Conte, le possibili ragioni del divorzio con la Signora
CalcioDopo il fulmine a ciel sereno, ci si interroga sui motivi della scelta dell'ormai ex-allenatore della Juventus. Mercato non condiviso? O la più maliziosa ipotesi Nazionale? Magari, più semplicemente, dopo tre anni si esaurisce in modo naturale una storia
La notizia non è ancora stata "digerita". Eppure è già arrivato il momento di chiedersi perché. Le strade di Antonio Conte e della Juventus si separano, in modo inaspettato e improvviso. Ecco le possibili ragioni che potrebbero esserci dietro al divorzio:
- Fine "naturale" di una storia
Tre anni pesanti ma ricchi di soddisfazioni, sempre con il piede pigiato sull'acceleratore. Conte ha sempre chiesto ai suoi giocatori massima concentrazione dal primo minuto di ritiro all'ultimo di campionato. Ha chiesto, ma ha anche dato tutto. Possibile che dopo tre anni così intensi si sia semplicemente esaurita, in modo quasi naturale, una bella storia.
- Mancanza di stimoli
Conte l'ha ripetuto più volte: solo con la "fame" si va avanti. Potrebbe essersi reso conto di essere il primo a non averne più, almeno non quanta ne chiede ai suoi stessi giocatori. In tal caso, sarebbe stata la sua coerenza ad averlo portato alla decisione di fare un passo indietro.
- La panchina libera della Nazionale
Ipotesi maliziosa. Ma è impossibile negare che la sirena della Nazionale, alla ricerca di un nuovo ct, abbia sempre il suo fascino. Dopo aver dimostrato di essere un grandissimo allenatore, Conte potrebbe essere stuzzicato dall'idea di far vedere quanto sia bravo anche nei panni del selezionatore. Mestiere che toglie la quotidianità dell'allenare sul campo (che infatti mancava anche a Prandelli), ma che garantisce meno stress.
- Divergenze con la dirigenza
Frasi come quella sul ristorante ("Quando ti siedi in un ristorante da 100 euro non puoi pensare di mangiare con 10..."), pronunciata a maggio alludendo alla Champions in cui la sua Juve non ha mai recitato da protagonista, devono essere rilette, oggi, come segnali lanciati alla dirigenza. Che magari non ha saputo rispondere alle sue richieste come Conte si sarebbe aspettato.
- Mercato non condiviso
Legata al punto precedente la questione mercato. Difficile che un allenatore scelga di lasciare perché non sono stati raggiunti determinati obiettivi di mercato, specialmente perché siamo ancora all'inizio della sessione estiva e tutto può ancora succedere. Sta di fatto che sul taccuino di Conte c'erano i nomi di Cuadrado e Sanchez, che non arriveranno, mentre non compariva quello di Evra. Il possibile sacrificio di Vidal, poi, non farebbe fare i salti di gioia a nessun allenatore.
- Fine "naturale" di una storia
Tre anni pesanti ma ricchi di soddisfazioni, sempre con il piede pigiato sull'acceleratore. Conte ha sempre chiesto ai suoi giocatori massima concentrazione dal primo minuto di ritiro all'ultimo di campionato. Ha chiesto, ma ha anche dato tutto. Possibile che dopo tre anni così intensi si sia semplicemente esaurita, in modo quasi naturale, una bella storia.
- Mancanza di stimoli
Conte l'ha ripetuto più volte: solo con la "fame" si va avanti. Potrebbe essersi reso conto di essere il primo a non averne più, almeno non quanta ne chiede ai suoi stessi giocatori. In tal caso, sarebbe stata la sua coerenza ad averlo portato alla decisione di fare un passo indietro.
- La panchina libera della Nazionale
Ipotesi maliziosa. Ma è impossibile negare che la sirena della Nazionale, alla ricerca di un nuovo ct, abbia sempre il suo fascino. Dopo aver dimostrato di essere un grandissimo allenatore, Conte potrebbe essere stuzzicato dall'idea di far vedere quanto sia bravo anche nei panni del selezionatore. Mestiere che toglie la quotidianità dell'allenare sul campo (che infatti mancava anche a Prandelli), ma che garantisce meno stress.
- Divergenze con la dirigenza
Frasi come quella sul ristorante ("Quando ti siedi in un ristorante da 100 euro non puoi pensare di mangiare con 10..."), pronunciata a maggio alludendo alla Champions in cui la sua Juve non ha mai recitato da protagonista, devono essere rilette, oggi, come segnali lanciati alla dirigenza. Che magari non ha saputo rispondere alle sue richieste come Conte si sarebbe aspettato.
- Mercato non condiviso
Legata al punto precedente la questione mercato. Difficile che un allenatore scelga di lasciare perché non sono stati raggiunti determinati obiettivi di mercato, specialmente perché siamo ancora all'inizio della sessione estiva e tutto può ancora succedere. Sta di fatto che sul taccuino di Conte c'erano i nomi di Cuadrado e Sanchez, che non arriveranno, mentre non compariva quello di Evra. Il possibile sacrificio di Vidal, poi, non farebbe fare i salti di gioia a nessun allenatore.