Inter-Juventus, un girone dopo e l'illusione dell'andata
CalcioSono passati 5 mesi dal derby d'Italia dello Juventus Stadium. I nerazzurri diedero l'impressione di poter lottare per lo scudetto ma ora sono il lizza solo per l'Europa. I bianconeri proseguono la marcia in vetta. Cosa è cambiato da quel 3 novembre?
di Augusto De Bartolo
Nessuno lo avrebbe immaginato dopo quella partita, un'autentica illusione a guardarla col senno di poi. La Juve lanciata verso la conquista del secondo scudetto consecutivo, l'Inter a rincorrere un posto in Europa. Ma il Derby d'Italia si riveste di prestigio indipendentemente dall'obiettivo di classifica. Molte, troppe cose sono cambiate da quel 3 novembre quando una doppietta di Milito e la singola di Palacio sembrarono aprire le prime crepe nella consapevolezza bianconera. Non è stato così.
Rewind - L'1-3 dell'andata non soltanto costò ai bianconeri l'imbattibilità dello Juventus Stadium ma permise ai nerazzurri di portarsi a un solo punto dalla Juve capolista: 28 contro 27 con un campionato tutto da giocare e l'inerzia dell'entusiasmo a favore dell'Inter.
Sopra la panca - Quel risultato fu il punto più alto raggiunto da Andrea Stramaccioni quanto a gestione del gruppo, scelte tattiche e gioco mostrato in campo. Attaccò la Juve con coraggio e indovinò la mossa giusta con l'ingresso di Guarin al posto di Cassano. Si sbilanciò persino Moratti ammettendo: "Questo è proprio bravo". Sponda bianconera in panchina non c'era Antonio Conte, ancora alle prese con la squalifica. Angelo Alessio non riuscì a contrastare la bravura nerazzurra.
Il modulo - Era il momento della difesa a tre per l'Inter, un girone dopo le cose sono cambiate: Stramaccioni vive un periodo di involuzione che lo ha portato spesso a sbagliare le scelte di inizio gara. La difesa ora è a quattro e non garantisce grande copertura. Con Conte alla guida della squadra, la Juve ha ritrovato fame oltre che una certa solidità difensiva continuando a percorrere la strada del 3-5-2, alternando le pedine a sua disposizione in tutti i ruoli.
Rinforzi - Peluso più decisivo di Kovacic. Movimenti di mercato indovinati per la Juve con il difensore prelevato dall'Atalanta risultato utilissimo non solo in fase difensiva ma anche in quella offensiva: suo il gol del pari con la Lazio. Il giovane Mateo, invece, fatica ancora ad inserirsi. Anelka, Kuzmanovic e Schelotto per ora sono solo comparse anche se "El Galgo" ha trovato il gol del pari nel derby con il Milan ma frutto più del caso che di una certa insistenza in fase offensiva.
I numeri - Dalla gara di Torino l'Inter ha vinto soltanto 5 volte contro le 11 della Juventus e le sproporzioni tra gol fatti e gol subiti si sono notevolmente allargate. Una sola rete di differenza tra le due all'11.a per quanto riguarda i gol fatti (23 a 22), due sole marcature in più subite dai nerazzurri (8 a 10). Oggi la statistica premia i bianconeri con un +13 nelle reti realizzate e penalizza i nerazzurri con un +19 in quelle incassate.
Le certezze - Perso Milito, Stramaccioni si affida ad Handanovic che in più di qualche circostanza ha salvato la sua squadra. In attesa di Kovacic, Guarin resta l'elemento chiave per dare imprevedibilità alla manovra e Palacio sembra il più affidabile in fatto di gol. Se per Conte l'annosa questione del bomber capace di risolvere la gara negli ultimi 16 metri resta irrisolta, Pirlo per qualità di gioco e Marchisio per le incursioni, più la solidità difensiva restano le caratteristiche migliori mostrate dalla Juve di questa stagione.
La vittoria dell'andata coincise, per l'Inter, con l'inizio di una parabola discendente con picchi bassissimi. Inspiegabile? Troppe energie psico-fisiche bruciate per la singola gara o una sorta di superbia derivata dal risultato acquisito e mai debellata? Non è dato saperlo, se così fosse, paradossalmente, per i nerazzurri sarebbe apprezzabile anche una sconfitta a patto che nelle successive nove partite (compreso il recupero con la Samp), la tendenza che ha caretterizzato il post derby d'Italia dello Juventus Stadium venga invertita.
