Squinzi, festa grande: 70 anni e il suo Sassuolo in A

Calcio
Giorgio Squinzi, presidente del Gruppo Mapei e di Confindustria, è il proprietario del Sassuolo

Patron del club emiliano e presidente di Confindustria, festeggia in un colpo solo compleanno e promozione. Nel 2004, quando divenne azionista di maggioranza, in C2, aveva già questo obiettivo per i neroverdi. I trionfi nel ciclismo, ora il calcio

di Lorenzo Longhi

La cover dell'Iphone è a strisce rosse e nere, al centro il logo del Milan. Impossibile fraintendere. Ma l'uomo che risponde a quel cellulare non è un tifoso qualunque: è uno degli sponsor della Nazionale e dei partner della Juventus, è fra gli uomini che hanno fatto la storia del ciclismo e, non ultimo, è il presidente di Confindustria. Giorgio Squinzi, oggi, è anche l'azionista di maggioranza di una squadra di Serie A, non il Milan ma il Sassuolo, che ha appena raggiunto la sua prima promozione nella massima divisione italiana nei suoi 91 anni di storia.

Più che favola, un obiettivo raggiunto. Chi conosce Squinzi sa che, quando nel 2004 - in C2 - decise di rilevare il 95% delle azioni dell'insipido Sassuolo, il suo traguardo era la A. Non era una questione di "se", ma di "quando": qualcuno lo prese per visionario, dal momento che il club, dal passato invero piuttosto anonimo, mai era andato oltre una mediocre C1. Bene: ad andare in A ci ha messo nove anni, passando attraverso tre promozioni e quattro play off persi, sbagliando il minimo indispensabile.

Non è uno che partecipa per il solo gusto di esserci, Squinzi: è uno che vuole vincere. Pensate al ciclismo, quando ha deciso di investire sulle due ruote ha fatto il vuoto: la sua Mapei mise sotto contratto Bugno (colpo ad effetto, un po' avanti con l'età, come per il Sassuolo fu Zampagna) e trionfò in giri e classiche con i vari Rominger, Ballerini, Bettini e Tafi, ma anche con l'allora giovane Museeuw. Vittorie e spettacolo anche con Tonkov, Freire, Olan e Cancellara, poi le battaglie per un ciclismo pulito e credibile portate avanti con il compianto Aldo Sassi. Fu proprio il doping immanente a fare allontanare Squinzi dall'amato pedale, ed ecco allora il calcio. Per il progetto Sassuolo Squinzi ha scelto di delegare tutto a uomini di fiducia - primo fra tutti il presidente Carlo Rossi - ma dettando la linea: obiettivi chiari, organigramma snello, tutto l'indispensabile a disposizione ma senza esagerazioni.

Non è un caso che da Sassuolo siano passati Allegri e un dg - Giovanni Rossi - che oggi è responsabile del vivaio della Juventus, che Pomini, Magnanelli e Masucci ci fossero anche in C2, che Boakye sia sbocciato e Missiroli rinato qui, che Domenico Berardi, calabrese classe 1994, sia stato scovato da un osservatore durante una partitella di calcetto fra amici. Prima stagione da pro' per lui, subito doppia cifra. Segnatevi il nome: ne sentirete parlare a lungo.

Sulla porta dell'ufficio milanese di Squinzi, narra la leggenda, un giorno venne appeso un cartello. "Inter-Sassuolo 0-1", c'era scritto. Era un sogno. A breve sarà una possibilità, per il secondo presidente di Confindustria ad essere, durante il suo mandato, anche il patron di un club di A. Era accaduto solo fra 1974 al 1976, in passato. E il personaggio in questione era Gianni Agnelli.