Sampdoria-Genoa, è proprio il derby della crisi

Calcio
Il tecnico sampdoriano Ciro Ferrara cerca nel suo primo derby della Lanterna di rompere il digiuno di vittorie lungo quasi 2 mesi (Getty)
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Due squadre che non vincono da più di un mese si affrontano domenica sera a Marassi. Rose stravolte, infortuni, cambi tecnici, un viaggio nel momento nero delle due formazioni di Genova

Qualche anno fa Sampdoria-Genoa era una stracittadina che valeva le coppe europee. In questa stagione il derby della Lanterna ha i tratti della sfida salvezza. Per capirlo basta leggere i numeri. In dodici giornate la Sampdoria ha totalizzato 10 punti (11 senza la penalizzazione per il calcioscommesse), Il Genoa 9. I blucerchiati non vincono dal 16 settembre (3-2 esterno contro il Pescara), i grifoni dall'0-1 dell'Olimpico contro la Lazio. Ecco la fotografia delle due crisi sotto la Lanterna.

Genoa, girandola di mercato e turbolenze societarie –
Dopo la stagione travagliata dell'anno scorso (tre allenatori e salvezza arrivata in extremis) il presidente del Genoa Enrico Preziosi ha portato avanti una campagna acquisti, simile a quella degli ultimi anni. Vendita dei pezzi pregiati ( Veloso alla Dinamo Kiev, Palacio all'Inter) acquisto di giovani stranieri semisconosciuti da valorizzare (Daniel Toszer dal Genk, l'uruguaiano Melazzi dal Danubio) e di discreti giocatori di Serie A per dare esperienza alla rosa (Canini, Juan Manuel Vargas). Il risultato è una squadra relativamente giovane, con molti elementi inesperti e qualche ottima individualità, come Ciro Immobile (insieme a Borriello l'unico acquisto di qualità) , ma che sembra essere ancora senza identità e gioco. Anche dopo il cambio di allenatore tra De Canio e Del Neri.

Al quadro tecnico si aggiunge anche la situazione societaria. Pietro Lo Monaco, voluto da Preziosi come general manager a fine maggio 2012 per ristrutturare la società, si è dimesso a inizio agosto per divergenze con il patron rossoblu e a inizio novembre Preziosi ha deciso che non confermerà per la prossima stagione  il ds Stefano Capozucca e il direttore sportivo della Primavera Mario Donatelli.

Sampdoria, delusione calciomercato – Se sulla sponda Genoa si è cambiato molto su quella doriana si è deciso di lavorare per migliorare la rosa che ha portato la squadra in Serie A, dopo una lunga ricorsa. Riscattato Eder dal Cesena, sono arrivati in prestito Maxi Lopez (dal Catania) ed Estigarribia (dal Deportivo Maldonado) , oltre agli svincolati Maresca e Simon Poulsen. La novità più importante è stata però in panchina con l'arrivo di Ciro Ferrara, ex tecnico di Juventus e della Nazionale Under 21. Il compito affidatogli dalla proprietà era quello di iniziare un progetto partendo dai giovani (come lo spagnolo Pedro Obiang e l'azzurro Roberto Soriano). Politiche opposte rispetto al Genoa ma risultato uguale. Complice il basso rendimento dei nuovi acquisti. Maxi Lopez, ora infortunato, ha segnato 3 gol nelle prime due giornate, Eder non è riuscito a essere decisivo come lo è stato in B, Simon Poulsen ha giocato poco e lo stesso Ferrara non ha dato l'impronta sperata alla Doria e non è stato capace, per ora, di cambiare marcia dopo le prime sconfitte

Genoa, crisi di gioco e d'identità –
Oltre che a una crisi di risultati, quella del Genoa, è soprattutto un "momento no" sotto il profilo del gioco. Una situazione, dovuta ai tanti volti nuovi e alla rosa impoverita, che non si è evoluta neppure con l'arrivo di Del Neri, avvenuto dopo il ko casalingo contro la Roma (2-4). Poche idee, gioco collettivo quasi nullo, prestazioni della squadra legate a doppio filo, a quelle dei singoli, Kucka a centrocampo, Jankovic, Immobile e Borriello davanti. Il modulo è cambiato più volte (4-3-1-2 e 3-5-2 per De Canio, 4-5-1, 4-4-2 di Del Neri) ma i problemi sono rimasti. Come non se n'é andato un “vizio” pericoloso. Quello di farsi rimontare, già successo 4 volte in questo scorcio di campionato.

Sampdoria, questione di mentalità– Per la squadra di Ferrara il problema è simile a quello dei "cugini". Dopo un inizio ottimo (da ricordare lo 0-1 di San Siro contro il Milan e la vittoria contro il Barcellona al Camp Nou) i blucerchiati hanno smarrito la via e non solo della vittoria. Da squadra attenta e cinica con Maxi Lopez terminale offensivo a compagine timida, disattenta e soprattutto senza un gioco definito. Il 4-3-3 di Ferrara, complice anche qualche infortunio di troppo, si è dimostrato poco efficace in fase offensiva (solo 13 gol all'attivo) e traballante in fase difensiva, dove più che errori tattici hanno fatto la mancanza di convinzione e grinta. I cambi di moduli e di uomini del tecnico dei blucerchiati non hanno inciso sul rendimento della squadra, alle prese con la peggiore striscia di sconfitte consecutive della sua storia.