Derby & urne, i brividi di un unico precedente italiano
CalcioLa buona condizione della squadra e la vittoria contro il Barcellona sono tutti segnali positivi per il Milan. Ma il 24 febbraio è anche giorno di elezioni. Come accadde nel maggio 2001. E stavolta?
di Roberto Brambilla
“Undici maggio 2001, questa data non la scorda più nessuno”. Così la curva del Milan ricorda ai tifosi dell'Inter uno dei derby più catastrofici della storia nerazzurra. Uno 0-6 che non è stato unico solo per il punteggio. Ma per essere stata l'unica stracittadina giocata in concomitanza delle elezioni politiche. Fino a quello di stasera.
Un venerdì da incubo ( o da sogno) – Una partita che cancella una stagione opaca. O la rende ancora più nera. L'11 maggio 2011, venerdì per evitare la coincidenza precisa con le urne, per la 30a giornata di Serie A in campo ci sono un Milan e un Inter assai lontani dalla vetta della classifica. A guidare le milanesi un trio di tecnici "subentrati" (i nerazzurri Marco Tardelli, i rossoneri la coppia Cesare Maldini-Tassotti) che schierano due formazioni tutt'altro che stellari. Ci sono sì Zanetti e Paolo Maldini, ma anche Gresko, Farinos da una parte, Roque Junior e Comandini dall'altra. E proprio l'attaccante romagnolo diventa l'eroe della partita. Segnando due reti nei primi venti minuti e aprendo la strada alla goleada. Due gol di Shevchenko nella ripresa, insieme alla punizione di Giunti e all'incursione di Serginho fissano il risultato sullo 0-6 finale. La più larga vittoria di sempre in un derby che non valse al club di via Turati né il quarto posto, valido per la Champions League, né il sorpasso sull'Inter che concluse il campionato al quinto posto, una posizione davanti ai cugini.
Urne e pallone – Se per il Milan il 2000-2001 fu una stagione tutt'altro che memorabile (eccetto il derby), per Silvio Berlusconi fu il trampolino di lancio per Palazzo Chigi. Fu una lunga campagna elettorale, un'"offensiva mediatica" che passò per il "contratto con gli italiani", firmato sulla scrivania di ciliegio di Bruno Vespa ma anche per il Milan. Con l'esonero in diretta televisiva del tecnico Alberto Zaccheroni dopo l'eliminazione contro il Deportivo La Coruna (“La merce è buona, ma dipende da chi la lavora”) nel marzo 2001 e per l'annuncio di rinforzi per la boccheggiante rosa rossonera. In estate arrivarono Rui Costa e Inzaghi, insieme a un semisconosciuto Andrea Pirlo. Alle urne la Casa delle Libertà conquistò un'ampia maggioranza. Nel gennaio 2013 in piena rincorsa elettorale il leader del Pdl ha acquistato Mario Balotelli dal Manchester City, il derby si gioca il giorno delle elezioni. Che gli interisti (e gli elettori del centrosinistra) facciano gli scongiuri.
“Undici maggio 2001, questa data non la scorda più nessuno”. Così la curva del Milan ricorda ai tifosi dell'Inter uno dei derby più catastrofici della storia nerazzurra. Uno 0-6 che non è stato unico solo per il punteggio. Ma per essere stata l'unica stracittadina giocata in concomitanza delle elezioni politiche. Fino a quello di stasera.
Un venerdì da incubo ( o da sogno) – Una partita che cancella una stagione opaca. O la rende ancora più nera. L'11 maggio 2011, venerdì per evitare la coincidenza precisa con le urne, per la 30a giornata di Serie A in campo ci sono un Milan e un Inter assai lontani dalla vetta della classifica. A guidare le milanesi un trio di tecnici "subentrati" (i nerazzurri Marco Tardelli, i rossoneri la coppia Cesare Maldini-Tassotti) che schierano due formazioni tutt'altro che stellari. Ci sono sì Zanetti e Paolo Maldini, ma anche Gresko, Farinos da una parte, Roque Junior e Comandini dall'altra. E proprio l'attaccante romagnolo diventa l'eroe della partita. Segnando due reti nei primi venti minuti e aprendo la strada alla goleada. Due gol di Shevchenko nella ripresa, insieme alla punizione di Giunti e all'incursione di Serginho fissano il risultato sullo 0-6 finale. La più larga vittoria di sempre in un derby che non valse al club di via Turati né il quarto posto, valido per la Champions League, né il sorpasso sull'Inter che concluse il campionato al quinto posto, una posizione davanti ai cugini.
Urne e pallone – Se per il Milan il 2000-2001 fu una stagione tutt'altro che memorabile (eccetto il derby), per Silvio Berlusconi fu il trampolino di lancio per Palazzo Chigi. Fu una lunga campagna elettorale, un'"offensiva mediatica" che passò per il "contratto con gli italiani", firmato sulla scrivania di ciliegio di Bruno Vespa ma anche per il Milan. Con l'esonero in diretta televisiva del tecnico Alberto Zaccheroni dopo l'eliminazione contro il Deportivo La Coruna (“La merce è buona, ma dipende da chi la lavora”) nel marzo 2001 e per l'annuncio di rinforzi per la boccheggiante rosa rossonera. In estate arrivarono Rui Costa e Inzaghi, insieme a un semisconosciuto Andrea Pirlo. Alle urne la Casa delle Libertà conquistò un'ampia maggioranza. Nel gennaio 2013 in piena rincorsa elettorale il leader del Pdl ha acquistato Mario Balotelli dal Manchester City, il derby si gioca il giorno delle elezioni. Che gli interisti (e gli elettori del centrosinistra) facciano gli scongiuri.