All'ultimo stadio: dagli esili forzati agli addii polemici
CalcioIl caso Is Arenas riporta in agenda il problema degli impianti italiani, dal Cagliari che non trova pace al Sassuolo che gioca da anni fuori casa, sino a Italia '90. E la Juventus, prima dello Stadium, un giorno venne "sfrattata" anche dagli U2
di Lorenzo Longhi
Smontato e rimontato, manco fosse un mobile dell'Ikea. Accada quel che accada, il caso dello stadio Is Arenas ha rilanciato la polemica sugli stadi, che in Italia risorge ad intervalli regolari ma resta lettera morta quando si tratta di decidere davvero. Il Cagliari emigrerà probabilmente al Rocco di Trieste, dove già giocò le ultime gare della scorsa stagione, ma in questo campionato è stato già "padrone di casa" anche a Parma (contro la Juventus) e in un Is Arenas aperto e chiuso in tutte le possibili delclinazioni. Dall'addio al Sant'Elia, il Cagliari di fatto non ha una casa che possa considerare sua.
Un esilio più o meno forzato, dunque, è quello che spetta ai rossoblù. Ma c'è una società - l'unica ad avere in Italia uno stadio di proprietà - che, prima di costruirsi l'impianto, ad intervalli irregolari ha lasciato la sua città e minacciato di andarsene per sempre. E' la Juventus, ovviamente, che spesso ha scelto di emigrare per gare one shot, negli anni in cui premeva per lasciare il Delle Alpi. Scelse Milano per il ritorno della finale Uefa del '95, Palermo per il ritorno di Supercoppa Europea con il Psg nel 1997, Cesena per alcune gare di Coppa Italia e Intertoto. Poi una volta, nel 2010, anche a Modena, per una gara di Europa League con lo Shamrock Rovers. Lì, però, fu... colpa di Bono: gli U2 avrebbero dovuto suonare all'Olimpico di Torino in quei giorni, e il Comune scelse di dare la precedenza alla musica.
Già, l'Emilia. Proprio gli stadi emiliani, in questi giorni, sono al centro di un intrigo: il Sassuolo che comanda la Serie B gioca infatti al Braglia di Modena, dal momento che il Ricci di Sassuolo non è a norma. E' un po' la situazione che, alcuni anni or sono, viveva il Cittadella, costretto ad emigrare prima all'Euganeo di Padova, quindi al Tenni di Treviso prima della messa a norma del Tombolato. La differenza con la situazione attuale dei neroverdi è che, al momento, non sono in programma lavori di messa a norma del Ricci, così il Sassuolo in A sta cercando una casa meno costosa rispetto al Braglia, e così si parla di un trasferimento a Reggio Emilia, all'ex Giglio che oggi si chiama Città del Tricolore e che recentemente ha ospitato per oltre un anno il Carpi, altra modenese obbligata all'esilio per i lavori sul proprio impianto.
Un anno lontano da casa, nel 1989-90 in occasione della ristrutturazione dell'Olimpico, lo vissero anche Roma e Lazio, che utilizzarono il Flaminio "cacciando" di fatto la Lodigiani, che si trasferì nel quartiere San Basilio per giocare al Francesca Gianni. Per lo stesso motivo, ovvero gli ammodernamenti per Italia '90, il Palermo giocò quella stagione a Trapani e la Fiorentina si vide costretta ad emigrare a Perugia per alcune gare di campionato e Coppa Uefa.
C'è poi il caso del Chievo, che al Bentegodi ha traslocato ormai dal 1986, da quando cioè ha iniziato la sua storia fra i professionisti. Uno stadio che sente suo sino ad un certo punto. Prima giocava al Bottagisio, campo parrocchiale sul quale oggi svolge il primo allenamento di ogni stagione. Ma è solo una tradizione per non dimenticare le origini.
Smontato e rimontato, manco fosse un mobile dell'Ikea. Accada quel che accada, il caso dello stadio Is Arenas ha rilanciato la polemica sugli stadi, che in Italia risorge ad intervalli regolari ma resta lettera morta quando si tratta di decidere davvero. Il Cagliari emigrerà probabilmente al Rocco di Trieste, dove già giocò le ultime gare della scorsa stagione, ma in questo campionato è stato già "padrone di casa" anche a Parma (contro la Juventus) e in un Is Arenas aperto e chiuso in tutte le possibili delclinazioni. Dall'addio al Sant'Elia, il Cagliari di fatto non ha una casa che possa considerare sua.
Un esilio più o meno forzato, dunque, è quello che spetta ai rossoblù. Ma c'è una società - l'unica ad avere in Italia uno stadio di proprietà - che, prima di costruirsi l'impianto, ad intervalli irregolari ha lasciato la sua città e minacciato di andarsene per sempre. E' la Juventus, ovviamente, che spesso ha scelto di emigrare per gare one shot, negli anni in cui premeva per lasciare il Delle Alpi. Scelse Milano per il ritorno della finale Uefa del '95, Palermo per il ritorno di Supercoppa Europea con il Psg nel 1997, Cesena per alcune gare di Coppa Italia e Intertoto. Poi una volta, nel 2010, anche a Modena, per una gara di Europa League con lo Shamrock Rovers. Lì, però, fu... colpa di Bono: gli U2 avrebbero dovuto suonare all'Olimpico di Torino in quei giorni, e il Comune scelse di dare la precedenza alla musica.
Già, l'Emilia. Proprio gli stadi emiliani, in questi giorni, sono al centro di un intrigo: il Sassuolo che comanda la Serie B gioca infatti al Braglia di Modena, dal momento che il Ricci di Sassuolo non è a norma. E' un po' la situazione che, alcuni anni or sono, viveva il Cittadella, costretto ad emigrare prima all'Euganeo di Padova, quindi al Tenni di Treviso prima della messa a norma del Tombolato. La differenza con la situazione attuale dei neroverdi è che, al momento, non sono in programma lavori di messa a norma del Ricci, così il Sassuolo in A sta cercando una casa meno costosa rispetto al Braglia, e così si parla di un trasferimento a Reggio Emilia, all'ex Giglio che oggi si chiama Città del Tricolore e che recentemente ha ospitato per oltre un anno il Carpi, altra modenese obbligata all'esilio per i lavori sul proprio impianto.
Un anno lontano da casa, nel 1989-90 in occasione della ristrutturazione dell'Olimpico, lo vissero anche Roma e Lazio, che utilizzarono il Flaminio "cacciando" di fatto la Lodigiani, che si trasferì nel quartiere San Basilio per giocare al Francesca Gianni. Per lo stesso motivo, ovvero gli ammodernamenti per Italia '90, il Palermo giocò quella stagione a Trapani e la Fiorentina si vide costretta ad emigrare a Perugia per alcune gare di campionato e Coppa Uefa.
C'è poi il caso del Chievo, che al Bentegodi ha traslocato ormai dal 1986, da quando cioè ha iniziato la sua storia fra i professionisti. Uno stadio che sente suo sino ad un certo punto. Prima giocava al Bottagisio, campo parrocchiale sul quale oggi svolge il primo allenamento di ogni stagione. Ma è solo una tradizione per non dimenticare le origini.