Lotito, una telefonata che distrugge le certezze dello sport

Calcio

Massimo Corcione

Le parole del presidente della Lazio sono meglio di un manifesto programmatico. Diciamocelo: un brutto manifesto, che mina il sistema alla base. Distrugge anche la certezza del risultato, quella sulla quale si costruisce la credibilità dello sport

Non è solo questione di metodo. Le parole di Lotito, registrate dal Direttore Generale dell’Ischia e riprodotte in esclusiva da Repubblica.it, sono sostanza: l’immagine proposta del calcio è quella di un teatrino con un burattinaio pronto a muovere i fili e dare (finta) anima a protagonisti senza autonomia.

Beretta? Conta zero. Macalli? Conta zero. I soldi? Li trovo io. Alla serie B dico che Carpi e Frosinone in A non ce li voglio. Una telefonata che è meglio di un manifesto programmatico. Diciamocelo: un brutto manifesto, che mina il sistema alla base. Distrugge anche la certezza del risultato, quella sulla quale si costruisce la credibilità dello sport.

In Inghilterra c’è il campionato che produce i maggiori guadagni: accanto a Manchester e Chelsea c’è il Burnley, rappresenta una città di 70 mila abitanti del Lancashire. Gioca nello stesso stadio da un secolo e mezzo e garantisce orgoglio e passione senza dover giustificare le proprie dimensioni non metropolitane. E nessuno si sogna di contestarne la presenza.

Fanno male al povero calcio italiano le società piene di debiti, quelle dove la proprietà è misteriosa e gli stipendi non si pagano da mesi, quelle che hanno stadi vuoti e non fanno nulla per riempirli. Fa malissimo un governo che si preoccupa di far clientela, non di far bene. Le repliche e le precisazioni non spostano di un centimetro la questione. Abodi, il presidente della B, elettore già pentito di questa maggioranza federale, garantisce che questa (brutta) storia non potrà finire così. Per il bene del calcio, per il bene di tutti.