"Ho visto nascere il Cosenza. Vi racconto chi sono i Lupi"

Calcio
In questa foto tutto il calore ed il colore dei tifosi del Cosenza
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IL PERSONAGGIO. Ernesto Corigliano, avvocato e fondatore dell'Associazione Italiana Allenatori, è per il calcio cosentino un punto di riferimento. A novant'anni segue sempre la squadra e ci spiega cosa vuol dire "passione rossoblù"

di Alfredo Alberico

A Cosenza l'avvocato Ernesto Corigliano lo conoscono tutti. Soprattutto chi bazzica in via degli Stadi, dove c'è il "San Vito". Quando i rossoblù giocano in casa, lui è lì, in tribuna, con i suoi nonvant'anni stracarichi di passione per il calcio. Fondatore dell'Associazione Italiana Allenatori, oggi guidata da Renzo Ulivieri, nel calcio cosentino è un riferimento, punto d'incrocio tra quello che i rossoblù sono stati e quello che vogliono tornare ad essere.

Le confesso una cosa: quando abbiamo chiesto alla società d'indicarci qualcuno in grado di raccontarci storie rossoblù, è stato fatto subito il suo nome. Perché?
"Eh, forse perché sono vecchio e di partite ne ho viste tante".

O magari la considerano un simbolo del calcio cosentino.
"Vede, la mia passione è sbocciata quando ero bambino. A 16 anni già mi occupavo di cose federali. Forse l'esperienza e l'attenzione al calcio cittadino hanno lasciato il segno".

Senza pensarci troppo, avvocato, cosa vuol dire tifare Cosenza?

"Non serve pensarci troppo. Vuol dire prima di tutto avere grande pazienza. Soffrire qualche volta".

Il primo ricordo del suo Cosenza?

"Ottobre 1931, Prima Divisione e vittoria 7-2 contro il Molfetta. Fosse finita zero a zero, forse non mi sarei innamorato perdutamente della squadra. E invece esplose l'entusiasmo. Di fatto il Cosenza nacque in quell'occasione*".

Il passaggio alla Lega Pro unica si può considerare cosa fatta. E' un punto di partenza?
"Assolutamente. Guai a considerarlo un arrivo e basta. Questa città merita la Serie B e ha uno stadio che potrebbe tranquillamente ospitare partite di A, serie che tra l'altro abbiamo sfiorato. Quindi...".

Quindi con questa società si possono fare grandi progetti?
"Non mi sembra ci siano altre persone disposte a fare di più. Ecco, colgo l'occasione per dire ai tifosi di stare vicini alla squadra con crescente attenzione, senza avvilirsi troppo quando le cose non vanno nel veso giusto. Questa è una terra che ha dato al calcio italiano e alla nazionale giocatori come Fiore, Gattuso, Pancaro e Morrone. Insomma, non ci si può certo lamentare".

Il suo sogno?
"E' quello che non realizzerò: vedere il Cosenza in A. La squadra ce la farà, beninteso, sono io che non ho tempo. Pazienza".

*Fondato nel 1912, tra Grande Guerra e cambi di denominazione, il Cosenza passa d'ufficio in Prima Divisione nel 1930, dopo aver chiuso la stagione precedente al 7° posto della Seconda Divisione Sud.