Inzaghi-Tevez, di nuovo contro. Come in quel Milan-Boca...
CalcioSabato sera Milan-Juve (su Sky anche in 3D): Superpippo e l'Apache si ritrovano dopo la finale di Coppa Intercontinentale del 2003, quando entrarono nella ripresa quasi contemporaneamente, entrambi con il 9 sulle spalle...
di Vanni Spinella
Quando sabato sera i loro sguardi si incroceranno, uno allenatore sulla panchina del Milan e l’altro in campo trascinatore della Juventus, potrebbero avere un attimo di esitazione.
“Ehi, ma non ci siamo già incontrati da qualche parte noi due?”. “Manchester?”. “No, mai emigrato in Premier. Ma ne ho appena fatto emigrare uno… Forse Mondiali 2006?”. “Non credo: mi ha eliminato la Germania…”. “Oh, mi spiace… io li ho vinti”. “Forse l’anno scorso, allora…”. “Impossibile, allenavo i ragazzini…”. “Stai a vedere che ci siamo incrociati a Yokohama”.
Ebbene sì: 14 dicembre 2003, finale di Coppa Intercontinentale tra Milan e Boca Juniors. E' lì, in Giappone, che Inzaghi e Tevez si incontrano per la prima volta. È il Boca di Pato (nel senso di “El Pato” Abbondanzieri, il portiere, non l’ex rossonero) e Schelotto (nel senso di Guillermo, idolo della Bombonera, non l’ex nerazzurro), allenato da Carlos Bianchi. Contro il Milan di Pirlo e Shevchenko, Seedorf e Rui Costa, vincitore della Champions, pochi mesi prima, contro la Juventus.
Carlos Tevez è un promettente attaccante di neanche 20 anni, Inzaghi ne ha già 30 compiuti, ma grazie alla dieta a base di bresaola sembra ancora un ragazzino. Entrambi partono dalla panchina. La partita si infiamma nella prima mezz’ora (vantaggio di Tomasson al 23’, pari di Donnet al 29’), poi il ritmo cala e nella ripresa ai due allenatori viene la stessa idea, quasi contemporaneamente. Gettare nella mischia un rapace dell’area di rigore e provare a vincerla con un guizzo. Il più veloce è Ancelotti, che al 69’ manda in campo Superpippo. Quattro minuti dopo Bianchi lo “copia”, ed ecco che inizia anche la partita di Tevez. Per pochi minuti non si trovarono fianco a fianco, accanto al quarto uomo, pronti a entrare insieme.
Entrambi in campo, entrambi con il 9 sulle spalle, entrambi sul filo del fuorigioco a fiutare il pallone giusto. Non si incrociano mai, giocando agli estremi del campo, motivo per cui sabato sera potrebbero anche non ricordarsi l’uno dell’altro. E poi è storia di 11 anni fa… Finì ai rigori, per chi si stia chiedendo chi ebbe la meglio, ma nessuno dei due calciò dal dischetto. Tirò Costacurta, invece, e i tifosi del Milan se lo ricordano bene per quella zappata che sollevò tanta ironia insieme a qualche zolla (Pirlo e Seedorf, che sbagliarono prima di lui, lo ringraziano ancora oggi per aver cancellato i loro errori dalla memoria collettiva).
Certo, Billy avrebbe dovuto cogliere i segnali e capire che non era serata all’ultima azione della partita: Burdisso lancia il pallone in avanti senza troppe pretese, più che altro per liberarsene, Tevez ci si fionda, nonostante Maldini e Costacurta siano in vantaggio e possano tranquillamente amministrare. Billy, però, inspiegabilmente si appisola, liscia il pallone e deve ringraziare che Dida sia pronto a riceverlo alle sue spalle, perché con l’Apache lì nei paraggi c’è poco da scherzare… Ecco, adesso forse a Inzaghi è tornato in mente qualcosa. “Aspettate un attimo che vado a fare quattro chiacchiere con i miei difensori…”.
Quando sabato sera i loro sguardi si incroceranno, uno allenatore sulla panchina del Milan e l’altro in campo trascinatore della Juventus, potrebbero avere un attimo di esitazione.
“Ehi, ma non ci siamo già incontrati da qualche parte noi due?”. “Manchester?”. “No, mai emigrato in Premier. Ma ne ho appena fatto emigrare uno… Forse Mondiali 2006?”. “Non credo: mi ha eliminato la Germania…”. “Oh, mi spiace… io li ho vinti”. “Forse l’anno scorso, allora…”. “Impossibile, allenavo i ragazzini…”. “Stai a vedere che ci siamo incrociati a Yokohama”.
Ebbene sì: 14 dicembre 2003, finale di Coppa Intercontinentale tra Milan e Boca Juniors. E' lì, in Giappone, che Inzaghi e Tevez si incontrano per la prima volta. È il Boca di Pato (nel senso di “El Pato” Abbondanzieri, il portiere, non l’ex rossonero) e Schelotto (nel senso di Guillermo, idolo della Bombonera, non l’ex nerazzurro), allenato da Carlos Bianchi. Contro il Milan di Pirlo e Shevchenko, Seedorf e Rui Costa, vincitore della Champions, pochi mesi prima, contro la Juventus.
Carlos Tevez è un promettente attaccante di neanche 20 anni, Inzaghi ne ha già 30 compiuti, ma grazie alla dieta a base di bresaola sembra ancora un ragazzino. Entrambi partono dalla panchina. La partita si infiamma nella prima mezz’ora (vantaggio di Tomasson al 23’, pari di Donnet al 29’), poi il ritmo cala e nella ripresa ai due allenatori viene la stessa idea, quasi contemporaneamente. Gettare nella mischia un rapace dell’area di rigore e provare a vincerla con un guizzo. Il più veloce è Ancelotti, che al 69’ manda in campo Superpippo. Quattro minuti dopo Bianchi lo “copia”, ed ecco che inizia anche la partita di Tevez. Per pochi minuti non si trovarono fianco a fianco, accanto al quarto uomo, pronti a entrare insieme.
Entrambi in campo, entrambi con il 9 sulle spalle, entrambi sul filo del fuorigioco a fiutare il pallone giusto. Non si incrociano mai, giocando agli estremi del campo, motivo per cui sabato sera potrebbero anche non ricordarsi l’uno dell’altro. E poi è storia di 11 anni fa… Finì ai rigori, per chi si stia chiedendo chi ebbe la meglio, ma nessuno dei due calciò dal dischetto. Tirò Costacurta, invece, e i tifosi del Milan se lo ricordano bene per quella zappata che sollevò tanta ironia insieme a qualche zolla (Pirlo e Seedorf, che sbagliarono prima di lui, lo ringraziano ancora oggi per aver cancellato i loro errori dalla memoria collettiva).
Certo, Billy avrebbe dovuto cogliere i segnali e capire che non era serata all’ultima azione della partita: Burdisso lancia il pallone in avanti senza troppe pretese, più che altro per liberarsene, Tevez ci si fionda, nonostante Maldini e Costacurta siano in vantaggio e possano tranquillamente amministrare. Billy, però, inspiegabilmente si appisola, liscia il pallone e deve ringraziare che Dida sia pronto a riceverlo alle sue spalle, perché con l’Apache lì nei paraggi c’è poco da scherzare… Ecco, adesso forse a Inzaghi è tornato in mente qualcosa. “Aspettate un attimo che vado a fare quattro chiacchiere con i miei difensori…”.