Difesa e bel gioco: il modello Juve va esportato. In Brasile

Calcio
Come nella Juve anche in Nazionale: il gioco dell'Italia di Prandelli non può che passare per i piedi di Andrea Pirlo (Getty)
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Con lo scudetto ormai assegnato, è subito tempo di pensare al Mondiale brasiliano. Le due cose sono collegate: la Nazionale di Prandelli non può che trarre spunto dalla Juve "tricampeon". Ecco i cinque ingredienti da portare dal bianconero all'azzurro

di Stefano Rizzato

Ora che lo scudetto non è più in palio, lo si può dire: questa Juve è da copiare. Una squadra capace di segnare tanto, incassare poco, correre ed essere incisiva sugli esterni, comandare le partite e divertire il pubblico. Solidità, autorevolezza, bel gioco. Il cocktail bianconero è da mettere in valigia. Direzione: Brasile 2014. Il ct Prandelli avrà sicuramente preso nota, ma – per ogni evenienza – ecco i cinque segreti da rubare alla Juve e portare in Nazionale.

1. Chiellini-Barzagli-Bonucci. Il muro juventino ha funzionato alla grande anche in questa stagione. Riproporlo in azzurro significherebbe portare il perfetto mix di tecnica, centimetri, fisicità ed esperienza. Aggiungere che l’affiatamento, ormai, è totale e la saracinesca azzurra è servita.

2. Pirlo. Basta la parola. Insieme a Buffon, è l’unico vero fuoriclasse su cui Prandelli può contare. Che il c.t. gli dia le chiavi della squadra azzurra è fuori discussione. Ma sarà importante anche dargli modo di usarle bene, quelle chiavi, e non circondarlo di troppi incontristi che gli intralcino la strada.

3. Il gioco sugli esterni. Se Lichtsteiner fosse nato appena un po’ di qua dal confine, problemi non ce ne sarebbero. Invece un laterale all’altezza dello svizzero non l’abbiamo. E anche a sinistra manca un cursore con muscoli e inserimenti alla Asamoah. Ma con gli automatismi giusti e soprattutto credendo in questo tipo di gioco, si può essere efficaci. E rendere Abate, De Sciglio, Maggio, Criscito o Romulo anche l’uomo in più. Do you remember Fabio Grosso?

4. Le verticalizzazioni. È uno dei capolavori della ditta Pirlo-Conte. E ogni tanto ci prova, con successo più alterno, anche Bonucci. Il punto è arrivare in porta con meno tocchi possibili, una filosofia anti tiki-taka che ultimamente si è ripresa la scena e si è dimostrata vincente. Balotelli può essere l’uomo giusto da lanciare in profondità. Al tecnico il compito di convincerlo a fare i movimenti giusti senza palla. E a farne tanti, senza spazientirsi.

5. La fame di successo. L’ultimo segreto è tutto mentale e filosofico. Ed è forse il più importante. Perché la storia della Juve scudettata, come quella del Mondiale 2006, lo insegna: niente può trasformare un gruppo più del suo grande motivatore. Prandelli ha un profilo ben diverso da Conte e Lippi: più ecumenico, moderato, meno spigoloso. Ma non per questo deve rinunciare a spingere i suoi ragazzi oltre i limiti. Solo così arriveremo lontano.

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