Veni, vidi, Vigor: Lamezia, 38 secondi per entrare nel mito

Calcio
"Qui è come stare in Serie A", e pazienza se si tratta di Seconda Divisione: Lamezia vale molto di più (foto ufficio stampa Vigor Lamezia)
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13 dicembre 1987, domenica di calcio: Milan-Roma e Napoli-Juventus sono un riempitivo, perché a Lamezia Terme arriva il blasonato Palermo. Serie C2 girone D: è la sfida più importante nella vita del club calabrese

di Lorenzo Longhi

Fili d'erba pochi, una netta prevalenza cromatica del marrone-fango sul verde-prato, pozzanghere qua e là. Sobrie magliette in lanetta, un arbitro vestito di nero, fumogeni e mortaretti, 5mila persone a stipare lo stadio nel giorno dello sciopero dei ferrovieri. Vintage? Macché, pura attualità, quella di domenica 13 dicembre 1987. Una domenica di grande pallone, ma Milan-Roma (farà storia per il petardo su Tancredi) e Napoli-Juventus sono riempitivi. Perché quello è il giorno di Vigor Lamezia-Palermo. Serie C2, girone D; mai a Lamezia è arrivato un avversario di tale blasone. Il Palermo è appena rinato dal fallimento, ha costruito una squadra da primato ed è già nettamente in testa. Per dire: a fine campionato, fra andata e ritorno avrà battuto almeno una volta tutte le rivali. Tutte tranne una.

38 secondi. Su quel prato, o meglio sul fango poco patinato e molto passionale, la Vigor - tornata fra i pro' dopo sette anni di Interregionale - ci mette 38 secondi per mettere in chiaro le cose. Fischio d'inizio, tre tocchi, retropassaggio, palla al portiere Torre che raccoglie con le mani (ebbene sì: si poteva) e rinvia. Colpo di testa, rimpallo, poi il mediano Rasi cambia gioco a sinistra, dove Di Spirito corre, riceve, va sul fondo e mette in mezzo. Portiere scavalcato, irrompe sulla riga Enrico Russo. Tocca di testa. Entra nel mito.

I cavalieri che fecero l'impresa. La più banale ricerca, su Google o Wikipedia, non aiuta, perché poi coloro che fecero l'impresa non è che abbiano lasciato segni indelebili in carriera. Eppure, il ricordo resta: Francesco Di Spirito, l'assistman, era il più classico dei terzini sinistri e nessuno lo avrebbe mai definito "esterno basso", il capitano Salvatore Amato (una manciata di presenze nella Lazio, una vita prima) si faceva sentire per la sua esperienza; poi Ciaramella, Fiore, Grassi. E, curiosamente, c'era un lametino in panchina nel Palermo, il 21enne Pietro De Sensi, che poi avrebbe giocato in rosanero oltre 200 partite.

Il consolidamento. Più avanti con la Vigor avrebbero giocato anche Salvatore Matrecano, Angelo Montrone, l'enfant du pays Danilo Pileggi a fine carriera, Vincenzo Mazzeo, Adriano Zancopè, i bomber Nacho Castillo e Matteo Mancosu. Sarebbero arrivati la ristrutturazione dello stadio D'Ippolito, un fallimento, una ricostruzione e il consolidamento societario che, negli ultimi anni, ha consentito alla Vigor di restare in vita e, oggi, di cullare il sogno di installarsi nella terza serie dalla prossima stagione.

Quasi gol. Quel 1987-88 fu una stagione da ricordare, e non solo perché la Vigor riuscì a bloccare i rosanero anche nel ritorno al Barbera (1-1). L'annata si chiuse con un terzo posto che quasi portò alla seconda promozione consecutiva: la Vigor chiuse terza a tre punti (allora la vittoria ne valeva due) dal Giarre che, secondo, accompagnò in C1 il Palermo. Quasi gol, insomma. D'altronde, il club lametino si è creato una reputazione, negli anni, per avere quasi raggiunto la gloria, per esserci andato solamente vicino: i tre secondi posti consecutivi in D fra il 2002 e il 2004 e lo strepitoso campionato di Seconda Divisione 2011-2012 perso ai play off dopo una cavalcata memorabile rappresentano solo gli esempi più recenti di questa particolare propensione al 'quasi'. Ma pazienza: in fondo "qui è come stare in Serie A", no?