L'OPINIONE. Solo quattro allenatori finora hanno veramente capito l'Inter: Herrera, Trapattoni, ovviamente Mourinho e per l'appunto Mancini. Scelto da Thohir, senza nemmeno l'imbeccata di Moratti. Per recuperare tutto quel che deve essere recuperato
di Massimo Corcione
Tradito dalla pioggia, lui come milioni di italiani in questo autunno sott’acqua. A Walter Mazzarri è bastato averla citata come alibi per l’ultima figuraccia della sua Inter: il mondo gli si è rivoltato contro. Quello interista, ovviamente: un mondo particolare che solo quattro allenatori hanno davvero compreso appieno, nella storia.
Helenio Herrera fu il primo, Giovanni Trapattoni il secondo, poi un muro di incomprensioni che proprio Roberto Mancini riuscì ad abbattere, gestendo la guerra contro l’Inter della Triade e riportando lo scudetto sulla maglia. Un terreno splendidamente preparato che consentì a José Mourinho di raccogliere frutti straordinari. Senza Mancini il Triplete non ci sarebbe mai stato, e questa è una verità indubitabile.
Ecco perché Thohir ha scelto Mancini: Mazzarri l’aveva trovato, Mancini invece l’ha assunto lui. Da solo, senza neppure l’imbeccata di Moratti che WM aveva imparato ad apprezzarlo quando, deluso anche allora da un’altra Inter mediocre, sempre più spesso cambiava canale per vedersi in tv il Napoli dei tre tenori.
Thohir e l’Inter devono riconquistare la piazza, le cifre del distacco sono impressionanti. Si va dall’audience televisiva (mai così in basso) alle presenze allo stadio, alla campagna spontanea sui social che sprigiona un’energia negativa da neutralizzare subito: numeri in rosso che minacciano l’intero business. Perché l’Inter da affare di famiglia, un costosissimo affare visti i milioni di euro spesi dai Moratti, è diventato business come le nuove regole del gioco impongono. Impossibile accettare che quella massa di sette milioni di fans che le ricerche accreditano alla bandiera nerazzurra potesse sgretolarsi per mancata sintonia tra società e tifosi. La pioggia ha aggiunto solo l’ultima goccia.
Tradito dalla pioggia, lui come milioni di italiani in questo autunno sott’acqua. A Walter Mazzarri è bastato averla citata come alibi per l’ultima figuraccia della sua Inter: il mondo gli si è rivoltato contro. Quello interista, ovviamente: un mondo particolare che solo quattro allenatori hanno davvero compreso appieno, nella storia.
Helenio Herrera fu il primo, Giovanni Trapattoni il secondo, poi un muro di incomprensioni che proprio Roberto Mancini riuscì ad abbattere, gestendo la guerra contro l’Inter della Triade e riportando lo scudetto sulla maglia. Un terreno splendidamente preparato che consentì a José Mourinho di raccogliere frutti straordinari. Senza Mancini il Triplete non ci sarebbe mai stato, e questa è una verità indubitabile.
Ecco perché Thohir ha scelto Mancini: Mazzarri l’aveva trovato, Mancini invece l’ha assunto lui. Da solo, senza neppure l’imbeccata di Moratti che WM aveva imparato ad apprezzarlo quando, deluso anche allora da un’altra Inter mediocre, sempre più spesso cambiava canale per vedersi in tv il Napoli dei tre tenori.
Thohir e l’Inter devono riconquistare la piazza, le cifre del distacco sono impressionanti. Si va dall’audience televisiva (mai così in basso) alle presenze allo stadio, alla campagna spontanea sui social che sprigiona un’energia negativa da neutralizzare subito: numeri in rosso che minacciano l’intero business. Perché l’Inter da affare di famiglia, un costosissimo affare visti i milioni di euro spesi dai Moratti, è diventato business come le nuove regole del gioco impongono. Impossibile accettare che quella massa di sette milioni di fans che le ricerche accreditano alla bandiera nerazzurra potesse sgretolarsi per mancata sintonia tra società e tifosi. La pioggia ha aggiunto solo l’ultima goccia.