Quando gli arbitri si scusavano. Il primo fu Lo Bello

Calcio
Concetto Lo Bello (a destra) con un giovanissimo Gianni Rivera
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20 febbraio 1972, in Milan-Juve non concesse un rigore al Milan per fallo di Morini, difensore juventino, su Bigon. La sera alla Domenica Sportiva ammise: ho sbagliato, era rigore. Non cambierà il risultato di Catania perché l'errore fa parte del gioco

Il primo a scusarsi fu Concetto Lo Bello. 20 febbraio 1972, in Milan-Juventus non concesse un rigore al Milan per fallo di Morini, rude difensore juventino, su Bigon, il papà dell'attuale direttore sportivo del Napoli. La sera, davanti alle immagini che Sassi selezionava, Vitaletti montava e Pizzul commentava per la Domenica Sportiva, l'ammissione: sì, ho sbagliato, quello era rigore.

La moviola era nata da tre anni, rivoluzionando un mondo che viveva ancora delle disegnate, le ricostruzioni delle azioni fatte da Silva, il re dei disegnatori. 40 anni dopo, ecco un'inattesa replica: Stefano Braschi, il designatore degli arbitri, colui che decide chi deve arbitrare quale partita, tende la mano al presidente che s'è sentito defraudato da una svista collettiva che a Catania ha coinvolto l'assistente Maggiani, l'arbitro di porta Rizzoli e il capo arbitro Gervasoni. "Capisco Pulvirenti, sul gol annullato al Catania contro la Juventus c'è un errore".

L'ammissione è consegnata all'Ansa nel pomeriggio della domenica, poi la sera viene ribadito alla tivù. "Lo sbaglio - dice Braschi - è dell'assistente Maggiani, uno solitamente bravo ed esperto. I primi ad essere dispiaciuti siamo noi". A nulla servì l'ammissione di lo Bello, perché il Milan perse il campionato proprio per quela vittoria mancata. Non cambierà il risultato di Catania perché l'errore fa parte del gioco. Un gioco pericoloso anche per chi vince.