Da Torrente a Bellomo, tutti i segreti del Bari dei miracoli

Calcio
Niccola Bellomo rappresenta l'estro del Bari di Torrente (Getty)
nicola_bellomo_bari_getty

B COME BARONE. Dopo 16 giornate i pugliesi, nonostante il -7 iniziale, sono a 5 punti dalla zona playoff. Gli artefici di questa meravigliosa rinascita sono tanti: dal ds Angelozzi, al capitano Caputo passando per il dg Garzelli

Fategli un applauso. A Vincenzo Torrente, l’allenatore del miracolo Gubbio e per la seconda stagione sulla panchina del San Nicola: gli hanno consegnato un gruppo di giovanotti e lui, mai una parola fuori posto, li guida con un calcio moderno, divertente, ma pure redditizio, che gli ha permesso di mettere insieme 25 punti che varrebbero il quarto posto in classifica se non fosse per il -7 di partenza.

A Guido Angelozzi, il direttore sportivo: la squadra l’ha costruita ingegnandosi tra scarti e ritagli ma pure grandi intuizioni (è proprio vero che le migliori ti vengono quanto più sei in difficoltà), come quella che lo ha portato a Francesco Fedato, ventenne della provincia di Venezia che l’anno scorso giocava a Lucca, in Eccellenza e che ha colpi da giocatore veramente importante.

A Claudio Garzelli, il direttore generale: ogni mese riesce miracolosamente a far quadrare i conti di una società, ormai di fatto abbandonata dalla famiglia Matarrese, che riesce a sopravvivere con una sorta di autogestione rigorosa ma efficace.

Sì, fategli un applauso: è il Bari di oggi. Gioca in uno stadio troppo grande e troppo vuoto, non ha uno sponsor sulla maglia, sembra essere circondato solo da brutti pensieri (le difficoltà societarie e, di conseguenza, le continue penalizzazioni, il coinvolgimento nella vicenda del calcio scommesse, la freddezza della città) eppure è lì, se la gioca, se la gioca eccome.

Grande partenza di stagione, i complimenti di tutti, gli allenamenti fatti sul lungomare per risvegliare la passione dei tifosi. Poi, un mese e mezzo fa, perdendo a Castellammare di Stabia una partita con troppe ingenuità, il Bari pareva si fosse avvitato dentro una crisetta e perdendone poi un’altra incredibilmente in casa, con l’Empoli, da 2-0 a 2-3, l’aveva trasformata in una crisona: tre sconfitte consecutive. A Lanciano i giovanotti si son rimessi a giocare come sanno, contro il Modena poi hanno bissato, cinque gol segnati e nessuno subito, crisetta e crisona alle spalle.

L’estro lo assicura Nicola Bellomo, di Bari Vecchia come Cassano (“ma io ho una testa diversa”), con il 10 sulle spalle gioca indifferentemente in mezzo o davanti. I gol li segna Francesco Caputo, per tutti Ciccio, barese di Altamura; ne ha fatti già 8, due doppiette nelle ultime due gare, vicino tanto così al suo primato personale del 08/09 quando, scovato “carneade” nel Noicattaro, in C2, ne segnò 10 nel Bari che Antonio Conte riportò in serie A. Aveva poco più di vent’anni, Caputo. Oggi, a 25, gioca con la fascia di capitano, lui “anziano” in mezzo ai ragazzini di Torrente.

Dieci giorni fa, a Lanciano, a fine partita li ha chiamati tutti e li ha portati sotto la curva dei loro tifosi e lì sono rimasti per cinque minuti buoni, quasi non volessero andarsene più. Per godersi il momento, per prendersi gli applausi. Meritatissimi.