Il nuovo obiettivo di Ulivieri? Una panchina... in Senato

Calcio
Renzo Ulivieri, presidente dell'Assocalciatori
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L'INTERVISTA - Il presidente dell'Assoallenatori ha ottenuto 2.112 preferenze nelle primarie parlamentari di Sel in Toscana. Correrà per un seggio a Palazzo Madama: "Bisogna impegnarsi e partecipare, non restare in panca"

di Lorenzo Longhi

2.112 preferenze: Renzo Ulivieri, dopo avere fatto il pieno di voti alle primarie parlamentari di Sel, lo scorso weekend, alle elezioni del 24 febbraio correrà per un seggio al Senato. Sarà il primo allenatore italiano a farlo. Non male, per uno che, sulla scheda di presentazione agli elettori, ha scritto: "Renzo Ulivieri, anziano".

Da Renzi a Renzo, insomma. Ulivieri, perché l'ha fatto?
"La parola 'anziano' l'ho scritta perché è reale, ma anche perché ultimamente ha preso piede un'idea giovanilista che è senz'altro giusta, a patto che anche gli altri non vengano messi da parte. 'Rottamato' non è una bella parola".

Lei sarà il primo allenatore candidato a una carica elettiva in Parlamento. Perché crede l'abbiano preferita agli altri candidati del suo partito?
"L'essere conosciuto ha giocato una parte importante, ma ciò che mi fa piacere è l'essere stato considerato per quello che sono: una persona seria".

La politica per lei è?
"Passione, impegno, confronto. Aspetti che ho sempre ritenuto essere essenziali e hanno fatto parte del mio vivere. E' il noi che mi interessa, era ciò che insegnavo anche ai miei giocatori".

(L'impegno politico di Ulivieri è storia nota. Oggi è coordinatore del circolo Sel di San Miniato, dopo essere stato iscritto al Pci, ai Ds e al Pd. Perché Sel? "Sto meglio qui", dice. Poi c'è quella storia, divenuta leggenda e romanzata sino all'iperbole, del busto di Lenin in sala da pranzo che fece trasalire, un giorno, l'ex presidente del Bologna Gazzoni. Era un souvenir di un viaggio in Unione Sovietica).

Rivera e Mauro sono stati deputati. Poi, all'estero, ci sono le esperienze di Weah, Kaladze e anche Shevchenko. Ma i calciatori non sono figli del disimpegno?

"E' un luogo comune che non condivido. Chi crede che i calciatori siano ragazzi senza pensieri e idee, sbaglia. Gli esempi che lei ha fatto ne sono l'esempio".

A leggere i giornali, però, non si direbbe.
"La verità è che in certi contesti bisogna essere contenuti e misurare anche gli aggettivi. Se si sbaglia una parola, ne viene fa un titolo e, per questo, nel nostro ambiente c'è paura di mostrarsi per come si è. Ma sotto c'è sempre qualcosa".

Solo pregiudizi?
"Spesso sì. A parte che, al di sotto della Serie B, quasi tutti i calciatori hanno stipendi da persone comuni, il disincanto che si può leggere in loro è il medesimo che si legge nei nostri giovani, nei nostri figli, nei nostri nipoti. Perché questo è il tempo e queste sono le conoscenze".

(Per il meccanismo di elezione del Senato, su base regionale, Sel dovrebbe portare a Palazzo Madama uno o due toscani, stando alle proiezioni attuali. Ulivieri potrebbe avere una chance, ma c’è un’incognita: sarà Vendola a decidere i capilista in ogni regione e, nel caso di inserimenti, i candidati alle primarie potrebbero scalare. Ma al quasi 72enne presidente Aiac interessa un’altra cosa: “l’impegno”)

Al di là dei suoi tanti voti, delle primarie lei ha sottolineato l’aspetto della partecipazione.
“Un cittadino spesso viene convinto a partecipare solamente all’ascolto. Io penso appunto all’impegno: dalla panchina bisogna diventare giocatori, partecipare, smettere la tuta”.

Allenando dagli anni ’70, lei ha lavorato con centinaia di giovani in diversi periodi storici. Che cambiamenti ha notato?
“Posto che le generazioni, adesso, durano dieci anni e non più venti o trenta, di generazioni di giovani ne ho conosciute quattro. Forse c'è più individualismo e si è affievolita la volontà di partecipazione. Ma dico sempre che i valori che abbiamo, dentro, ci sono ancora: bisogna grattare e si trovano”.

Grattando grattando…
“Ecco, io penso ai valori della ricostruzione: sono ancora lì e sono sempre quelli. Ce la possiamo fare, ma siamo agli sgoccioli ed è proprio questo senso di partecipazione, di impegno, che non va disperso, per non far vincere chi non crede più”.

Ma se poi, a marzo, si trovasse in Senato, cosa le passerebbe per la testa?
“Il mio pensiero sulla Costituzione è sacro, non deve essere cambiata, ma quando è stata redatta c'era una reale necessità di salvaguardare i parlamentari. Ecco, sotto questo aspetto, penso che rinuncerei a certe garanzie, visto che ora è diverso. Mi piacerebbe che fosse l’intendimento di tutti: i parlamentari rappresentano i cittadini e proprio per questo devono essere cittadini come gli altri”.