Albertini, un professionista che apre al rinnovamento

Calcio
Demetrio Albertini e Giancarlo Abete: possibile la staffetta alla presidenza della Figc

LA SCHEDA. Il profilo dell'ex regista del Milan, 43 anni e candidato alla presidenza della Figc, convince per concretezza e intelligenza. La sua missione è rappresentata dalla rottura con il passato, dal riportare il calcio al punto di partenza

di Federico Ferri

Demetrio Albertini compirà 43 anni tra poco più di un mese. Alla sua età, Paul McCartney aveva già chiuso da 15 anni l’esperienza con i Beatles, Steve Jobs era tornato a guidare la Apple da amministratore delegato, dopo averla fondata a 22 anni e poi temporaneamente abbandonata. L’attuale presidente del Consiglio Matteo Renzi ha quattro anni meno dell’ex milanista.

Insomma, il nostro concetto di età è molto relativo, soprattutto se si parla di incarichi dirigenziali. Albertini non è “un giovane”, ma un professionista pronto ad assumersi la responsabilità che deriva dalla sua esperienza, dal suo passato di calciatore, dal suo presente di dirigente. La responsabilità di guidare il cambiamento che non può più aspettare. Non voleva più aspettare neppure Albertini, che andò ai Mondiali da vice presidente federale e capo delegazione dimissionario, perché in quella Figc non vedeva prospettive di poter portare a termine le riforme necessarie. Si era dimesso prima di conoscere i risultati della Nazionale, non dopo.

Un quarantenne non è di per sé meglio di un settantenne. Sarebbe stupido anche soltanto pensarlo. Ma lo è se il quarantenne in questione rappresenta la spinta, la forza, la speranza di rompere con il passato. Lo è se porterà il governo del calcio a pensare in modo diverso, a ripartire da capo. Albertini sa come si lavora in Federazione come sapeva stare in uno spogliatoio, come sapeva guidare la sua squadra da regista. Concreto, silenzioso, instancabile, intelligente. Capello lo chiamava “il gesuita”, non soltanto per via del fratello prete. Usare un po’ di astuzia e di sano opportunismo potrebbe essere una carta vincente per giocare la partita contro politici di professione, e vincerla. Non nel nome della gioventù, ma del rinnovamento.