Figc, lascia anche Sacchi: "Sto combattendo lo stress"
CalcioL'ex ct ha rinunciato all'incarico di coordinatore tecnico delle giovanili azzurre che ricopriva dal 2010: "Lo stress è un avversario terribile, l'ho governato a lungo ma ora sta vincendo". Sulla Nazionale: "Poteva vincere il Mondiale solo per miracolo"
“Con dispiacere lascio un incarico cui tengo molto. Però ho un avversario terribile, che sono riuscito a governare per 22-23 anni e che alla fine però sta vincendo, ed è lo stress”. Sono le parole con cui Arrigo Sacchi ha motivato la decisione di non rinnovare il rapporto con la Federcalcio in qualità di coordinatore tecnico delle nazionali giovanili (da U-21 a U-16). Il contratto dell’ex ct azzurro, siglato nell’agosto del 2010, scadrà giovedì.
Sacchi, nella conferenza stampa indetta in Federcalcio a Roma, ha poi aggiunto che a pesare nella scelta di lasciare l’incarico, oltre allo stress, ci sono state anche valutazioni di carattere familiare e personale: “Ho avvisato la Figc già da un anno che a fine mandato avrei lasciato. Non sono stato un bravo padre, ho trascurato mia figlia, e non voglio fare lo stesso con la nipotina nata da poco. E poi non sono più un giovanotto, il mio recupero è più lento”.
“Abbiamo lavorato molto in questi 4 anni cercando di dare a questi ragazzi una mentalità e una dimensione internazionale, aumentando del 30-35% le partite - ha spiegato Sacchi -. In una nazione che non crede nei giovani dobbiamo ringraziare la Federazione per gli sforzi fatti”. La conferenza è stata aperta dalle parole del direttore generale della Figc, Antonello Valentini: “Siamo qui perché giovedì scade il contatto di Arrigo, per noi è stato un aiuto fondamentale per far rinascere il sistema delle nazionali giovanili. Ha deciso di lasciare l’incarico a fine mandato, nonostante le nostre insistenze. Speriamo che in futuro possa ripensarci”.
“In Brasile serviva un miracolo” – L’ex ct della Nazionale ha analizzato anche il pessimo bilancio dell’Italia ai Mondiali: “Era frutto dell’amore pensare che l’Italia potesse vincere il Mondiale. Ma non c’è stata una competizione che potesse indurci a generare questo pensiero. Nessun nostro club era entrato nei quarti di Champions. Sarebbe stato un miracolo, che non si è verificato. Sono stati commessi degli errori, qualcosa in più si poteva fare”. Sacchi ha poi proseguito: “Alcuni anni fa sono stato in Costa Rica a tenere un seminario di 6 giorni, oggi forse dovremmo chiamare un loro tecnico a tenere lezioni da noi... Quindi è il caso di rivedere qualcosa. Abbiamo dirigenti che pensano più al loro potere che al bene del sistema. Un po’ di autocritica per tutti non può che fare bene. Possiamo crescere solo se smettiamo di piangere. L’Italia ha esportato cultura per 1500 anni, ma dobbiamo dimenticare furbizia, arrivismo, scorciatoie, compromessi, altrimenti siamo out. Spero che il nostro Paese riesca a risorgere”.
Su Tavecchio – Arrigo Sacchi si è espresso anche sul caso Tavecchio, nell’occhio del ciclone dopo l“Ho visto che Tavecchio è stato attaccato molto, si è sbagliato, ma ci sono cose altrettanto gravi che trascuriamo. Lo conosco, di sicuro non è razzista. Stimo sia lui che Albertini, hanno fatto entrambi un buon lavoro. I programmi? Vedo che anche i politici non li dicono mai. In un paese civile ci dovrebbe essere un programma vantaggioso per il sistema, non per le singole componenti”.
Sacchi, nella conferenza stampa indetta in Federcalcio a Roma, ha poi aggiunto che a pesare nella scelta di lasciare l’incarico, oltre allo stress, ci sono state anche valutazioni di carattere familiare e personale: “Ho avvisato la Figc già da un anno che a fine mandato avrei lasciato. Non sono stato un bravo padre, ho trascurato mia figlia, e non voglio fare lo stesso con la nipotina nata da poco. E poi non sono più un giovanotto, il mio recupero è più lento”.
“Abbiamo lavorato molto in questi 4 anni cercando di dare a questi ragazzi una mentalità e una dimensione internazionale, aumentando del 30-35% le partite - ha spiegato Sacchi -. In una nazione che non crede nei giovani dobbiamo ringraziare la Federazione per gli sforzi fatti”. La conferenza è stata aperta dalle parole del direttore generale della Figc, Antonello Valentini: “Siamo qui perché giovedì scade il contatto di Arrigo, per noi è stato un aiuto fondamentale per far rinascere il sistema delle nazionali giovanili. Ha deciso di lasciare l’incarico a fine mandato, nonostante le nostre insistenze. Speriamo che in futuro possa ripensarci”.
“In Brasile serviva un miracolo” – L’ex ct della Nazionale ha analizzato anche il pessimo bilancio dell’Italia ai Mondiali: “Era frutto dell’amore pensare che l’Italia potesse vincere il Mondiale. Ma non c’è stata una competizione che potesse indurci a generare questo pensiero. Nessun nostro club era entrato nei quarti di Champions. Sarebbe stato un miracolo, che non si è verificato. Sono stati commessi degli errori, qualcosa in più si poteva fare”. Sacchi ha poi proseguito: “Alcuni anni fa sono stato in Costa Rica a tenere un seminario di 6 giorni, oggi forse dovremmo chiamare un loro tecnico a tenere lezioni da noi... Quindi è il caso di rivedere qualcosa. Abbiamo dirigenti che pensano più al loro potere che al bene del sistema. Un po’ di autocritica per tutti non può che fare bene. Possiamo crescere solo se smettiamo di piangere. L’Italia ha esportato cultura per 1500 anni, ma dobbiamo dimenticare furbizia, arrivismo, scorciatoie, compromessi, altrimenti siamo out. Spero che il nostro Paese riesca a risorgere”.
Su Tavecchio – Arrigo Sacchi si è espresso anche sul caso Tavecchio, nell’occhio del ciclone dopo l“Ho visto che Tavecchio è stato attaccato molto, si è sbagliato, ma ci sono cose altrettanto gravi che trascuriamo. Lo conosco, di sicuro non è razzista. Stimo sia lui che Albertini, hanno fatto entrambi un buon lavoro. I programmi? Vedo che anche i politici non li dicono mai. In un paese civile ci dovrebbe essere un programma vantaggioso per il sistema, non per le singole componenti”.