Allegri, ma non troppo: in panchina Con-te... un fantasma
CalcioIl neo allenatore della Juventus è l'ultimo caso, ma quanti si sono dovuti confrontare con un passato ingombrante: da Moyes (Ferguson) a Guardiola (Heynckes) fino a Benitez (Mourinho). La sfida di un tecnico con l'eredità più pesante, la vittoria
di Alfredo Corallo
Quando il Manchester United presentò David Moyes, il 9 maggio del 2013, la critica fu unanime: God save the king! Certo, per una montagna di soldi, 6 anni di contratto, un club leggendario e tutte le ragioni di questo universo (chi non l'avrebbe fatto?). Ma sedersi su un trono che per quasi un trentennio aveva conosciuto un solo re, amatissimo dal popolo...
E dire che era stato proprio Sir Alex Ferguson a sceglierlo: scozzese come lui, oltre 500 panchine con l'Everton, 3 volte allenatore dell'anno con i Toffees. Sarà un fallimento, of course. Red Devils mai così giù in Premier, fuori dalla Champions: bye bye David. Bruciato. L'eterna storia di Crono che divora i suoi figli. O se preferite quella dell'intrepido Moyes che firma la sua condanna... alla buonuscita (10 milioni di sterline, sob!).
I secondi saranno i primi. L'eredità che lascia Antonio Conte a Massimiliano Allegri non è paragonabile - evidentemente - a quella di Fergie: ma è pur sempre una bella gatta da pelare... La Juventus si trovò in una circostanza simile nel '99, con l'esonero di Marcello Lippi, sostituito da Carlo Ancelotti. I bianconeri, sotto la guida del generale viareggino, avevano dominato in Europa e nel mondo, mentre il sergente Carletto andrà a sbattere due volte il muso contro le legioni romane: nel 2000 naufragando sotto il diluvio laziale di Perugia, l'annata seguente pagando le incertezze di van Der Sar, che regalò di fatto il titolo alla Roma di Fabio Capello. Bilancio: due volte secondo, che sarà la sua fortuna (e quella della Juve, che tornerà a vincere con Lippi).
Lo stesso Guardiola, er mejo der Colosseo, s'è dovuto inchinare ai numeri record del suo predecessore Jupp Heynckes. Niente treble, "soltanto" Bundesliga e Coppa di Germania (e uno 0-4 a Monaco dal Real di Ancelotti nella semifinale di Champions). Pep - ceduto lo scettro del Barcellona a Tito Vilanova dopo un quadriennio di successi (forse) irripetibile - aveva a sua volta rilevato il Bayern nell'identica situazione in cui José Mourinho lasciò l'Inter a Benitez dopo il triplete (con i "bonus" delle due supercoppe e il Mondiale per Club da giocarsi).
A letto senza cena. Il tecnico madrileno partì male, al limite del sacrilego, la foto di Mou nell'ufficio di Appiano Gentile era una reliquia da custodire gelosamente, non un fantasma da rinchiudere in soffitta. Porterà comunque a termine la missione Mondiale di Abu Dhabi a dicembre con il Mazembe, anche se i buoi, ormai, erano belli che scappati (e i fantasmi passano attraverso le porte, si sa). Già, non mangerà il panettone, la peggiore delle punizioni che avrebbero potuto infliggere al buon Rafa.
Quando il Manchester United presentò David Moyes, il 9 maggio del 2013, la critica fu unanime: God save the king! Certo, per una montagna di soldi, 6 anni di contratto, un club leggendario e tutte le ragioni di questo universo (chi non l'avrebbe fatto?). Ma sedersi su un trono che per quasi un trentennio aveva conosciuto un solo re, amatissimo dal popolo...
E dire che era stato proprio Sir Alex Ferguson a sceglierlo: scozzese come lui, oltre 500 panchine con l'Everton, 3 volte allenatore dell'anno con i Toffees. Sarà un fallimento, of course. Red Devils mai così giù in Premier, fuori dalla Champions: bye bye David. Bruciato. L'eterna storia di Crono che divora i suoi figli. O se preferite quella dell'intrepido Moyes che firma la sua condanna... alla buonuscita (10 milioni di sterline, sob!).
I secondi saranno i primi. L'eredità che lascia Antonio Conte a Massimiliano Allegri non è paragonabile - evidentemente - a quella di Fergie: ma è pur sempre una bella gatta da pelare... La Juventus si trovò in una circostanza simile nel '99, con l'esonero di Marcello Lippi, sostituito da Carlo Ancelotti. I bianconeri, sotto la guida del generale viareggino, avevano dominato in Europa e nel mondo, mentre il sergente Carletto andrà a sbattere due volte il muso contro le legioni romane: nel 2000 naufragando sotto il diluvio laziale di Perugia, l'annata seguente pagando le incertezze di van Der Sar, che regalò di fatto il titolo alla Roma di Fabio Capello. Bilancio: due volte secondo, che sarà la sua fortuna (e quella della Juve, che tornerà a vincere con Lippi).
Lo stesso Guardiola, er mejo der Colosseo, s'è dovuto inchinare ai numeri record del suo predecessore Jupp Heynckes. Niente treble, "soltanto" Bundesliga e Coppa di Germania (e uno 0-4 a Monaco dal Real di Ancelotti nella semifinale di Champions). Pep - ceduto lo scettro del Barcellona a Tito Vilanova dopo un quadriennio di successi (forse) irripetibile - aveva a sua volta rilevato il Bayern nell'identica situazione in cui José Mourinho lasciò l'Inter a Benitez dopo il triplete (con i "bonus" delle due supercoppe e il Mondiale per Club da giocarsi).
A letto senza cena. Il tecnico madrileno partì male, al limite del sacrilego, la foto di Mou nell'ufficio di Appiano Gentile era una reliquia da custodire gelosamente, non un fantasma da rinchiudere in soffitta. Porterà comunque a termine la missione Mondiale di Abu Dhabi a dicembre con il Mazembe, anche se i buoi, ormai, erano belli che scappati (e i fantasmi passano attraverso le porte, si sa). Già, non mangerà il panettone, la peggiore delle punizioni che avrebbero potuto infliggere al buon Rafa.