Bruno Pesaola. Una vita fatta di Napoli, poker e sigarette

Calcio

Massimo Corcione

Bruno Pesaola sulla panchina del Napoli con Palanca e lo storico massaggiatore azzurro Carmando
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Il PERSONAGGIO. Voce arrochita da sessanta sigarette al giorno e cappotto di cammello indossato per scaramanzia anche a maggio. Il Petisso è stato un rivoluzionario anche della comunicazione. Se n'è andato nella città che più amava e lo amava

Scusi, Pesaola, lei ci ha preso in giro: non aveva detto che sarebbe venuto qui a Bergamo per giocare tutti all’attacco? E invece il Bologna non ha mai superato la metà campo…”
“Si vede che l’Atalanta mi ha rubato la idea


Uno che risponde così ha vinto, a prescindere dal risultato. Se poi aggiungi la voce arrochita da sessanta sigarette al giorno, il cappotto di cammello indossato per scaramanzia anche a maggio e la cravatta allentata come usava nei film francesi del bianco e nero, ecco disegnato il personaggio Bruno Pesaola, detto il Petisso (il piccolino) argentino nato per sbaglio (nel 1925) lontano da Napoli che al Napoli ha consacrato la sua vita calcistica. L’allenatore che aveva formato la coppia impossibile Altafini-Sivori, sfiorando uno scudetto che avrebbe fatto impazzire la città ancor più di quanto non abbia fatto Maradona.

Ma anche l’allenatore che fece vincere lo scudetto alla Fiorentina nel 1969 con una squadra finalmente giovane. O il giocatore di poker che - si dice – lasciò sul tavolo verde al suo presidente l’ingaggio di un anno. Eppure per lui le vittorie più belle sono state sempre la coppa Italia e la promozione in Serie A conquistate con il Napoli al primo anno passato in panchina (anno 1962) e quella salvezza disperata ottenuta nel 1983 con lui che allenava i giornalisti a bordocampo e Gennaro Rambone sul prato a cercare di spiegare l’essenzialità del calcio italiano a Rudi Krol e Ramon Diaz.

Da calciatore era arrivato in Italia per giocare nella Roma. Scoprì anche la bella vita, sposò una miss quando si trasferì a Novara, si cibò solo di calcio e poker a Napoli, la città che lo rispetterà sempre come campione di vita. Anche ora che la vita del Petisso è solo un ricordo, da conservare e maneggiare con cura.