Croci al campo d'allenamento, Ascoli nel mirino degli ultras

Calcio
Le croci sul campo d'allenamento dell'Ascoli hanno invaso Facebook
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Preoccupa il clima che si respira nella città marchigiana con la squadra precipitata in classifica in Serie B. Un macabro avvertimento, accompagnato da due striscioni di minacce ai giocatori sono stati ritrovati nel centro sportivo dei bianconeri

Tre anni fa i crisantemi, ora una selva di croci tombali piantate di notte in uno dei campi di allenamento dell'Ascoli, fatte poi sparire in tutta fretta. Un macabro avvertimento, accompagnato da due striscioni di minacce ai giocatori: "E' finita la pazienza, o salvezza o violenza", e "11.05.13, quando la squadra molla la città ruggisce". Preoccupa e non poco il clima che si respira fra gli ultrà di una squadra precipitata nella classifica del campionato di serie B e alla quale resta solo la speranza di evitare la retrocessione in Lega Pro qualificandosi per i play out.

Le foto di croci e striscioni hanno invaso Facebook a due partite dalla fine del campionato, la prima sabato 11 in casa con la Ternana, l'ultima in trasferta contro il Cittadella. Minacce anonime, ma non inedite: ad Avellino, nel 1992, 16 croci furono piantate sul campo del club irpino, dedicate a ciascuno dei giocatori della rosa con sotto la data della fine del campionato. Un episodio simile accadde nel marzo 2008 nello stadio di Massa Carrara, dopo la sconfitta nel derby con la Lucchese, e nell'aprile dello stesso anno a Modena, per un pesante 1-4 nel derby con il Bologna.

"Siamo vigili e lo saremo anche sabato al 'Del Duca', dove è previsto un servizio d'ordine robusto - dice il questore di Ascoli Giuseppe Fiore -. Da appassionato di calcio mi piacerebbe vedere uno stadio pieno, con la gente pronta ad incitare la squadra, ma senza esasperazioni, senza accenni di violenza, che non verranno in alcun modo tollerati. Ma sono convinto che i tifosi ascolani sapranno sostenere i giocatori e nulla più".

"I playout sono ancora alla portata, noi ci crediamo, come ci crede la parte sana della tifoseria bianconera, che vuole stringersi intorno alla squadra in questo finale di stagione" commenta il direttore sportivo dell'Ascoli Paolo De Matties. I giocatori non hanno visto croci e striscioni perchè si sono allenati al Del Duca, ma il fatto non è rimasto sotto silenzio. "Vogliamo tutti fare bene e conquistare i playout per poi salvarci, questo è il nostro obiettivo e per questo lavoriamo" aggiunge il ds.

Dopo Ascoli-Verona, finita 0-5, ci sono state tensione e proteste, e il nuovo 'avvertimento' non fa stare certo tranquilli. Ma al di là delle misure di ordine pubblico, il problema resta quello di un deficit di educazione sportiva. "Bisogna inculcare la cultura della sconfitta - osserva il questore - saper accettare il fatto che nel calcio qualcuno vince e qualcuno perde e capita che retroceda. L'importante è poi saper ripartire". Le stesse parole di Damiano Tommasi, presidente dell'Assocalciatori: "Una certa percezione collettiva rifiuta il concetto di sconfitta, insito in ogni evento sportivo. Dove, se c'è uno che vince, per forza di deve essere un altro che perde. Bisogna fare un lavoro di educazione, che sarà lungo, per cambiare la cultura sportiva di una parte della tifoseria. Questo di Ascoli è un episodio che per ora si ferma alla provocazione, ma non per questo meno grave.