Juve, Buffon a cuore aperto: "Sono rimasto per i tifosi"

Calcio
Gigi Buffon (foto Getty)

Il portiere bianconero si confessa in una chat dedicata ai "members" del sito della società: "Mi sono chiesto se valeva la pena restare e oggi dico di sì. Quello che facciamo in Italia non basta in Europa. Ci giochiamo la qualificazione con il Chelsea"

Dal campo alla vita privata, dai successi ottenuti finora alle ambizioni future, dal legame con i tifosi a quello con i compagni. Gigi Buffon si racconta a 360 gradi rispondendo alle domande dei Premium Member e dei likers della pagina Facebook della Juventus. Tanti i ricordi dei suoi anni bianconeri, tra i più belli la Supercoppa Italiana vinta a Pechino, il primo trofeo da capitano anche se "in realtà non amo molto essere al centro dell'attenzione in queste situazioni. Quando si vince, provo una tale riconoscenza nei confronti dei miei compagni, che non trovo giusto che l'onore di alzare il trofeo sia riservato ad uno solo. Ecco perché nelle foto delle premiazioni, sono spesso dietro e di lato. Ed ecco perché a Pechino, dopo aver alzato la coppa, l'ho subito passata agli altri ragazzi".

12 anni di Juve
- Del resto, indossare la fascia di capitano per Buffon vuol dire "essere credibile, inappuntabile e non avere mai atteggiamenti per i quali si possa venire criticato". Buffon non è solo il capitano ma un pezzo di storia della Juve. "Con questa maglia ho già passato 12 anni, quasi metà della mia vita, ma mi auguro che questa avventura possa continuare ancora a lungo, almeno fino a 15 anni - confessa, strizzando l'occhio al rinnovo del contratto di cui si parla da tempo - In pochi possono dire di essere rimasti per tanto tempo con una squadra così importante. I miei primi cinque anni qui sono stati fantastici, viste le soddisfazioni che ci siamo tolti in campionato, anche se ci sono state un po' di delusioni in Champions. Eravamo probabilmente la squadra più forte d'Europa, ma non siamo mai riusciti a vincere".

La serie B
- "Poi c'è stata la serie B e la ricordo con piacere, perché sono rimasto e lo dovevo ai tifosi - continua il suo racconto Buffon - Sarebbe stato troppo facile andare via in quel momento, invece credo proprio che anche dalla mia decisione di rimanere sia arrivato un impulso per la rinascita della Juve. Il periodo più difficile è stato quello del ritorno in serie A, perche' ci siamo resi conto di quanto sarebbe stata dura tornare a vincere. A volte, in momenti simili, subentra lo scoramento e ci si chiede se non sarebbe stato meglio fare altre scelte. Io mi chiedevo se era valsa la pena di rimanere alla Juve. Dopo lo scorso anno, posso proprio dire di sì, perché le emozioni provate nel tornare a vincere lo scudetto sono state talmente intense che non avrei potuto provarle con nessun'altra squadra. Ora vorrei poter chiudere il mio ciclo con la Juve, vincendo qualcosa di ancora più importante...".

La Champions League
- Il riferimento alla Champions League è scontato ed è inevitabile parlare delle avversarie dei bianconeri in Europa. "Quando vidi il sorteggio, dissi che saremmo passati noi e lo Shakthar, che già da qualche anno è una squadra molto forte e che ora è ulteriormente migliorata - l'analisi di Buffon - Vista la classifica del girone, credo che ora loro siano i favoriti e noi ce la giocheremo con il Chelsea. Mi auguro di aver azzeccato il pronostico...".

Il momento più bello e quello più brutto
- Andando indietro nel tempo, l'estremo difensore bianconero individua in Milan-Juventus del 2005 una delle partite che ricorda con più piacere. "Vincemmo 1-0 con gol di Trezeguet su assist di Del Piero e fu molto bello, anche perché eravamo andati a Milano con un po' di timore, visto che loro ci avevano recuperato tanti punti nelle giornate precedenti". "Giocammo di pomeriggio, fatto inconsueto perché di solito certe partite si disputano la sera - ricorda ancora Buffon - e mi piacque il clima primaverile di San Siro. Poi ricordo con gioia la partita ad Arezzo, al termine della quale tornammo in A, e quella di Rimini, la prima in B, giocata in un clima particolare. Il momento più brutto? La partita contro il Lecce, lo scorso anno. Ho sofferto tanto dopo quell'errore, anche se la gente mi diede subito una bella risposta. Poi, dopo tre giorni, è arrivata la serata di Trieste ed è stato come chiudere un cerchio. Abbiamo realizzato un sogno inseguito a lungo".

I nuovi compagni
- Tornando al presente e parlando dei nuovi compagni, "Pogba e Asamoah sono quelli che hanno sorpreso di più - ammette - Il primo, nonostante la giovane età. è già un giocatore pronto, mentre Asa ha assorbito benissimo il salto in una grande squadra. Io pero' non dimentico gli altri: Isla e Bendtner sono due grandi giocatori e aspetto il loro inserimento. Giovinco ci sta dando una grande mano e Lucio è una certezza, un giocatore di spessore internazionale". L'imbattibilità per Buffon è motivo di soddisfazione, ma non tanto per la statistica in sé, quanto per come è nata: "è una striscia grandiosa, se si considera che 14 mesi fa c'era un punto interrogativo sulla testa di ognuno di noi. Invece in questo lasso di tempo, dalle ceneri abbiamo costruito qualcosa di unico, perché non penso che nessuna squadra abbia mai fatto altrettanto partendo da due settimi posti".