Un tavolo per Mou, Ciro, Montella, Strama: e Ranieri paga...
CalcioIl tecnico romano del Monaco accomuna i quattro colleghi che, molto giovani, lo hanno sostituito: i 42enni Mourinho al Chelsea e Ferrara alla Juve, a 36 l'Aeroplanino a Roma e Stramaccioni all'Inter, deciso però a interrompere la dieta...
di Alfredo Corallo
Nell'incontrollata smania di ritrovare a tutti i costi qualcosa di José Mourinho nel pronti-via ribattezzato "StraMou" - la nomination tecnica andò a "dicono che abbia la stessa maniacalità nel preparare le partite", quella estetica alla disarmante evidenza del "separati alla nascita" - i nostalgici dello Special non trascurarono l'accattivante, comune precedente storico con Andrea Stramaccioni: aver sostituito, nell'occasione, il medesimo allenatore, Claudio Ranieri. Il portoghese gli aveva "pizzicato" la panchina del Chelsea nel 2004 vincendo due Premier e coppe a volontà, ora il giovane tecnico romano ne seguiva le orme rivelando definitivamente le stigmate del predestinato.
Una rondine... - E' trascorso quasi un anno da quel 27 marzo 2012 e Strama ha ripetuto talmente tante volte di quanto il paragone fosse azzardato, anzi, "Ridicolo, perché lui ha fatto la storia del calcio, mentre io..." che qualcuno ha cominciato a prenderlo sul serio. Così, la vittoria nel derby, l'exploit in casa della Juve, il record di dieci vittorie consecutive in trasferta sono naufragati miseramente in una sfilza di "te l'avevo detto": che era troppo giovane, doveva andare a farsi le ossa in B/rimanere ancora un anno con la Primavera; Mou è di un altro pianeta, eccetera, eccetera, eccetera.
Ciò non toglie che, nonostante la crisi di risultati - figlia anche degli infortuni che ne hanno obiettivamente condizionato il cammino ingenerando umane confusioni tattiche e di gestione - l'Inter sia ancora a tre punti dal terzo posto, in corsa per l'Europa League e la Coppa Italia (il tutto con i "resti" del triplete e senza i Terry, Lampard, Robben e Drogba di quel Chelsea, oltre che priva di un Cristiano Ronaldo qualunque...).
Famo a' la romana? - "L'allenatore è come il marito, sempre l'ultimo a sape' certe cose...". Passo indietro, febbraio 2011. Nella migliore tradizione satirica romanesca Sor Claudio si congedò, virtualmente - le dimissioni arriveranno quattro giorni più tardi a Genova - addolcendo con una battuta l'imminente atterraggio in picchiata di Vincenzino Montella dritto dritto sulla sua capoccia. Era la vigilia di Roma-Shakhtar, andata degli ottavi di Champions, l'ultima chance per l'allenatore di Testaccio che l'anno prima s'era visto sfilare lo scudetto dall'Inter dei cannibali, beneficiaria di una "mandrakata" della Samp di Pazzini-Cassano all'Olimpico. Sconfitto in casa dagli ucraini Ranieri ottiene l'ennesimo ticket da Rosella Sensi per la trasferta di Marassi: ma in vantaggio di tre reti Totti e compagni riusciranno nell'impresa di perdere 4-3.
Lo scontrino alla cassa - L'Aeroplanino, sbalzato dai Giovanissimi ai big era chiamato a riprendere la rotta e condurre i giallorossi al quarto posto, missione fallita di tre balordissimi punti, sufficienti, tuttavia, per non meritarsi la conferma (al contrario di quello che successe a Ciro Ferrara alla Juventus nel 2009, pena l'esonero nel gennaio successivo).
Adesso Montella allena la Fiorentina e confeziona il calcio più bello del campionato, l'esperienza a Catania ne ha esaltato il talento. Il prescelto Luis Enrique s'è ridato al tiki-taka col triathlon e Zeman sfumacchia davanti alla tivù (Ferrara, lasciata l'Under 21 per la Sampdoria, dovrà reinventarsi un personaggio). E, l'agée Ranierì, seppur criticato per i metodi troppo rudi e antiquati dai parvenu del Monacò ("Vincete o v'ammazzo!") viaggia in prima classe nella Ligue 2. Ammoniva Trilussa: "Certi capretti dissero a un caprone: che belle corna! Nun se so' mai viste! Perché te so' cresciute a tortijone?". "Questo è un affare che saprete poi - disse er Caprone - ché, se Iddio v'assiste, diventerete becchi pure voi...".
