Italiani, tifosi da divano. Lo dice un sondaggio
CalcioA casa più che sugli spalti, fra riti scaramantici e buon cibo. Un'indagine di Birra Moretti e Duepuntozero-Doxa rivela come cambia il nostro rapporto con il pallone
di Alfredo Alberico
Un sondaggio, dei numeri, il calcio. Messo insieme tutto questo, ecco spuntare l'ultimo studio statistico per spiegare qual è e com'è cambiato il rapporto tra gli italiani e la loro passione sportiva più grande. Una sorta di "teoria dell'evoluzione del tifoso" realizzata su un campione di mille persone (rappresentative di 37 milioni di connazionali) dall'Osservatorio Birra Moretti. Considerateli pure dei moderni Charles Darwin, ma con una pinta tra le mani. Darwin, dunque. Fosse campato un altro paio di decenni, il papà della vera teoria dell'evoluzione della nostra specie avrebbe fatto in tempo a veder sbocciare nella sua Gran Bretagna, quella d'inizio Novecento, il gioco del pallone come più o meno lo intendiamo oggi. Sarebbe stato uno spasso per lui mettere da parte per un po' primati pelosi e occuparsi di un processo inverso: l'uomo che, di fronte all'attesa partita di pelota, diventa meno erectus (quasi sempre solo per la durata dell'incontro) in balìa delle sue ansie e delle sue scaramanzie. Un processo che, con l'avvento di radio e tv, ha finito col creare due distinte categorie: il tifoso da stadio e quello da divano.
Tifosi in celluloide - Il cinema ha spesso raccontato in modo sublime queste figure. Il ragionier Ugo de 'Il secondo tragico Fantozzi', per esempio, altri non siamo che noi: "Sabato 18, alle ore 20:25, in telecronaca diretta da Wembley, Inghilterra-Italia, valevole per la qualificazione della Coppa del Mondo. Fantozzi aveva un programma formidabile: calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato, rutto libero". Identikit perfetto, no?
Italiani, tifosi da divano - Ma quando pensavamo di aver capito tutto sulle nostre manie di supporter da salotto, entra in tackle la scienza statistica per dirci qualcosa di più. Dal sondaggio sono emerse sei tipologie di tifosi ed un dato che deve far riflettere: il 48% preferisce vedere la partita a casa, mentre solo il 33% va allo stadio. Il tifoso da divano, il 31%, predilige il focolaio domestico dove invita amici e cucina per loro. Vive il match con trasporto, ma nel rispetto delle regole. Esulta con i suoi e ama il confronto. Sembra un altro mondo, invece è sempre l'Italia.
Gli altri volti del tifoso italiano - Il 12% dell'indagine è dato dal super-tifoso, il malato di calcio per intenderci. Ci sono poi l'opinionista della domenica, un 18% che ama il football ma lo vive senza patemi, e lo spettatore delle grandi occasioni, 15% che s'infiamma solo davanti ai 'partitoni'.
E il Desperate partner... - L'ultimo ed affettuoso pensiero va al 7%, ovvero ai 2.590.000 partner disperati, coloro per i quali il calcio è pura sofferenza. Lo detestano ed hanno pure la sfiga di avere un super-tifoso come compagno. Sono soprattutto le donne a subire questo sopruso. Siate forti, c'è ancora tempo per un'evoluzione della specie a voi favorevole.
Un sondaggio, dei numeri, il calcio. Messo insieme tutto questo, ecco spuntare l'ultimo studio statistico per spiegare qual è e com'è cambiato il rapporto tra gli italiani e la loro passione sportiva più grande. Una sorta di "teoria dell'evoluzione del tifoso" realizzata su un campione di mille persone (rappresentative di 37 milioni di connazionali) dall'Osservatorio Birra Moretti. Considerateli pure dei moderni Charles Darwin, ma con una pinta tra le mani. Darwin, dunque. Fosse campato un altro paio di decenni, il papà della vera teoria dell'evoluzione della nostra specie avrebbe fatto in tempo a veder sbocciare nella sua Gran Bretagna, quella d'inizio Novecento, il gioco del pallone come più o meno lo intendiamo oggi. Sarebbe stato uno spasso per lui mettere da parte per un po' primati pelosi e occuparsi di un processo inverso: l'uomo che, di fronte all'attesa partita di pelota, diventa meno erectus (quasi sempre solo per la durata dell'incontro) in balìa delle sue ansie e delle sue scaramanzie. Un processo che, con l'avvento di radio e tv, ha finito col creare due distinte categorie: il tifoso da stadio e quello da divano.
Tifosi in celluloide - Il cinema ha spesso raccontato in modo sublime queste figure. Il ragionier Ugo de 'Il secondo tragico Fantozzi', per esempio, altri non siamo che noi: "Sabato 18, alle ore 20:25, in telecronaca diretta da Wembley, Inghilterra-Italia, valevole per la qualificazione della Coppa del Mondo. Fantozzi aveva un programma formidabile: calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato, rutto libero". Identikit perfetto, no?
Italiani, tifosi da divano - Ma quando pensavamo di aver capito tutto sulle nostre manie di supporter da salotto, entra in tackle la scienza statistica per dirci qualcosa di più. Dal sondaggio sono emerse sei tipologie di tifosi ed un dato che deve far riflettere: il 48% preferisce vedere la partita a casa, mentre solo il 33% va allo stadio. Il tifoso da divano, il 31%, predilige il focolaio domestico dove invita amici e cucina per loro. Vive il match con trasporto, ma nel rispetto delle regole. Esulta con i suoi e ama il confronto. Sembra un altro mondo, invece è sempre l'Italia.
Gli altri volti del tifoso italiano - Il 12% dell'indagine è dato dal super-tifoso, il malato di calcio per intenderci. Ci sono poi l'opinionista della domenica, un 18% che ama il football ma lo vive senza patemi, e lo spettatore delle grandi occasioni, 15% che s'infiamma solo davanti ai 'partitoni'.
E il Desperate partner... - L'ultimo ed affettuoso pensiero va al 7%, ovvero ai 2.590.000 partner disperati, coloro per i quali il calcio è pura sofferenza. Lo detestano ed hanno pure la sfiga di avere un super-tifoso come compagno. Sono soprattutto le donne a subire questo sopruso. Siate forti, c'è ancora tempo per un'evoluzione della specie a voi favorevole.