E' stata aggiornata all'11 gennaio prossimo l'assemblea delle società della serie A che dovrà provvedere al rinnovo delle cariche a cominciare da quella del presidente
Tre scrutini dal risultato pressoché identico: nessun candidato che abbia visto da vicino il traguardo. Andrea Abodi, l'uomo del rinnovamento, ha ottenuto al massimo 11 preferenze, Ezio Maria Simonelli si è fermato a 6 mentre voti di disturbo, dispersi al fine del test odierno quelli andati al presidente uscente Maurizio Beretta, ad Andrea Agnelli, a Claudio Lotito, uno ciascuno, dispersi qui e là per i tre scrutini.
Si tratta di un risultato che in qualche modo era previsto, una lotta tra chi vorrebbe un cambiamento deciso e quanti che invece sono soddisfatti dell'opera della dirigenza Beretta, in particolare per quanto riguarda la distribuzione dei diritti televisivi e l'avvio della legge Melandri, e vogliono conservare lo status quo. Le 19 società intervenute oggi non sono riusciti a trovare una quadra. Il Cagliari di Cellino non c'era del tutto e aspetta gli eventi, un po' come il Genoa di Preziosi che in assemblea viene ma dichiara di non avere preferenze e di appoggiare il più votato. Oggi quindi dovrebbe essere stato a favore del tentativo di Abodi, più o meno apertamente appoggiato da Inter, Napoli, Juventus, Roma, Bologna, Catania, Palermo, Pescara, Siena, Udinese e ufficialmente dall'Atalanta il cui voto è stato esplicitato da Pierpaolo Marino al suo ingresso in Lega. Il risultato ha confermato quindi le previsioni: Abodi si è fermato a 11 e sembra chiaro che la sua candidatura sia tramontata. L'ex presidente della B, considerato un po' come 'un rottamatore' nella politica del calcio, non ha convinto quindi i piu' tradizionalisti e comunque quelli - come ad esempio Ghirardi del Parma - che si erano detti soddisfatti del lavoro fin qui compiuto da Maurizio Beretta. Uno schieramento questo capeggiato con forza da Claudio Lotito che non fa mistero di preferire a qualsiasi altra soluzione la riconferma di Beretta nonostante il 'doppio lavoro' del manager, dirigente anche di Unicredit.
E oggi non ha sfondato neanche il terzo uomo, Ezio Maria Simonelli, revisore dei conti per la Lega di A, indicato da Adriano Galliani come una sorta di soluzione di mediazione. Ma per Simonelli, al contrario di Abodi, la partita dovrebbe essere ancora aperta e su di lui potrebbero, fin dalla prossima elezione elettiva fissata per l'11 gennaio, convergere i voti dello schieramento che oggi ha votato Abodi. Nel caso anche questa soluzione non arrivasse a trovare i numeri sufficienti la rielezione di Maurizio Beretta sarebbe l'ultima, e a quel punto unica, soluzione in grado di poter trovare una maggioranza.
D'altra parte, secondo Massimo Mezzaroma, presidente del Siena, l'intenzione di Beretta "è quella di esplicare al meglio il suo lavoro in Unicredit". "E' triste - ha aggiunto Mezzaroma che tifava per Abodi - che 19 presidenti non siano riusciti a trovare un accordo".
Abodi: "La mia candidatura resta" - "La mia candidatura resta, perché me l'hanno chiesta le società e perché è fatta di contenuti". Andrea Abodi non si sente bocciato dall'andamento della tornata elettorale di oggi per la presidenza di Lega. "Undici voti - spiega all'Ansa - rappresentano un risultato estremamente positivo. Ho grande rispetto per chi mi ha votato ed anche per chi non lo ha fatto. La Lega ha bisogno di unità di intenti, credo ci sia spazio per aggregare consensi, sulla base dei progetti, non delle promesse. La mia candidatura - conclude Abodi - ha aggregato società molto diverse tra loro per posizione di classifica, storia e prospettive e questa caratteristica è la più qualificante della mia proposta".
Si tratta di un risultato che in qualche modo era previsto, una lotta tra chi vorrebbe un cambiamento deciso e quanti che invece sono soddisfatti dell'opera della dirigenza Beretta, in particolare per quanto riguarda la distribuzione dei diritti televisivi e l'avvio della legge Melandri, e vogliono conservare lo status quo. Le 19 società intervenute oggi non sono riusciti a trovare una quadra. Il Cagliari di Cellino non c'era del tutto e aspetta gli eventi, un po' come il Genoa di Preziosi che in assemblea viene ma dichiara di non avere preferenze e di appoggiare il più votato. Oggi quindi dovrebbe essere stato a favore del tentativo di Abodi, più o meno apertamente appoggiato da Inter, Napoli, Juventus, Roma, Bologna, Catania, Palermo, Pescara, Siena, Udinese e ufficialmente dall'Atalanta il cui voto è stato esplicitato da Pierpaolo Marino al suo ingresso in Lega. Il risultato ha confermato quindi le previsioni: Abodi si è fermato a 11 e sembra chiaro che la sua candidatura sia tramontata. L'ex presidente della B, considerato un po' come 'un rottamatore' nella politica del calcio, non ha convinto quindi i piu' tradizionalisti e comunque quelli - come ad esempio Ghirardi del Parma - che si erano detti soddisfatti del lavoro fin qui compiuto da Maurizio Beretta. Uno schieramento questo capeggiato con forza da Claudio Lotito che non fa mistero di preferire a qualsiasi altra soluzione la riconferma di Beretta nonostante il 'doppio lavoro' del manager, dirigente anche di Unicredit.
E oggi non ha sfondato neanche il terzo uomo, Ezio Maria Simonelli, revisore dei conti per la Lega di A, indicato da Adriano Galliani come una sorta di soluzione di mediazione. Ma per Simonelli, al contrario di Abodi, la partita dovrebbe essere ancora aperta e su di lui potrebbero, fin dalla prossima elezione elettiva fissata per l'11 gennaio, convergere i voti dello schieramento che oggi ha votato Abodi. Nel caso anche questa soluzione non arrivasse a trovare i numeri sufficienti la rielezione di Maurizio Beretta sarebbe l'ultima, e a quel punto unica, soluzione in grado di poter trovare una maggioranza.
D'altra parte, secondo Massimo Mezzaroma, presidente del Siena, l'intenzione di Beretta "è quella di esplicare al meglio il suo lavoro in Unicredit". "E' triste - ha aggiunto Mezzaroma che tifava per Abodi - che 19 presidenti non siano riusciti a trovare un accordo".
Abodi: "La mia candidatura resta" - "La mia candidatura resta, perché me l'hanno chiesta le società e perché è fatta di contenuti". Andrea Abodi non si sente bocciato dall'andamento della tornata elettorale di oggi per la presidenza di Lega. "Undici voti - spiega all'Ansa - rappresentano un risultato estremamente positivo. Ho grande rispetto per chi mi ha votato ed anche per chi non lo ha fatto. La Lega ha bisogno di unità di intenti, credo ci sia spazio per aggregare consensi, sulla base dei progetti, non delle promesse. La mia candidatura - conclude Abodi - ha aggregato società molto diverse tra loro per posizione di classifica, storia e prospettive e questa caratteristica è la più qualificante della mia proposta".