Da Borja Valero a Callejon: la Serie A parla spagnolo
CalcioIl centrocampista della Fiorentina è stato il primo iberico a far bene da noi dopo anni di "bidoni" arrivati dalla Liga. Il Napoli spagnolo di Benitez ha rilanciato Reina, Albiol e Callejon. Aspettando l'esplosione di Joaquin e Llorente
di Gianluca Maggiacomo
C’era una volta un detto: in Italia i giocatori spagnoli falliscono sempre. Malelingue? Macchè. Pura realtà. Calciatori spesso profeti in patria che, una volta in Serie A, diventavano delle meteore. In questo inizio di campionato, però, sembra che qualcosa stia cambiando. Il merito è dei vari Reina, Albiol, Callejon, Borja Valero e Llorente. Un periodo roseo, per gli spagnoli di casa nostra. Ma il passato è pieno di bidoni. Finora gli oneri se li era presi solo Luis Suarez, il primo ad arrivare in Italia: tre scudetti, due coppe dei Campioni e altrettante Intercontinentali con l’Inter di Helenio Herrera. Dopo di lui il diluvio.
Senza lasciar traccia - Investimenti sbagliati e calciatori rispediti presto al mittente. Gli ultimi fallimenti targati Spagna portano i nomi di Bojan Krkic (Roma e Milan) e Josè Angel (Roma). Ma, allungando lo sguardo, se ne trovano tanti altri. L’ex Toro Martin Vazquez (’90-91), il doriano Victor Munoz (‘88-‘90), il viola Guillermo Amor (’98-‘00), l’interista Francisco Farinos (dal 2000 al 2004 passando un anno al Villarreal), il livornese Diego Tristan (’06-‘07) e i milanisti Josè Mari (’99-‘02) e Javi Moreno (’01-‘02). Per non parlare poi degli ex romanisti Ivan Helguera (9 presenze e 0 gol nel 1997-98, ma poi campione di tutto con il Real Madrid) e, soprattutto, di Cesar Gomez, famoso nella Capitale non per le gesta in campo (3 partite in 4 anni), ma per aver aperto una concessionaria d'auto all'Eur quando ancora era in attività. A Trigoria non ha fatto faville nemmeno Pep Guardiola, a cui va concessa l’attenuante di esser arrivato a fine carriera. Peggio è andata alla Lazio di Sergio Cragnotti, che riuscì a spendere 30 miliardi di lire per Ivan De La Pena (15 presenze, 0 gol) e 43 milioni di euro per Gaizka Mendieta (20 gare e nessuna rete). Risultato: un anno a testa in biancoceleste e cessione a fine campionato.
Aria nuova – A Napoli, ora, c’è una vera e propria Spagna-mania. La squadra va e questo anche grazie alla sua ossatura iberica: Pepe Reina è una saracinesca, Raul Albiol ha scippato il posto a capitan Cannavaro e Josè Maria Callejon segna gol pesanti. E poi c’è Rafa Benitez in panchina, vero artefice di questo inizio di campionato col botto.
Borja e il Re leone - Il cambio di rotta nel rapporto tra la Serie A e i calciatori spagnoli è iniziato lo scorso anno a Firenze con Borja Valero: ottime prestazioni e applausi a scena aperta. A luglio alla corte di Vincenzo Montella è arrivato anche l’esterno Joaquin dal Malaga. Anche la Juve ha pescato nella Liga (l’ultima volta era stato nel ’62 con Luis del Sol). A Torino in estate è sbarcato Fernando Llorente. Per qualche settimana è stato un oggetto misterioso. Poi ha esordito e segnato. Il Napoli, il regista viola e l’attaccante bianconero. I classici tre indizi che fanno una prova.
C’era una volta un detto: in Italia i giocatori spagnoli falliscono sempre. Malelingue? Macchè. Pura realtà. Calciatori spesso profeti in patria che, una volta in Serie A, diventavano delle meteore. In questo inizio di campionato, però, sembra che qualcosa stia cambiando. Il merito è dei vari Reina, Albiol, Callejon, Borja Valero e Llorente. Un periodo roseo, per gli spagnoli di casa nostra. Ma il passato è pieno di bidoni. Finora gli oneri se li era presi solo Luis Suarez, il primo ad arrivare in Italia: tre scudetti, due coppe dei Campioni e altrettante Intercontinentali con l’Inter di Helenio Herrera. Dopo di lui il diluvio.
Senza lasciar traccia - Investimenti sbagliati e calciatori rispediti presto al mittente. Gli ultimi fallimenti targati Spagna portano i nomi di Bojan Krkic (Roma e Milan) e Josè Angel (Roma). Ma, allungando lo sguardo, se ne trovano tanti altri. L’ex Toro Martin Vazquez (’90-91), il doriano Victor Munoz (‘88-‘90), il viola Guillermo Amor (’98-‘00), l’interista Francisco Farinos (dal 2000 al 2004 passando un anno al Villarreal), il livornese Diego Tristan (’06-‘07) e i milanisti Josè Mari (’99-‘02) e Javi Moreno (’01-‘02). Per non parlare poi degli ex romanisti Ivan Helguera (9 presenze e 0 gol nel 1997-98, ma poi campione di tutto con il Real Madrid) e, soprattutto, di Cesar Gomez, famoso nella Capitale non per le gesta in campo (3 partite in 4 anni), ma per aver aperto una concessionaria d'auto all'Eur quando ancora era in attività. A Trigoria non ha fatto faville nemmeno Pep Guardiola, a cui va concessa l’attenuante di esser arrivato a fine carriera. Peggio è andata alla Lazio di Sergio Cragnotti, che riuscì a spendere 30 miliardi di lire per Ivan De La Pena (15 presenze, 0 gol) e 43 milioni di euro per Gaizka Mendieta (20 gare e nessuna rete). Risultato: un anno a testa in biancoceleste e cessione a fine campionato.
Aria nuova – A Napoli, ora, c’è una vera e propria Spagna-mania. La squadra va e questo anche grazie alla sua ossatura iberica: Pepe Reina è una saracinesca, Raul Albiol ha scippato il posto a capitan Cannavaro e Josè Maria Callejon segna gol pesanti. E poi c’è Rafa Benitez in panchina, vero artefice di questo inizio di campionato col botto.
Borja e il Re leone - Il cambio di rotta nel rapporto tra la Serie A e i calciatori spagnoli è iniziato lo scorso anno a Firenze con Borja Valero: ottime prestazioni e applausi a scena aperta. A luglio alla corte di Vincenzo Montella è arrivato anche l’esterno Joaquin dal Malaga. Anche la Juve ha pescato nella Liga (l’ultima volta era stato nel ’62 con Luis del Sol). A Torino in estate è sbarcato Fernando Llorente. Per qualche settimana è stato un oggetto misterioso. Poi ha esordito e segnato. Il Napoli, il regista viola e l’attaccante bianconero. I classici tre indizi che fanno una prova.