Nessuno lo avrebbe immaginato dopo quella partita, un'autentica illusione a guardarla col senno di poi. La Juve lanciata verso la conquista del secondo scudetto consecutivo, l'Inter a rincorrere un posto in Europa. Ma il Derby d'Italia si riveste di prestigio indipendentemente dall'obiettivo di classifica. Molte, troppe cose sono cambiate da quel 3 novembre quando una doppietta di Milito e la singola di Palacio sembrarono aprire le prime crepe nella consapevolezza bianconera. Non è stato così.
Rewind - L'1-3 dell'andata non soltanto costò ai bianconeri l'imbattibilità dello Juventus Stadium ma permise ai nerazzurri di portarsi a un solo punto dalla Juve capolista: 28 contro 27 con un campionato tutto da giocare e l'inerzia dell'entusiasmo a favore dell'Inter.
Sopra la panca - Quel risultato fu il punto più alto raggiunto da Andrea Stramaccioni quanto a gestione del gruppo, scelte tattiche e gioco mostrato in campo. Attaccò la Juve con coraggio e indovinò la mossa giusta con l'ingresso di Guarin al posto di Cassano. Si sbilanciò persino Moratti ammettendo: "Questo è proprio bravo". Sponda bianconera in panchina non c'era Antonio Conte, ancora alle prese con la squalifica. Angelo Alessio non riuscì a contrastare la bravura nerazzurra.
Il modulo - Era il momento della difesa a tre per l'Inter, un girone dopo le cose sono cambiate: Stramaccioni vive un periodo di involuzione che lo ha portato spesso a sbagliare le scelte di inizio gara. La difesa ora è a quattro e non garantisce grande copertura. Con Conte alla guida della squadra, la Juve ha ritrovato fame oltre che una certa solidità difensiva continuando a percorrere la strada del 3-5-2, alternando le pedine a sua disposizione in tutti i ruoli.
Rinforzi - Peluso più decisivo di Kovacic. Movimenti di mercato indovinati per la Juve con il difensore prelevato dall'Atalanta risultato utilissimo non solo in fase difensiva ma anche in quella offensiva: suo il gol del pari con la Lazio. Il giovane Mateo, invece, fatica ancora ad inserirsi. Anelka, Kuzmanovic e Schelotto per ora sono solo comparse anche se "El Galgo" ha trovato il gol del pari nel derby con il Milan ma frutto più del caso che di una certa insistenza in fase offensiva.
I numeri - Dalla gara di Torino l'Inter ha vinto soltanto 5 volte contro le 11 della Juventus e le sproporzioni tra gol fatti e gol subiti si sono notevolmente allargate. Una sola rete di differenza tra le due all'11.a per quanto riguarda i gol fatti (23 a 22), due sole marcature in più subite dai nerazzurri (8 a 10). Oggi la statistica premia i bianconeri con un +13 nelle reti realizzate e penalizza i nerazzurri con un +19 in quelle incassate.
Le certezze - Perso Milito, Stramaccioni si affida ad Handanovic che in più di qualche circostanza ha salvato la sua squadra. In attesa di Kovacic, Guarin resta l'elemento chiave per dare imprevedibilità alla manovra e Palacio sembra il più affidabile in fatto di gol. Se per Conte l'annosa questione del bomber capace di risolvere la gara negli ultimi 16 metri resta irrisolta, Pirlo per qualità di gioco e Marchisio per le incursioni, più la solidità difensiva restano le caratteristiche migliori mostrate dalla Juve di questa stagione.
La vittoria dell'andata coincise, per l'Inter, con l'inizio di una parabola discendente con picchi bassissimi. Inspiegabile? Troppe energie psico-fisiche bruciate per la singola gara o una sorta di superbia derivata dal risultato acquisito e mai debellata? Non è dato saperlo, se così fosse, paradossalmente, per i nerazzurri sarebbe apprezzabile anche una sconfitta a patto che nelle successive nove partite (compreso il recupero con la Samp), la tendenza che ha caretterizzato il post derby d'Italia dello Juventus Stadium venga invertita.