Nell'incontrollata smania di ritrovare a tutti i costi qualcosa di José Mourinho nel pronti-via ribattezzato "StraMou" - la nomination tecnica andò a "dicono che abbia la stessa maniacalità nel preparare le partite", quella estetica alla disarmante evidenza del "separati alla nascita" - i nostalgici dello Special non trascurarono l'accattivante, comune precedente storico con Andrea Stramaccioni: aver sostituito, nell'occasione, il medesimo allenatore, Claudio Ranieri. Il portoghese gli aveva "pizzicato" la panchina del Chelsea nel 2004 vincendo due Premier e coppe a volontà, ora il giovane tecnico romano ne seguiva le orme rivelando definitivamente le stigmate del predestinato.
Una rondine... - E' trascorso quasi un anno da quel 27 marzo 2012 e Strama ha ripetuto talmente tante volte di quanto il paragone fosse azzardato, anzi, "Ridicolo, perché lui ha fatto la storia del calcio, mentre io..." che qualcuno ha cominciato a prenderlo sul serio. Così, la vittoria nel derby, l'exploit in casa della Juve, il record di dieci vittorie consecutive in trasferta sono naufragati miseramente in una sfilza di "te l'avevo detto": che era troppo giovane, doveva andare a farsi le ossa in B/rimanere ancora un anno con la Primavera; Mou è di un altro pianeta, eccetera, eccetera, eccetera.
Ciò non toglie che, nonostante la crisi di risultati - figlia anche degli infortuni che ne hanno obiettivamente condizionato il cammino ingenerando umane confusioni tattiche e di gestione - l'Inter sia ancora a tre punti dal terzo posto, in corsa per l'Europa League e la Coppa Italia (il tutto con i "resti" del triplete e senza i Terry, Lampard, Robben e Drogba di quel Chelsea, oltre che priva di un Cristiano Ronaldo qualunque...).
Famo a' la romana? - "L'allenatore è come il marito, sempre l'ultimo a sape' certe cose...". Passo indietro, febbraio 2011. Nella migliore tradizione satirica romanesca Sor Claudio si congedò, virtualmente - le dimissioni arriveranno quattro giorni più tardi a Genova - addolcendo con una battuta l'imminente atterraggio in picchiata di Vincenzino Montella dritto dritto sulla sua capoccia. Era la vigilia di Roma-Shakhtar, andata degli ottavi di Champions, l'ultima chance per l'allenatore di Testaccio che l'anno prima s'era visto sfilare lo scudetto dall'Inter dei cannibali, beneficiaria di una "mandrakata" della Samp di Pazzini-Cassano all'Olimpico. Sconfitto in casa dagli ucraini Ranieri ottiene l'ennesimo ticket da Rosella Sensi per la trasferta di Marassi: ma in vantaggio di tre reti Totti e compagni riusciranno nell'impresa di perdere 4-3.
Lo scontrino alla cassa - L'Aeroplanino, sbalzato dai Giovanissimi ai big era chiamato a riprendere la rotta e condurre i giallorossi al quarto posto, missione fallita di tre balordissimi punti, sufficienti, tuttavia, per non meritarsi la conferma (al contrario di quello che successe a Ciro Ferrara alla Juventus nel 2009, pena l'esonero nel gennaio successivo).
Adesso Montella allena la Fiorentina e confeziona il calcio più bello del campionato, l'esperienza a Catania ne ha esaltato il talento. Il prescelto Luis Enrique s'è ridato al tiki-taka col triathlon e Zeman sfumacchia davanti alla tivù (Ferrara, lasciata l'Under 21 per la Sampdoria, dovrà reinventarsi un personaggio). E, l'agée Ranierì, seppur criticato per i metodi troppo rudi e antiquati dai parvenu del Monacò ("Vincete o v'ammazzo!") viaggia in prima classe nella Ligue 2. Ammoniva Trilussa: "Certi capretti dissero a un caprone: che belle corna! Nun se so' mai viste! Perché te so' cresciute a tortijone?". "Questo è un affare che saprete poi - disse er Caprone - ché, se Iddio v'assiste, diventerete becchi pure voi...".