Auguri, Mancio! 50 motivi per cui è già un'icona del calcio

Calcio

Vanni Spinella

Roberto Mancini è nato a Jesi il 27 novembre 1964. Uno dei migliori "10" del calcio italiano da giocatore, un vincente da allenatore
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L'allenatore dell'Inter festeggia oggi 50 anni. Li ripercorriamo con un elenco di ragioni che lo collocano di diritto nella storia del pallone. I gol di tacco, il ciuffo, il tandem con Vialli, la Premier festeggiata con la bandiera italiana...

Roberto Mancini compie oggi 50 anni. Nato a Jesi il 27 novembre del 1964 è stato uno dei più grandi “10” del calcio italiano. Conclusa la carriera da giocatore, spesa quasi tutta alla Sampdoria con un ottimo epilogo alla Lazio, ha intrapreso quella da allenatore, mantenendo lo stesso gusto per il bello che lo guidava sul campo. Fiorentina, Lazio, Inter, Manchester City, Galatasaray e di nuovo Inter. Un leader nato: carismatico, perfezionista, geniale. Dicono anche vanitoso. E spocchioso, ma lui assicura che sia solo una maschera, per difendersi. Ad ogni caso, un simbolo del calcio, per almeno 50 motivi.

1. Il debutto in A a 16 anni e 10 mesi: un anno dopo l’età di Rivera, più o meno come Totti, quasi tre anni prima di Baggio e due prima di Del Piero. La stirpe dei grandi “10” italiani si riconosce presto.
2. Il tandem d’attacco con Vialli: la mente e il braccio, gli assist e i gol della Samp più bella di sempre.
3. Ha vinto due scudetti, ma con Sampdoria e Lazio. È l’unico fuoriclasse a cui è riuscita questa impresa.
4. L’esordio sulla panchina della Fiorentina, senza patentino. Con tutte le polemiche annesse.
5. Quella mano passata tra i capelli, per sistemarsi il ciuffo. Quasi un tic.
6. Il gol di tacco al Parma, sotto l’incrocio. Non serve aggiungere altro.
7. Il rapporto travagliato con la Nazionale, alla quale fu lui a dire basta. “Era inutile farsi dolcemente umiliare”, scrisse Sconcerti.
8. Via di casa a 13 anni, sapendo già che sarebbe diventato un calciatore.
9. La prima stagione in A, nel Bologna, a diciassette anni: gioca 30 partite su 30, segnando 9 gol.
10. L’eleganza con cui indossava la maglia blucerchiata a maniche lunghe della Sampdoria.
11. La collezione di sciarpe.
12. Accanto a lui hanno dato il meglio Vialli, Chiesa, Montella, Salas. Aveva sempre un assist per tutti.
13. Il mese al Leicester, in Premier: il suo ultimo contratto da giocatore.
14. L’esultanza polemica, girandosi verso i due tifosi interisti che non credevano alla rimonta, dopo il gol-vittoria di Recoba in Inter-Samp 3-2.
15. La differenza con Baggio: lui ha messo d’accordo tutti i suoi allenatori. Sempre titolare.
16. Il gol alla Roma nel derby del 1998, colpendo al volo la palla che gli arrivava da dietro, su lancio di Mihajlovic. Due giorni prima aveva compiuto 34 anni.
17. L’intesa con Mihajlovic anche in panchina: lo ebbe come vice per due anni all’Inter.
18. La Supercoppa Italiana vinta con l’Inter nel 2005: 1-0 contro la Juve firmato da Veron ai supplementari. La fine di una maledizione per i nerazzurri.
19. L’esultanza polemica, correndo verso la tribuna e sbraitando contro i giornalisti italiani dopo il gol alla Germania a Euro ’88.
20. La collezione di Coppe Italia. 6 quelle vinte da giocatore, 4 da allenatore: un record.
21. Lo sfogo in conferenza-stampa dopo l’eliminazione in Champions contro il Liverpool. In pratica, una richiesta di esonero che Moratti esaudirà a fine stagione.
22. L’esultanza sotto la pioggia di Parma, dopo la vittoria dello scudetto, abbracciato a Stankovic: finalmente spettinato.
23. Fu il primo a credere in Julio Cesar, quando il portiere titolare era Toldo.
24. La Premier vinta con il Manchester City al 94° dell'ultima partita di campionato: un titolo che mancava da 44 anni.
25. La lite con l'Apache e poi... la pace.
26. Quella fissa per Cesar. Alla fine Moratti glielo compra: giocherà 13 partite in 6 mesi.
27. La pazienza dimostrata con Balotelli.
28. Il litigio con Balotelli (quando lo sostituisce e lo riprende per un inutile colpo di tacco in amichevole).
29. Il litigio con Balotelli (per un tackle troppo duro di Balo su Sinclair in allenamento: spintoni e strattoni ).
30. Le proposte fatte ad Adani e Puyol, a caccia di un vice per la sua nuova Inter.
31. Il rapporto con Ibrahimovic, che una volta esultando l’ha scaraventato a terra: non l’ha mai fatto con nessun altro allenatore.
32. Javier Zanetti mezzala: è lui che lo reinventa mediano quando per tutti può giocare solo in fascia.
33. La passione per gli yacht, che ha iniziato anche a produrre in qualità di socio della Kifaru (“rinoceronte” in lingua swahili).
34. La maglia numero 7, indossata al Bologna. Che strana sensazione.
35. Il 4-4-2 nella prima Inter con la mediana composta da 4 centrocampisti centrali di livello mondiale: Veron, Cambiasso, Davids, Stankovic.
36. Il coro “Mancini oh-oh” dei tifosi del City, sulle note di “Volare”.
37. La bandiera dell’Italia esibita durante la premiazione per la vittoria della Premier.
38. Le cene con Mario Sconcerti: quelle di cui Mourinho “accusava” il giornalista italiano, dicendo di non voler essere “suo amico”.
39. Il rombo con Stankovic trequartista: una sua intuizione.
40. Il suo omonimo brasiliano si chiama così in suo onore: nasce come “mansinho” ("mansueto"), poi Cerezo lo cambia in “Mancini” proprio pensando al Mancio.
41. Ad accomunarli un colpo di tacco, ma Mancini non ha mai allenato Mancini.
42. Ha allenato Adriano, Vieri, Ibrahimovic, Crespo, Tevez, Dzeko, Aguero, Drogba…
43. Nei suoi staff nel corso degli anni: Lombardo, Salsano, Mihajlovic, Platt. Cara vecchia scuola Samp.
44. La difficile stagione al Galatasaray, da subentrato. Con una Coppa di Turchia messa comunque in bacheca.
45. Il suo dribbling secco, fatto di sterzate e finte con il tronco del corpo.
46. La chioma al vento mentre correva. Sembrava quasi che non sudasse.
47. Il gol contro il Napoli nell’anno dello scudetto con la Samp: girata al volo, in corsa, palo-gol. Tutto il San Paolo lo applaudì. Per il Mancio è il suo gol più bello.
48. La proposta fatta al presidente Mantovani: avrebbe rinunciato a 50 milioni di contratto per avere la fascia di capitano della Samp. Mantovani gli disse no. Dovette aspettare fino al 1991, dopo la partenza di Luca Pellegrini.
49. Lo spot della consolle di videogiochi “Sega Megadrive”, insieme a Zenga, Lentini e… Jerry Calà.
50. Compì 40 anni al suo arrivo in nerazzurro, ne fa 50 ora che è tornato.