La solitudine (e la crisi) dei numeri... dieci
CalcioBoateng continua a deludere. Ma anche Sneijder deve guadagnarsi il posto. Zarate è ai margini del progetto-Petkovic. Alla Juve si sente l'assenza di Del Piero. Fortuna che c'è Totti
di Gianluca Maggiacomo
Se non è la crisi dei numeri dieci, poco ci manca. Esempi ce ne sono e hanno nomi importanti: Kevin Prince Boateng, Maurito Zarate e Alberto Aquilani. A ben guardare anche Wesley Sneijder non se la passa poi così bene. Il problema si sente soprattutto tra le grandi del nostro campionato. E se tre indizi fanno una prova, quattro sono già una parziale conferma. Dopo l’era dei Maradona, Zico, Platini, Rui Costa, Baggio, Del Piero e tanti altri, la Serie A sembra dover far fronte allo stallo di quei giocatori che, all’occorrenza, sanno fare la differenza. Insomma, dei numeri dieci.
Il caso più lampante è quello di Kevin Prince Boateng. Orfano di Ibrahimovic e, forse, con una collocazione non ideale, il Boa sembra smarrito. Incide poco, segna ancor meno e si fa notare più per la sua vita fuori dal campo che per le gesta in maglia rossonera. È uno dei simboli della crisi che vive il Milan in questo momento. Nelle sue giocate non c’è più il ritmo di un tempo. La corsa non è più devastante e la tecnica appare annebbiata. Data la situazione, ovvio che anche uno come lui venga messo in discussione.
Pure nell’altra Milano, quella nerazzurra, c’è un dieci che non vive momenti felici. Su Wesley Sneijder ci sono pochi dubbi. Però è un fatto che l’Inter, in sua assenza, ha cominciato a vincere e, soprattutto, a giocare come vuole Andrea Stramaccioni. Se l’olandese sarà un peso o meno, lo si capirà solo al suo rientro completo dopo l’infortunio.
Il volto triste nella capitale è quello di Mauro Zarate. L’argentino della Lazio ha giocato solo una gara di campionato. Petkovic lo ha messo alla prova, lui non ha convinto ed è finito ai margini della squadra. Vede più la tribuna che il campo. Facile che a gennaio sia costretto a fare le valigie per cercare fortuna lontano da Roma.
Situazione diversa, quella di Alberto Aquilani alla Fiorentina. Fino ad ora il suo apporto è stato limitato. Appena una presenza. Un po’ poco. La causa sono sempre i soliti infortuni: un problema annoso. Che costringe lui ai box e i viola a dover fare a meno del suo numero dieci.
Anche nella Juventus dei record un po’ si sente la crisi della maglia che fu di Alessandro Del Piero. Innanzitutto perché quest’anno nessuno la indossa. E poi perché il suo ideale possessore, Sebastian Giovinco (in bianconero ha il dodici, in Nazionale il dieci), non ha ancora superato tutti gli esami. La “Formica atomica” in campionato ha collezionato sette presenze e ha messo a segno tre reti. Non male. I critici, però, dicono che i gol non sono mai stati pesanti (doppietta nell’1-4 all’Udinese e serpentina per il definitivo 4-1 alla Roma).
Chi non conosce momenti di stanca è Francesco Totti. Il giallorosso, a 36 anni, sta reggendo all’urto dell’avvio traballante della sua Roma. Domenica scorsa, contro il Genoa, ha segnato il suo gol numero 217 e ha scavalcato Giuseppe Meazza nella classifica dei bomber di sempre della Serie A. Il Pupone è uno dei pochi numeri dieci che ancora segnano, trascinano e vanno avanti per la loro strada. Quasi un’eccezione. Che conferma la regola.
Se non è la crisi dei numeri dieci, poco ci manca. Esempi ce ne sono e hanno nomi importanti: Kevin Prince Boateng, Maurito Zarate e Alberto Aquilani. A ben guardare anche Wesley Sneijder non se la passa poi così bene. Il problema si sente soprattutto tra le grandi del nostro campionato. E se tre indizi fanno una prova, quattro sono già una parziale conferma. Dopo l’era dei Maradona, Zico, Platini, Rui Costa, Baggio, Del Piero e tanti altri, la Serie A sembra dover far fronte allo stallo di quei giocatori che, all’occorrenza, sanno fare la differenza. Insomma, dei numeri dieci.
Il caso più lampante è quello di Kevin Prince Boateng. Orfano di Ibrahimovic e, forse, con una collocazione non ideale, il Boa sembra smarrito. Incide poco, segna ancor meno e si fa notare più per la sua vita fuori dal campo che per le gesta in maglia rossonera. È uno dei simboli della crisi che vive il Milan in questo momento. Nelle sue giocate non c’è più il ritmo di un tempo. La corsa non è più devastante e la tecnica appare annebbiata. Data la situazione, ovvio che anche uno come lui venga messo in discussione.
Pure nell’altra Milano, quella nerazzurra, c’è un dieci che non vive momenti felici. Su Wesley Sneijder ci sono pochi dubbi. Però è un fatto che l’Inter, in sua assenza, ha cominciato a vincere e, soprattutto, a giocare come vuole Andrea Stramaccioni. Se l’olandese sarà un peso o meno, lo si capirà solo al suo rientro completo dopo l’infortunio.
Il volto triste nella capitale è quello di Mauro Zarate. L’argentino della Lazio ha giocato solo una gara di campionato. Petkovic lo ha messo alla prova, lui non ha convinto ed è finito ai margini della squadra. Vede più la tribuna che il campo. Facile che a gennaio sia costretto a fare le valigie per cercare fortuna lontano da Roma.
Situazione diversa, quella di Alberto Aquilani alla Fiorentina. Fino ad ora il suo apporto è stato limitato. Appena una presenza. Un po’ poco. La causa sono sempre i soliti infortuni: un problema annoso. Che costringe lui ai box e i viola a dover fare a meno del suo numero dieci.
Anche nella Juventus dei record un po’ si sente la crisi della maglia che fu di Alessandro Del Piero. Innanzitutto perché quest’anno nessuno la indossa. E poi perché il suo ideale possessore, Sebastian Giovinco (in bianconero ha il dodici, in Nazionale il dieci), non ha ancora superato tutti gli esami. La “Formica atomica” in campionato ha collezionato sette presenze e ha messo a segno tre reti. Non male. I critici, però, dicono che i gol non sono mai stati pesanti (doppietta nell’1-4 all’Udinese e serpentina per il definitivo 4-1 alla Roma).
Chi non conosce momenti di stanca è Francesco Totti. Il giallorosso, a 36 anni, sta reggendo all’urto dell’avvio traballante della sua Roma. Domenica scorsa, contro il Genoa, ha segnato il suo gol numero 217 e ha scavalcato Giuseppe Meazza nella classifica dei bomber di sempre della Serie A. Il Pupone è uno dei pochi numeri dieci che ancora segnano, trascinano e vanno avanti per la loro strada. Quasi un’eccezione. Che conferma la regola.