Mourinho-Inter, tre anni dopo: cosa è rimasto del Triplete
CalcioGuinness Cup: questa notte a Indianapolis, alle 2, ora italiana (diretta su Sky SupercalcioHD), c'è Chelsea-Inter. Per la prima volta lo Special One affronta i nerazzurri. Dalla Champions del maggio 2010, in casa Inter, quasi tutto è cambiato
di Luciano Cremona
L'Inter e José Mourinho si sono lasciati nel retro dello Stadio Bernabeu, tra un pullman che ripartiva e la macchina di Florentino Perez già avviata, in un abbraccio gonfio di lacrime con Marco Materazzi. Era la notte tra il 22 e il 23 maggio 2010, uno spartiacque per la storia recente dell'Inter. A Madrid, Milito sigillò il leggendario Triplete. E subito dopo José si fermò a Madrid. Sono passati più di tre anni: 1167 giorni dopo, Mourinho e l'Inter si ritrovano, avversari ma ancora amici.
L'occasione non è nobile come una finale di Champions, ma si tratta di gran calcio d'estate. A Indianapolis, alle 2, ora italiana (diretta su Sky SupercalcioHD), si affrontano per la Guinness Cup Chelsea e Inter. Come negli ottavi di quella Champions 2010. Mourinho ha subito affrontato la questione: "Sarà bello, ma dimenticheremo i sentimenti: noi vogliamo vincere. Ci sono solo 6-7 giocatori rispetto a quando c'ero io, ma ci sono le persone dello staff con cui ho un grande rapporto".
Lo Special One esagera: della sua Inter invincibile ne sono rimasti solo 5. E tutti risentono del peso dell'età e degli infortuni: addirittura Zanetti si è fermato. Oltre al capitano, ai box per la rottura del tendine d'Achille, i reduci sono Milito, altro infortunato di lungo corso, Samuel, sempre alle prese con problemi fisici, Chivu, spesso fuori e Cambiasso, attuale capitano nerazzurro. Oltre a Ivan Cordoba: da difensore di scorta per Mou a team manager.
In tre anni, insomma, l'Inter del Triplete si è dissolta, tra cessioni, rescissioni e ritiri. In mezzo cinque allenatori (Benitez, Leonardo, Gasperini, Ranieri e Stramaccioni), più un sesto, Mazzarri, non amatissimo da Mou ai tempi della Serie A. Antipatia ricambiata, ma mandata in soffitta: Mou ha fatto l'in bocca al lupo al tecnico toscano nel giorno dell'insediamento ad Appiano. Anche se una velata frecciatina lo Special One l'ha lanciata: "Sarà difficile giocare contro l'Inter perché in Inghilterra nessuno gioca con cinque difensori e quattro centrocampisti". A Mazzarri, custode del 3-5-2, questa frase non suonerà tanto bene.
Non c'è più il modulo del tecnico portoghese (dal 4-2-1-3 al 3-5-2, appunto), non c'è Zanetti in campo con la fascia. Moratti, c'è ancora, almeno per il momento. Nelle tre stagioni trascorse a Madrid, Mourinho non ha mai nascosto il suo profondo affetto per i colori nerazzurri, anzi si è proclamato primo tifoso (e lo ha dimostrato quando ha affrontato il Milan, salutando i tifosi rossoneri con il gesto delle tre dita). Un giorno, tornerà, lo ripete spesso. Nel frattempo un regalo alla sua Inter sta cercando di farlo, cedendo in prestito il terzino Wallace. È un inizio. Nel 2011 il portoghese si avventurò in un: "Se Real e Inter si affronteranno in finale di Champions, ci sistemeremo tutti sulla stessa panchina, da buoni amici". Statene certi: stasera Mou e Mazzarri saranno seduti in luoghi diversi.
L'Inter e José Mourinho si sono lasciati nel retro dello Stadio Bernabeu, tra un pullman che ripartiva e la macchina di Florentino Perez già avviata, in un abbraccio gonfio di lacrime con Marco Materazzi. Era la notte tra il 22 e il 23 maggio 2010, uno spartiacque per la storia recente dell'Inter. A Madrid, Milito sigillò il leggendario Triplete. E subito dopo José si fermò a Madrid. Sono passati più di tre anni: 1167 giorni dopo, Mourinho e l'Inter si ritrovano, avversari ma ancora amici.
L'occasione non è nobile come una finale di Champions, ma si tratta di gran calcio d'estate. A Indianapolis, alle 2, ora italiana (diretta su Sky SupercalcioHD), si affrontano per la Guinness Cup Chelsea e Inter. Come negli ottavi di quella Champions 2010. Mourinho ha subito affrontato la questione: "Sarà bello, ma dimenticheremo i sentimenti: noi vogliamo vincere. Ci sono solo 6-7 giocatori rispetto a quando c'ero io, ma ci sono le persone dello staff con cui ho un grande rapporto".
Lo Special One esagera: della sua Inter invincibile ne sono rimasti solo 5. E tutti risentono del peso dell'età e degli infortuni: addirittura Zanetti si è fermato. Oltre al capitano, ai box per la rottura del tendine d'Achille, i reduci sono Milito, altro infortunato di lungo corso, Samuel, sempre alle prese con problemi fisici, Chivu, spesso fuori e Cambiasso, attuale capitano nerazzurro. Oltre a Ivan Cordoba: da difensore di scorta per Mou a team manager.
In tre anni, insomma, l'Inter del Triplete si è dissolta, tra cessioni, rescissioni e ritiri. In mezzo cinque allenatori (Benitez, Leonardo, Gasperini, Ranieri e Stramaccioni), più un sesto, Mazzarri, non amatissimo da Mou ai tempi della Serie A. Antipatia ricambiata, ma mandata in soffitta: Mou ha fatto l'in bocca al lupo al tecnico toscano nel giorno dell'insediamento ad Appiano. Anche se una velata frecciatina lo Special One l'ha lanciata: "Sarà difficile giocare contro l'Inter perché in Inghilterra nessuno gioca con cinque difensori e quattro centrocampisti". A Mazzarri, custode del 3-5-2, questa frase non suonerà tanto bene.
Non c'è più il modulo del tecnico portoghese (dal 4-2-1-3 al 3-5-2, appunto), non c'è Zanetti in campo con la fascia. Moratti, c'è ancora, almeno per il momento. Nelle tre stagioni trascorse a Madrid, Mourinho non ha mai nascosto il suo profondo affetto per i colori nerazzurri, anzi si è proclamato primo tifoso (e lo ha dimostrato quando ha affrontato il Milan, salutando i tifosi rossoneri con il gesto delle tre dita). Un giorno, tornerà, lo ripete spesso. Nel frattempo un regalo alla sua Inter sta cercando di farlo, cedendo in prestito il terzino Wallace. È un inizio. Nel 2011 il portoghese si avventurò in un: "Se Real e Inter si affronteranno in finale di Champions, ci sistemeremo tutti sulla stessa panchina, da buoni amici". Statene certi: stasera Mou e Mazzarri saranno seduti in luoghi diversi.