Ora Conte imita Guardiola. Ma Pep è sempre un passo avanti

Calcio
Pogba mette al centro, Tevez insacca a porta vuota: sembra il Barcellona di Guardiola, è la Juve di Conte (foto getty)
tevez_gol_getty

Il gol di Tevez alla Samp, giunto al termine di un'azione corale, ha ricordato a molti le trame di gioco del Barcellona allenato dal tecnico catalano. Che però, alla guida del Bayern, spiazza tutti con nuovi schemi: cross alti e gol di testa

di Vanni Spinella

E così anche Conte si è messo a studiare gli appunti di Guardiola. Rivediamo il gol di Tevez con cui la Juventus ha inaugurato il suo campionato: Vidal riceve palla orizzontalmente al limite dell’area e di prima la indirizza oltre la linea difensiva della Samp con un tocco profondo. La difesa blucerchiata sale, Pogba e Tevez si buttano dentro e il giochino è fatto, con il primo che la appoggia per l’Apache al suo fianco, tagliando fuori il portiere.

Orizzontale, verticale, orizzontale. Per un attimo è sembrato di rivedere Xavi, quando scodellava alle spalle della difesa avversaria per Pedro, il vassallo preferito di re Messi. Pronto taglio dall’esterno verso il centro, due-contro-uno col portiere e palla regalata alla Pulce, che doveva solo fare la fatica di aggiornare il pallottoliere.
Sia chiaro: Messi, i suoi gol straordinari, totalmente inventati dal nulla, li ha sempre fatti e sempre li farà, ma è innegabile che gli schemi Leocentrici di Guardiola lo aiutassero parecchio a gonfiare i suoi numeri.

Così, quelli che un tempo erano i classici gol da calcio a 5 (ci presentiamo in due davanti al portiere e con un passaggio orizzontale lo mettiamo fuori causa), sono presto diventati gol alla Barcellona. Copiarli? Certo, è possibile, come ha dimostrato Conte. Ma non è più garanzia di innovazione.
Il problema è che Pep resta sempre un passo avanti: impossibile copiare chi è in continua evoluzione. Proprio quando pensi di averne acchiappato l’essenza e interiorizzato il pensiero, il filosofo Guardiola cambia strada e lascia tutti a bocca aperta.

Adesso è ufficiale: il suo Bayern non è una trasposizione in salsa bavarese del Barça dei miracoli. A partire dal pennellone che schiera in avanti (Mandzukic, 187 cm), che in Catalogna hanno visto e mal sopportato solo nella stagione di Ibra.
E poi la suddivisione dei gol: gli esterni d’attacco non servono più soltanto a creare spazi per il centravanti inesistente, favorendo l’indigestione di gol di Messi. Il bottino, al Bayern, viene spartito equamente, e un esterno che si accentra ha anche il diritto di concludere in porta. Nasce così, ad esempio, il raddoppio di Robben contro il Norimberga.

Ancora più significativo, però, l’1-0 di Ribery. A Barcellona il maestro Guardiola prevedeva la punizione dietro alla lavagna per chi alzava il pallone da terra. Al Bayern Lahm ha licenza di crossare e così persino Ribery (che ha tagliato verso il centro) può segnare di testa. E su cross (di Muller) è arrivato anche il gol di Mandzukic all’Eintracht Francoforte. Un tempo si chiamava gioco "all’inglese", diventerà presto gioco "alla Guardiola". E i vecchi appunti saranno già carta straccia.