’orgoglio. Che resta la molla fondamentale, il forcipe psicologico, la spinta propulsiva primigenia di ogni (vero) imprenditore, di ogni fondatore, di ogni condottiero degno del nome e di fama possibilmente imperitura. Ok: Manchester United, Chelsea, Bayern Monaco, Arsenal, Manchester City, la Nazionale spagnola e/o del Qatar rimangono pur sempre interlocutori sensibili e disposti all’ascolto quando a telefonare in cerca di impiego fosse uno come Pep. Ma vuoi mettere, per Guardiola, farcela lontano da Barcellona almeno tanto quanto dalle lussuose sirene della Nobiltà pallonara antica e nuovissima? E vuoi mettere, per un Cavaliere forse ormai sganciato dalla politica di primo piano e avanti con l’età, pensare di firmare con la ceralacca degli imperatori invitti un nuovo, incredibile ciclo di imprese che scatenino invidie e gelosie nel mondo?