Se ne va Pesaola: il Petisso dal cappotto portafortuna

Calcio
Bruno Pesaola con il suo cappotto di cammello portafortuna

E' morto all'ospedale Fatebenefratelli di Napoli, dove era ricoverato da qualche giorno, uno dei simboli azzurri: prima da calciatore, poi da allenatore. Guidò, dalla panchina, la Fiorentina allo scudetto nel '69. Fra due mesi avrebbe compiuto 90 anni

E' morto nell'ospedale Fatebenefratelli di Napoli, dove era ricoverato da qualche giorno, Bruno Pesaola, per tutti 'il Petisso', calciatore ed allenatore argentino, naturalizzato italiano. Era nato a Buenos Aires e fra due mesi avrebbe compiuto 90 anni. Il 'Petisso' Pesaola fu ingaggiato dalla Roma nel 1947 e negli anni successivi giocò con Novara, Napoli, Genoa e Scafatese. Disputò anche una partita da oriundo con la maglia della Nazionale italiana maggiore ed una con la Nazionale B. Nella stagione 1961-62 cominciò la carriera di allenatore, culminata con uno scudetto vinto alla guida della Fiorentina nel 1969. Per molti anni allenò a Napoli, città nella quale ha sempre vissuto, concludendo la sua carriera come tecnico nella Puteolana nel 1985. «Il cappotto di cammello e la nuvola di fumo delle sigarette, una perennemente tra l’indice e il medio della mano destra con cui incitava la squadra ad andare avanti, ma era un gesto solo per il pubblico, perché con la mano sinistra, ben nascosta agli spettatori, segnalava alla squadra di stare dietro.
Può essere questa la foto simbolo di Bruno Pesaola, il petisso? Il cappotto portafortuna, le sigarette, le panchina di mille gioie e dolori, le furbate tattiche.
Tre sono i cappotti di cammello famosi. Quello di Alain Delon nel film “La prima notte di quiete”. L’altro di Marlon Brando in “L’ultimo tango a Parigi”. Film del 1972. Ma il primo, e il più noto a Napoli, e fuori Napoli, è stato il cappotto portafortuna di Bruno Pesaola allenatore, indossato sette anni prima di Delon e Brando e immortalato in centinaia di foto negli stadi. “E ancora con ‘sto cappotto di cammello. Un’invenzione dei giornalisti. Io non c’entro niente”.
Ma dài, racconta.
Ero a Sanremo dove c’è un negozio di abbigliamento con tutte le novità e molti capi francesi, alla moda, ma proprio alla moda. Cose belle, belle, belle. E vedo in vetrina un cappotto bellissimo. Costava un sacco di soldi, mortacci! Io compro ‘sto cappotto. Lo indosso a Napoli e si vinceva. E i giornalisti a scrivere che io vincevo perché avevo il cappotto di cammello, il mio portafortuna. Ma io il cammello ce l’avevo qui, in testa”».
Da “Il tango del Petisso”
Pesaola, Napoli e il Napoli
di Mimmo Carratelli
Vele Bianche Editore

Fiorentina con il lutto al braccio
- Lutto al braccio e un minuto di raccoglimento prima della gara di domenica sera al Franchi contro il Chievo: così la Fiorentina onorerà Bruno Pesaola, l'allenatore dell'ultimo scudetto vinto dal club viola (nel 1969) scomparso oggi all'età di 89 anni. La Fiorentina però già oggi ha voluto ricordare Pesaola, Petisso come era soprannominato, con un messaggio diramato attraverso propri canali ufficiali. Un messaggio di condoglianze ma anche di ricordi: "Il Petisso è stato uno degli allenatori più importanti della storia della nostra società avendo guidato con il suo straordinario carisma la squadra che ottenne lo scudetto nella stagione 1968-69. La proprietà, la dirigenza e tutta la società viola si stringono con affetto al dolore della famiglia. Il ricordo di Pesaola resterà per sempre nei cuori di tutti coloro che amano la Fiorentina".