Dopo il 25 aprile, il primo campionato dell'Italia liberata
CalcioMilan, non più Milano; Inter, non più Ambrosiana; Juventus-Torino partita di cartello: in un Paese in cui nemmeno la guerra aveva fermato il pallone, il calcio rinasce il 14 ottobre 1945 sotto le stelle di Mazzola, Piola, Biavati, Amadei e Puricelli
di Lorenzo Longhi
"Comincia il Campionato. La cosa più desiderata dagli sportivi. Se ne parlava, come di un sogno, al tempo dell'occupazione tedesca. Poter assistere ancora ad un vero campionato italiano! Ora ci siamo". E' domenica 14 ottobre 1945 e con queste righe La Nuova Stampa, a pagina 2 - le pagine totali erano 2, allora - annunciava l'inizio del primo campionato dell'Italia liberata. Divisione Nazionale 1945-46, subito in campo Juventus-Torino, alla prima giornata, ed ecco il ritorno di Genoa, Inter, Milan e Pro Livorno; non più Genova 1893, Ambrosiana, Milano e Livorno; mentre Andrea Doria e Sampierdarenese cancellano la fusione imposta loro dal Regime e si iscrivono al campionato come società distinte, come accadeva prima del 1927; non più stadi Mussolini o Littoriale ma Comunale, al massimo. Damnatio memoriae sul fascismo e il calcio può finalmente tornare, come ulteriore segnale di rinascita.
Il pallone, per la verità, non aveva mai smesso di rotolare e, sebbene l'ultima giornata vera e propria della Serie A si fosse disputata il 25 aprile 1943, nel 1944 la Federazione, o meglio quel che ne era allora, aveva organizzato il Campionato dell'Alta Italia, torneo piuttosto singolare con i calciatori liberi di accasarsi ove possibile pur appartenendo ad altri club - Piola giocò proprio con i granata - e vinto dal 42° Corpo dei Vigili del Fuoco di La Spezia. Passò alla storia come il campionato di guerra, ma fra l'Armistizio e la Liberazione si disputarono anche alcuni tornei regionali nel Lazio (due edizioni del Campionato romano di guerra), Puglia, Sicilia, Campania, Toscana e Lombardia.
Nulla a che vedere, comunque, con la Divisione Nazionale 1945-46. Motivi che oggi definiremmo logistici, ovvero la distruzione di buona parte dei collegamenti fra il nord e il resto della penisola, convinsero i dirigenti di allora a suddividere il torneo in due gruppi distinti anche come leghe di riferimento, Alta Italia e Centro Sud, con un girone finale da disputarsi fra le migliori quattro di ogni gruppo. Il Torino vinse quello settentrionale davanti all'Inter, Napoli e Bari a pari merito quello centro-meridionale e, a completare il quadro delle otto partecipanti al girone finale, furono Juventus, Milan, Pro Livono e Roma.
E' il Torino di Valentino Mazzola e Gabetto, Grezar e Castigliano, Bacigalupo e Loik, quello che ne fa 7, nel girone finale, a Napoli e Roma, addirittura 9 al Livorno. Nella Juventus brilla la stella del 31enne Silvio Piola, Amadeo Amadei trascina la Roma e Carlo Barbieri il Napoli, Hector Puricelli segna per il Milan e Amedeo Biavati - il doppio passo per antonomasia - fa gioire i tifosi del Bologna. Il tricolore va ai granata, davanti alla Juventus, per quello che verrà ricordato come il primo scudetto del Grande Torino, l'ultimo prima del ritorno della Serie A a girone unico. Ma, soprattutto, il primo dell'Italia liberata.
"Comincia il Campionato. La cosa più desiderata dagli sportivi. Se ne parlava, come di un sogno, al tempo dell'occupazione tedesca. Poter assistere ancora ad un vero campionato italiano! Ora ci siamo". E' domenica 14 ottobre 1945 e con queste righe La Nuova Stampa, a pagina 2 - le pagine totali erano 2, allora - annunciava l'inizio del primo campionato dell'Italia liberata. Divisione Nazionale 1945-46, subito in campo Juventus-Torino, alla prima giornata, ed ecco il ritorno di Genoa, Inter, Milan e Pro Livorno; non più Genova 1893, Ambrosiana, Milano e Livorno; mentre Andrea Doria e Sampierdarenese cancellano la fusione imposta loro dal Regime e si iscrivono al campionato come società distinte, come accadeva prima del 1927; non più stadi Mussolini o Littoriale ma Comunale, al massimo. Damnatio memoriae sul fascismo e il calcio può finalmente tornare, come ulteriore segnale di rinascita.
Il pallone, per la verità, non aveva mai smesso di rotolare e, sebbene l'ultima giornata vera e propria della Serie A si fosse disputata il 25 aprile 1943, nel 1944 la Federazione, o meglio quel che ne era allora, aveva organizzato il Campionato dell'Alta Italia, torneo piuttosto singolare con i calciatori liberi di accasarsi ove possibile pur appartenendo ad altri club - Piola giocò proprio con i granata - e vinto dal 42° Corpo dei Vigili del Fuoco di La Spezia. Passò alla storia come il campionato di guerra, ma fra l'Armistizio e la Liberazione si disputarono anche alcuni tornei regionali nel Lazio (due edizioni del Campionato romano di guerra), Puglia, Sicilia, Campania, Toscana e Lombardia.
Nulla a che vedere, comunque, con la Divisione Nazionale 1945-46. Motivi che oggi definiremmo logistici, ovvero la distruzione di buona parte dei collegamenti fra il nord e il resto della penisola, convinsero i dirigenti di allora a suddividere il torneo in due gruppi distinti anche come leghe di riferimento, Alta Italia e Centro Sud, con un girone finale da disputarsi fra le migliori quattro di ogni gruppo. Il Torino vinse quello settentrionale davanti all'Inter, Napoli e Bari a pari merito quello centro-meridionale e, a completare il quadro delle otto partecipanti al girone finale, furono Juventus, Milan, Pro Livono e Roma.
E' il Torino di Valentino Mazzola e Gabetto, Grezar e Castigliano, Bacigalupo e Loik, quello che ne fa 7, nel girone finale, a Napoli e Roma, addirittura 9 al Livorno. Nella Juventus brilla la stella del 31enne Silvio Piola, Amadeo Amadei trascina la Roma e Carlo Barbieri il Napoli, Hector Puricelli segna per il Milan e Amedeo Biavati - il doppio passo per antonomasia - fa gioire i tifosi del Bologna. Il tricolore va ai granata, davanti alla Juventus, per quello che verrà ricordato come il primo scudetto del Grande Torino, l'ultimo prima del ritorno della Serie A a girone unico. Ma, soprattutto, il primo dell'Italia liberata.