Dal sogno all'incubo: i bluff sulla pelle dei nostri club

Calcio
Lorenzo Sanz e figlio al Tardini di Parma. Accolti in pompa magna, restano in Emilia i simboli di un bluff (Getty)
Parma, ITALY:  Parma's president Lorenzo Sanz (R) looks at the field with his son Lorenzo Junior before the serie A football match Parma-Juventus at Tardini stadium in Parma, 24 September 2005. Juventus won 2-1. AFP PHOTO / PACO SERINELLI  (Photo credit should read PACO SERINELLI/AFP/Getty Images)

CAPITALI STRANIERI/2. I Sanz accolti in pompa magna a Parma, i blitz di Tacopina (che si definì "l'uomo dei sogni") e Taçi a Bologna, Barton a Bari, le promesse dell'italo-americano Cala a Salerno e Lecco: storia di denari esteri promessi ma non investiti

di Lorenzo Longhi

Un indonesiano all'Inter, gli americani a Roma, i russi a Venezia: tutto regolare, tutto con i crismi dell'ufficialità. Come per il Monza anglo-brasiliano, come fu illo tempore per il Vicenza inglese. Eppure, al di là delle trattative che si sono poi concretizzate, in diverse occasioni alcuni imprenditori - ma in certi casi è un eufemismo immeritato - o affaristi esotici hanno tentato, senza riuscirci e a volte senza nemmeno volerlo, di mettere le mani sul pallone nostrano, illudendo i tifosi di diversi club con proclami d'una cialtroneria memorabile.

IL PARMA DEI SANZ - La letteratura in materia è vasta, perché quando i club si trovano in difficoltà finanziarie spesse volte chi si attribuisce il ruolo di Messia viene creduto a prescindere. Lo sanno bene a Parma dove, nel periodo dell'Amministrazione straordinaria del club (e della controllante Parmalat), nell'agosto del 2005 venne fatto accomodare in tribuna autorità per la partita con la Juventus Lorenzo Sanz, ex presidente del Real Madrid, l'uomo che avrebbe salvato il club. I Sanz, padre e figlio, vennero accolti in città in pompa magna, e se ne udirono di ogni. Memorabile un celebre giornalista vicino all'ex madridista che, in una tv locale, annunciò l'accordo dei Sanz con un allora giovanissimo Iniesta (boom!), che sarebbe passato in Emilia con Valverde allenatore. Nulla si verificò, ovviamente, e anzi i contorni della vicenda appaiono ancora poco chiari, fra quadri falsi e caparre confirmatorie perse. Un bluff assoluto.

BOLOGNA, UNO E DUE
- L'Emilia, evidentemente, piace a chi vuole creare illusioni. "Sono l'uomo dei sogni", disse Joe Tacopina nell'estate 2008, quando acquistò il Bologna messo in vendita da Alfredo Cazzola. O, meglio, lo disse dopo che la sua Tag Partners aveva versato la caparra. Bologna tutta ci cascò. Ovviamente, non se ne fece nulla e, anzi, dopo un arbitrato del 2009 Cazzola dovette restituire gran parte della caparra all'avvocato italo-americano. Più avanti, quando furono i Menarini a vendere il Bologna, si palesò Rezart Taçi, petroliere albanese già noto ai rumors economici del calcio italiano. Ma sotto le Due torri è meglio non nominarlo...

BARTON E CALA
- Un americano avrebbe dovuto salvare anche il Bari. Ma il rosso texano Tim Barton, che arrivò all'aeroporto di Bari-Palese nel 2009 accolto come un eroe, cappelli da cowboy compresi. Promise e illuse (50 milioni per il mercato, addirittura...), ma la sua offerta venne giudicata incongrua. Semplicemente, non aveva una holding abbastanza solida alle spalle. Ma la telenovela durò tre mesi. Peggio è andata, però, a Salernitana e Lecco. Il club campano ebbe una vicenda dai contorni poco chiari ("pagliacciate e porcherie", le definì il sindaco di Salerno De Luca) dopo la cessione all'imprenditore italo-americano Joseph Cala, che acquistò il club da Lombardi poi risolse il contratto dopo pochi mesi lasciando il club in difficoltà maggiori rispetto a quando lo aveva preso. Non contento, un anno più tardi rilevò il Lecco. Salvo andarsene dopo poche settimane. Recidivo...