Capuano: "Salvo l’Arezzo e poi lo porto in Serie B"

Calcio
L'allenatore dell'Arezzo, Ezio Capuano
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Il tecnico dei toscani, appena ripescati nel girone A, è un veterano. "Eziolino" come lo chiamano molti, ha allenato anche in Belgio. Con gli amaranto spera di restare a lungo, ma il sogno è la panchina della Salernitana, squadra della sua città

di Gianluca Maggiacomo

"Sono uno che crede che fare l’allenatore sia un po' come fare il prete: una vocazione. Vivo per il risultato. Quando guido una squadra io rappresento il popolo. Sono un uomo vero, di sani principi e della più alta moralità”. Così si presenta Ezio Capuano. In arte, Eziolino. Classe 1965, salernitano. Dalla scorsa estate è alla guida dell’Arezzo appena ripescato in Lega Pro, girone A. E' uno sanguigno, il neo tecnico amaranto. Uno che quando ha qualcosa da dire lo fa senza problemi e per questo è spesso apprezzato dalle tifoserie. Non ama i social network, ma le sue conferenze stampa su You Tube sono un cult. In campo crede nella difesa a tre. Capuano nel Sud Italia è molto conosciuto per aver allenato tanto tra Serie D e, soprattutto, Serie C. Solo per fare qualche nome: Ebolitana, Trapani, Altamura, Potenza, Nocerina, Sora, Juve Stabia, Paganese e Casertana. Arezzo è la città più a Nord in cui è andato.

Partiamo da qui. Lei, uomo del Sud, come si sta trovando a Nord?
"Benissimo. Qui c’è una società fortissima. Questa estate, quando sono arrivato, la squadra era ancora in D ed era saltato il primo tentativo di ripescaggio in Lega Pro. Questo aveva creato tensione. Io mi sono caricato la squadra sulle spalle, ho cercato di ricompattare l’ambiente e adesso si vedono i frutti".

Già: la prima uscita da ultima arrivata non è andata male (0-0 in casa contro la Torres)?
"E’ stata una apoteosi. Siamo scesi in campo con una squadra costruita in pochi giorni e abbiamo esordito quando tutti gli altri avevano già due partite nelle gambe. Alla fine, però, è arrivato un punto preziosissimo e siamo stati premiati dall’abbraccio del pubblico di Arezzo. Credo sia il più bel pareggio della mia carriera".

Aveva detto che l’Arezzo in D era come vedere Belen fare la barista.
"E’ così: sono due cose inconcepibili per me. L’Arezzo merita ben altri palcoscenici".

E’ stato subito accontentato con il ripescaggio…
"Assolutamente, non poteva essere diversamente".

Adesso però viene il difficile: costruire un gruppo in poco tempo e partendo da un organico che doveva fare la D.
"Eh, sì… Abbiamo dovuto rifare la squadra. Stiamo lavorando notte e giorno per recuperare. Sappiamo che il primo mese sarà di sofferenza. Ma spero che poi le cose miglioreranno".

Dove può arrivare il suo Arezzo?
"Se riusciremo a salvarci senza passare per i play out sarà come aver vinto il campionato".

Che idea s’è fatto del girone A? Quali sono le squadre che si giocheranno la promozione in B?
"Credo che Novara, Monza e Cremonse, alla fine, saranno davanti a tutti. Detto ciò, sarà molto dura, soprattutto dopo l’eliminazione della Seconda Divisione".

Per chi non la conosce, chi è Eziolino Capuano? Ma soprattutto, a chi si ispira come allenatore?
"Mah, io ho studiato tanti tecnici. Credo però che uno è forte quando mette in campo le proprie idee. Uno che scopiazza non è un allenatore. Noi siamo come i pittori: bisogna saper anche inventare per dipingere un grande quadro".

Sì, ma il suo modello chi è?
"Io sono rimasto affascinato da Sacchi".

E cosa si riconosce in lei di Sacchi?
"L’equilibrio tattico e l’ordine di squadra".

Addirittura?
"Una squadra è forte quando ha equilibrio, non quando fa quattro passaggi di fila".

Lei è una star di Youtube, con le sue conferenze stampa. Ad Arezzo la conoscono sotto questo aspetto.
"Le mie esternazioni sono frutto del momento. Io sono fatto così. Se poi gli altri sono falsi… Io sono così come appaio".

Mister , usa i social network?
"No, nella maniera più assoluta".

Sa che su Facebook ha un fan club con quasi 500 iscritti?
"Sì, lo so ma non ci sono mai andato su Facebook. Tutta questa tecnologia non mi piace. Io ricordo e rimpiango quando si faceva la fila per telefonare con i gettoni. Se si potesse non usare i cellulari sarebbe ancora meglio".

Mister qual è il suo sogno nel cassetto?
"Nell’immediato salvare l’Arezzo e programmare qui la Serie B".

E in generale?
"È rimasto quello di quando ero bambino: allenare la Salernitana".

Ma con Lotito, parton della Salernitana, ci ha mai parlato?
"Sì, ci siamo visti nel 2012, quando la Salernitana tornò tra i professionisti. Mi aveva affidato la squadra e sono stato allenatore per due giorni. Poi fu preso Giuseppe Galderisi".

Cosa accadde in quei due giorni?
"Mah, non lo so. Probabilmente avevo promesso a Lotito di non far parola a nessuno del mio incarico con la Salernitana. Ne ho parlato con una persona a cui non dovevo dirlo e la cosa è saltata".

Ci rimase male?
Sospira. “Un uomo di calcio non deve mai rimanerci male per ciò che accade in questo mondo di grande ipocrisia e falsità”