Minoranze silenziose: il 7,5% della Juventus fu libico

Calcio
Saadi Gheddafi, ai tempi in cui era un giocatore del Perugia, oltre che azionista della Juventus (Getty)
AC Perugia's president Luciano Gaucci (L) arrive together with his Libyan Saadi al Gheddafi (son of the Libyan leader) in the stadium before the Intertoto Cup final first leg match AC Perugia against VfL Wolfsburg 12 August 2003. AFP PHOTO /Vincenzo PINTO  (Photo credit should read VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)

CAPITALI STRANIERI/3. La Lafico, fondo d'investimento della famiglia Gheddafi, da anni è nella compagine azionaria bianconera: nel 2012 è scesa all'1,5%. Ma fu anche partner della Triestina

di Lorenzo Longhi

"Mi sa che mi troverò sempre d'accordo e a mio agio con una minoranza...": in una leggendaria scena di Caro Diario, Nanni Moretti terminava (forzosamente) così la sua filippica di dissenso con la maggioranza delle persone, espressa ad uno sbigottito e annoiato Giulio Base. Nel calcio italiano, o meglio all'interno delle compagini azionarie dei club, vale più o meno lo stesso, con una differenza: gli uomini forti vanno generalmente d'accordo con le minoranze estere che portano capitali, ma il discorso vale solo sino a quando la minoranza resta... silenziosa, ovvero non pretende di intervenire nei meccanismi decisionali.

E' difficile, in effetti, pensare che Thohir sarebbe entrato nell'Inter da socio di minoranza, giusto per iniettare capitale e non decidere, perché nel nostro pallone ciò che conta, in termini di immagine soprattutto, è proprio il potere di decidere o di porre veti determinanti. Ecco perché, riletto oggi, è ancora più significativo quanto accadde nella compagine azionaria della Juventus all'inizio dello scorso decennio, quando la finanziaria libica Lafico (acronimo di Libyan Arab Foreign Investment Company) divenne proprietaria prima del 5% quindi del 7,5% delle azioni del club bianconero. Per il fondo, allora governato dalla famiglia Gheddafi, un investimento che crebbe l'immagine proiettata della stessa Lafico, che aveva peraltro interessi in vari settori economici in Italia, dalla Fiat all'Eni. Lafico, poi, fu anche per un certo periodo azionista di minoranza e partner della Triestina.

Quanto accaduto in Libia, con la caduta del regime di Gheddafi, ha ovviamente modificato gli scenari: il 31 gennaio 2012 la Consob diffuse la notizia relativa alla diminuzione delle quote Lafico nella Juventus, diluite allora sino all'1,5% delle quote.

Ancor più silenziose sono le piccole quote diffuse nella pletora di piccoli azionisti dei club quotati in Borsa e dunque nell'azionariato frammentato, dove non mancano, proprio per questo, anche alcuni stranieri. Ma qui, in effetti, stiamo parlando di numeri davvero trascurabili.