Allegri contro Inzaghi. Storia di una "amichevole" antipatia
CalcioSTORIFY. Sabato sera Milan-Juve (anche in 3D su Sky) sarà lo scontro tra i due allenatori già protagonisti di diversi screzi. Il loro rapporto era nato bene, poi successe di tutto: tra panchine, esclusioni in Champions e la famosa lite del Vismara
di Francesco Giambertone
“Il piacere è tutto tuo”. Sabato sera, quando si vedranno di nuovo, potrebbero dirselo davvero. Massimiliano Allegri e Filippo Inzaghi non si sono mai andati giù. Questione di pelle, oltre che di rapporto umano e professionale. Troppo diversi, Max e Pippo: il toscanaccio bischero e testardo contro il piacentino serio e dialogante. Per uno “non esistono schemi”, per l’altro il dettaglio è tutto. L’uomo pragmatico che giustifica i mezzi con il fine del risultato, e il maniaco del lavoro giorno per giorno, allenamento dopo allenamento, su ogni angolo o rimessa, e “dove arriveremo si vedrà”. Ieri uno allenatore (mal digerito) dell’altro, oggi colleghi, rivali, a braccetto in testa alla classifica.
Allegri arrivò al Milan, e oggi alla Juve, passando da una sana gavetta di provincia, tra Aglianese, Spal, Grosseto, Lecco, Sassuolo e poi Cagliari; le notti di Champions non le ha mai vissute da giocatore, navigando sempre tra A e B, a faticare in mezzo al campo. Inzaghi sembra nato con la camicia, già sul palcoscenico. Quello rossonero, ovviamente: lui che al Milan ha dato tutto e dal Milan ha avuto forse di più, pratica la fede milanista come una religione ed è un devoto del presidente Berlusconi, che da Max invece non fu mai convinto a pieno, così come da Clarence, l’amico a cui Pippo ha sfilato la poltrona. L’incompatibilità tra i due mister delle capoliste non è figlia solo delle differenze di carattere (comunque più delle somiglianze, come la lunga lista di compagne): c’è molto di più. Ecco le tappe di un rapporto difficile, nato male e finito peggio…
“Il piacere è tutto tuo”. Sabato sera, quando si vedranno di nuovo, potrebbero dirselo davvero. Massimiliano Allegri e Filippo Inzaghi non si sono mai andati giù. Questione di pelle, oltre che di rapporto umano e professionale. Troppo diversi, Max e Pippo: il toscanaccio bischero e testardo contro il piacentino serio e dialogante. Per uno “non esistono schemi”, per l’altro il dettaglio è tutto. L’uomo pragmatico che giustifica i mezzi con il fine del risultato, e il maniaco del lavoro giorno per giorno, allenamento dopo allenamento, su ogni angolo o rimessa, e “dove arriveremo si vedrà”. Ieri uno allenatore (mal digerito) dell’altro, oggi colleghi, rivali, a braccetto in testa alla classifica.
Allegri arrivò al Milan, e oggi alla Juve, passando da una sana gavetta di provincia, tra Aglianese, Spal, Grosseto, Lecco, Sassuolo e poi Cagliari; le notti di Champions non le ha mai vissute da giocatore, navigando sempre tra A e B, a faticare in mezzo al campo. Inzaghi sembra nato con la camicia, già sul palcoscenico. Quello rossonero, ovviamente: lui che al Milan ha dato tutto e dal Milan ha avuto forse di più, pratica la fede milanista come una religione ed è un devoto del presidente Berlusconi, che da Max invece non fu mai convinto a pieno, così come da Clarence, l’amico a cui Pippo ha sfilato la poltrona. L’incompatibilità tra i due mister delle capoliste non è figlia solo delle differenze di carattere (comunque più delle somiglianze, come la lunga lista di compagne): c’è molto di più. Ecco le tappe di un rapporto difficile, nato male e finito peggio…