Mazzarri: "L'Inter? Una grande sfida. Non sono un piangina"

Calcio
Walter Mazzarri negli studi di Sky Sport 24
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ESCLUSIVA. L'allenatore nerazzurro parla a trecentosessanta gradi a Sky Sport 24 durante la presentazione del libro scritto con Alessandro Alciato "Il bello deve ancora venire". "Thohir è entusiasta e apprezza il mio lavoro. Vivo in funzione del calcio"

E' un Walter Mazzarri a trecentosessanta gradi quello che parla a Sky Sport 24 durante la presentazione del libro scritto con Alessandro Alciato "Il bello deve ancora venire": "Thohir è una persona entusiasta, ha voglia di fare, di lavorare, mi piace anche quello che mi ha detto, che apprezza il mio lavoro, il gioco, la stima è reciproca".

L'allenatore dell'Inter rispedisce al mittente le critiche di chi lo accusa di essere un piangina: "E' un termine che non digerisco - spiega - Protesto, mi arrabbio ma questa cosa qua proprio non la digerisco. Perché molti si ricordano solo di quello che vogliono ricordarsi, ma magari le lamentele sono solo l'ultima cosa che dico mentre prima ho fatto l'analisi della partita e ho spiegato perché le cose sono o non sono andate".

Mazzarri passa per essere un allenatore un po' rude nei modi con i colleghi: "Quando finiscono le partite io ho gli stessi valori di consumo energetico di un calciatore - spiega - E un allenatore non dovrebbe avere le contrazioni muscolari che ha un calciatore. A volte per come sono dentro alla partita mi dimentico che ho un collega sull'altra panchina e magari non gli do la mano. Lo stesso per la Champions, non sentivo le emozioni che la musica generalmente procura perché non sentivo proprio la musica".

Ed ancora: "Io ho cominciato a fare questo lavoro per fare risultato, per dimostrare a me stesso che sapevo mettere una squadra in campo, per far crescere i giocatori e fare risultato. Il resto non mi interessa molto. Poi è chiaro che nel mondo della comunicazione ho dovuto imparare ma sono cose che faccio meno volentieri che allenare sul campo.

Sull'ooportunità di scegliere l'Inter nonostante la quasi certezza del cambio socetario: "Ho preso una decisione e non mi pongo i se e i ma, non dico che il passaggio societario non mi abbia toccato, è una sfida ancora più grande". Mazzarri passa per essere un allenatore che non punta sui giovani: "Ho allenato come prima volta la Primavera del Bologna, quanti ne ho fatti esordire! Poi è chiaro dipende da quali obiettivi di classifica scegli. Cavani? Quanti anni aveva? Poi è andato via con un grande valore. Era un giovane bravo ed è diventato un campione. Stessa cosa per Lavezzi e Hamsik. Kovacic? E' ancora più giovane di loro, viene da un campionato diverso, lo si porta in un ambiente in cui erano tutti abituati a vincere. Lo metto dentro ma non deve essere quello che ha responsabilità, che deve far vincere la squadra. Altrimenti si brucia".

Per concludere: "Il mio sogno? Fare il presidente. Perché conosco tutti gli aspetti del calcio, sarei in grado di scegliere gli uomini e quindi sarei costretto ad assumermi come allenatore".