C'era una volta il Campobasso. E c'è ancora

Calcio
L'U.S. Campobasso 1919 protagonista dell'approfondimento "Quasi... Pro"

STORIA. Neopromossi in D, i lupi rossoblù allenati da Francesco Farina si lasciano alle spalle 4 fallimenti in 23 anni e puntano a ricostruire la loro storia anche grazie al coinvolgimento dei tifosi. Cinque anni in B e, nel 1985, quell'1-0 alla Juve...

(Nel video d'apertura i giocatori del Campobasso festeggiano con i tifosi la promozione in D)

di Alfredo Alberico
con la collaborazione di Giuseppe Villani

La città la conoscono in pochi. C'è pure chi confonde Campobasso e la regione della quale è capoluogo, il Molise, con Potenza e la Basilicata. Errore misterioso e grave poiché si tratta di aree assai diverse e separate da oltre 160 chilometri. Le cose cambiano, però, quando si parla di calcio. Ai profondi conoscitori della geografia del pallone, quelli cresciuti a "figu", Totocalcio e "90° Minuto", la storia di Campobasso e del Campobasso qualcosa evoca: cinque indimenticabili annate di Serie B, uno stadio da circa 30mila posti, una pazzesca vittoria contro la Juventus e quel "catenaccio" divenuto citazione in alcuni B-movie dei mitici Ottanta.

Il Campobasso oggi - Il Lupo, come dicono con orgoglio da quelle parti, ha centrato una delle prime promozioni della stagione: domina nel campionato regionale di Eccellenza ma è già in Serie D grazie alla vittoria nella semifinale nazionale della Coppa Italia Dilettanti. Poca roba? Macché, dopo 4 fallimenti negli ultimi 23 anni, questo è grasso che cola.

La stagione dei record
- In 42 partite ufficiali (dato aggiornato al 31 marzo 2014), sono arrivate 39 vittorie e 3 pareggi; 125 i gol fatti, 16 quelli subiti. Fino alla 26.a giornata di Serie A, ha conteso alla Juventus il record italiano di successi consecutivi in casa: i rossoblù sono a quota 13, i bianconeri a 15. La Juventus evoca un dolce ricordo ai tifosi campobassani, l'1-0 del 13 febbraio 1985 in Coppa Italia.

L'allenatore
- Tra i protagonisti indiscussi della rinascita rossoblù c'è Francesco Farina. Allenatore casertano con una lunga esperienza in Serie D e nell'Eccellenza molisana. Farina a Campobasso era stato già qualche anno fa. Non andò bene: "Sono tornato perché avevo un conto in sospeso. Volevo e voglio lasciare un segno importante".

Le bandiere
- Qui ce ne sono ancora, e sventolano piuttosto forte. Il centrocampista Antonello Corradino, 40 anni a ottobre, è alla settima promozione in carriera, la terza con il Campobasso. Il difensore Antonio Minadeo, 38 anni a maggio, ha vinto la coppa Italia di Serie C con il Gallipoli, quella di serie D con i molisani. Lui, campobassano, ora cerca anche quella di Eccellenza nella finale che si giocherà a Scandicci (FI) contro il Ponsacco.


La "chiamata" dei tifosi del Campobasso prima della partenza per Scandicci

I tifosi
- Ultimo capitolo di questa storia, ma anche il più importante. Per anni a Campobasso si è parlato di azionariato popolare con l'obiettivo di rilanciare il progetto calcio, gestirlo con testa e passione pur di strapparlo a strampalati presidenti. Oggi chi è al vertice del club è innanzitutto un tifoso. Il modello Barcellona è distante anni luce, beninteso, ma una serie di iniziative economiche (esiste un conto corrente per contribuire alla causa) vanno in quella direzione. Nel 2000 la promozione in C2 portò allo stadio più di 18.000 persone. Quel clima sta tornando.