Fair play, sociale, tifo: Virtus Verona, un mondo a parte

Calcio
I giocatori della Virtus ringraziano i propri tifosi al termine di una sfida in trasferta
virtus_fans_03

LA STORIA. Dai primati nella Coppa Disciplina alle gite post-stagione, dalla onlus del club ai tifosi più singolari d'Italia: a Verona c'è un altro modo di fare calcio. Quello della Vecomp

di Lorenzo Longhi

Il processo di mitopoiesi si nutre di episodi, veri o verosimili poco importa. Come quel pomeriggio di qualche anno fa in cui l'allenatore si portò a casa le chiavi del pullman della squadra, lasciando tutti a piedi a Cologna Veneta. Realtà o leggenda? Non conta. O come, e questa è storia nota, ogni estate, a fine campionato, allenatore e (gran parte dei) giocatori si regalino un viaggio premio tutti assieme, a fine solidali e non solo di turismo, anche se la foto davanti al Che ritratto sulla facciata del Ministero degli Interni, ogni volta che si capita all'Avana, non può mancare. Quell'allenatore, quell'uomo è ancora e sempre - da oltre trent'anni - alla guida di quella squadra, Gigi Fresco e la Virtus Verona, e che il club, per come è strutturato e per i valori che porta in giro, sia una vera e propria rarità nel calcio nostrano.

Fair play. Gioca per aggiudicarsi un posto nella prossima Lega Pro unica, la Virtus, ma a respirare l'aria che tira da quelle parti sembra un altro mondo. Vige una sorta di spirito olimpico, in casa rossoblù: vincitrice della Coppa Disciplina in Serie D nel 2012, l'altra Verona è prima nella medesima classifica anche in questa stagione, in Seconda Divisione, al giro di boa del campionato. Bene: per la dirigenza del club, questo è già un risultato di cui andare fieri, al di là di quanto accade in classifica, dove pure la corsa della Virtus è gagliarda, considerando il suo status di matricola.

Sociale. Non è una posa, l'andare fieri del primato del gioco pulito. Ci tengono davvero. Così come tengono ai progetti della onlus Vita-Virtus, "braccio operativo nel campo sociale della U.S. Virtus di Verona", come si legge sul sito del club: hanno accolto profughi dai Balcani, si sono recati più volte nella ex Jugoslavia e in Kosovo durante i plurimi conflitti, hanno realizzato progetti si Servizio Civile Europeo. E, con tutti, hanno giocato a calcio, la cosa più bella che c'è.

Tifosi.
La cosa più bella, dicevamo, oltre ai loro tifosi. Siamo stati con loro, a settembre, nel giorno di Virtus-Castiglione, nella settimana in cui i rossoblù erano la squadra veronese più alta in grado, considerando la sosta della A. Sarebbe riduttivo anche descriverli, i Virtus Fans. Allora, tanto vale salire a Legnago - almeno sino a quando la Virtus non potrà tornare a casa, al Gavagnin-Nocini, o eventualmente in via Sogare a Verona - e godersi una partita al loro fianco. C'è da divertirsi.