Tra bianconerazzurri è sfida Italia-Resto del Mondo
CalcioIl Derby d'Italia è la partita tra una squadra dall'identità "azzurra" e un'altra dall'impronta multinazionale. Ecco il confronto tra bianconeri e nerazzurri. Con un occhio al mappamondo
Scrivi derby d'Italia, leggi Italia-Resto del Mondo. Juventus-Inter è la sfida tra una squadra dall'”anima” e dalla formazione italiana e una che ha fatto della multinazionalità un marchio. Quindici italiani su 26 nella rosa della Juventus, ventitré stranieri su 26 nel gruppo guidato da Andrea Stramaccioni, queste sono i numeri della stagione 2012-2013.
Bianconeri in formato Nazionale – Buffon, Chiellini, Pirlo.. Questo è l'asse che ha consentito alla Juventus di diventare campione d'Italia, questo è il trio che a giugno ha portato l'Italia di Cesare Prandelli alla finale (persa) dell'Europeo di Polonia-Ucraina. Una rosa, quella del ct azzurro che si componeva di sette uomini di Antonio Conte. Oltre a Buffon Pirlo e Chiellini, c'erano gli altri due difensori Barzagli e Bonucci, il centrocampista Marchisio e l'ala Giaccherini. Sei dei quali furono schierati dal ct contro la Croazia e nella semifinale contro la Germania. Un gruppo, quello dei bianconeri di Prandelli, integrato poi da vari De Ceglie, Padoin, Matri, Quagliarella, Giovinco con una formazione titolare che in questo inizio di campionato è stata composta in media da sette italiani su undici.
Vidal, Pogba e gli altri. Tanta qualità da Europa e Sudamerica– Gli stranieri del gruppo Juve sono undici. E tutti sono arrivati nelle ultime due stagioni. Nel primo anno di Conte il cileno Vidal, il montenegrino Vucinic, lo svizzero Lichtsteiner e a gennaio l'uruguaiano Caceres. Quest'estate poi sono stati acquistati il brasiliano Lucio, il danese Bendtner (ancora tutto da vedere), il cileno Isla (fermato per un lungo periodo da un infortunio), Kwadwo Asamoah e Paul Pogba, quest'ultimo la più importante sorpresa della rosa juventina. Buoni giocatori, un paio di top player. Con una caratteristica. Tutti, tranne i verdeoro Lucio e Rubinho, provengono da paesi diversi.
Inter nomen omen – Nel 1908 la società nerazzurra nacque per la scissione di un gruppo di dirigenti del Milan che erano a favore dell'utilizzo dei giocatori stranieri e dopo 104 anni l'Inter non ha rinnegato la sua filosofia. Anzi in questa stagione gli italiani in rosa sono diminuiti. Partito Thiago Motta e finiti i prestiti dei vari Poli e Palombo sono rimasti solo in tre: Andrea Ranocchia, Antonio Cassano e il secondo portiere Luca Castellazzi. Il difensore e l'attaccante insieme non arrivano a 50 presenze con la maglia azzurra.
Da Zanetti a Handanovic, dalla pampa ai Balcani – Un capitano argentino, un terzino giapponese e un trequartista olandese. Nessuna barzelletta, ma è quello che si può vedere in campo con l'Inter. Gli stranieri sono più di venti nella rosa nerazzurra e il blocco più consistente è come da tradizione quello sudamericano. Tredici giocatori, sette argentini, tre brasiliani (Juan Jesus, Jonathan e Coutinho), due uruguaiani e un colombiano (l'ex Porto Guarin). A seguire i sette europei, tra cui spiccano l'olandese Snejider, lo sloveno Handanovic, il serbo Stankovic e il difensore rumeno Chivu. E poi non manca il resto del mondo, il giapponese Nagatomo, il keniano Mariga e il nigeriano Obi. Quattro continenti, alla corte di Massimo Moratti
Bianconeri in formato Nazionale – Buffon, Chiellini, Pirlo.. Questo è l'asse che ha consentito alla Juventus di diventare campione d'Italia, questo è il trio che a giugno ha portato l'Italia di Cesare Prandelli alla finale (persa) dell'Europeo di Polonia-Ucraina. Una rosa, quella del ct azzurro che si componeva di sette uomini di Antonio Conte. Oltre a Buffon Pirlo e Chiellini, c'erano gli altri due difensori Barzagli e Bonucci, il centrocampista Marchisio e l'ala Giaccherini. Sei dei quali furono schierati dal ct contro la Croazia e nella semifinale contro la Germania. Un gruppo, quello dei bianconeri di Prandelli, integrato poi da vari De Ceglie, Padoin, Matri, Quagliarella, Giovinco con una formazione titolare che in questo inizio di campionato è stata composta in media da sette italiani su undici.
Vidal, Pogba e gli altri. Tanta qualità da Europa e Sudamerica– Gli stranieri del gruppo Juve sono undici. E tutti sono arrivati nelle ultime due stagioni. Nel primo anno di Conte il cileno Vidal, il montenegrino Vucinic, lo svizzero Lichtsteiner e a gennaio l'uruguaiano Caceres. Quest'estate poi sono stati acquistati il brasiliano Lucio, il danese Bendtner (ancora tutto da vedere), il cileno Isla (fermato per un lungo periodo da un infortunio), Kwadwo Asamoah e Paul Pogba, quest'ultimo la più importante sorpresa della rosa juventina. Buoni giocatori, un paio di top player. Con una caratteristica. Tutti, tranne i verdeoro Lucio e Rubinho, provengono da paesi diversi.
Inter nomen omen – Nel 1908 la società nerazzurra nacque per la scissione di un gruppo di dirigenti del Milan che erano a favore dell'utilizzo dei giocatori stranieri e dopo 104 anni l'Inter non ha rinnegato la sua filosofia. Anzi in questa stagione gli italiani in rosa sono diminuiti. Partito Thiago Motta e finiti i prestiti dei vari Poli e Palombo sono rimasti solo in tre: Andrea Ranocchia, Antonio Cassano e il secondo portiere Luca Castellazzi. Il difensore e l'attaccante insieme non arrivano a 50 presenze con la maglia azzurra.
Da Zanetti a Handanovic, dalla pampa ai Balcani – Un capitano argentino, un terzino giapponese e un trequartista olandese. Nessuna barzelletta, ma è quello che si può vedere in campo con l'Inter. Gli stranieri sono più di venti nella rosa nerazzurra e il blocco più consistente è come da tradizione quello sudamericano. Tredici giocatori, sette argentini, tre brasiliani (Juan Jesus, Jonathan e Coutinho), due uruguaiani e un colombiano (l'ex Porto Guarin). A seguire i sette europei, tra cui spiccano l'olandese Snejider, lo sloveno Handanovic, il serbo Stankovic e il difensore rumeno Chivu. E poi non manca il resto del mondo, il giapponese Nagatomo, il keniano Mariga e il nigeriano Obi. Quattro continenti, alla corte di Massimo Moratti