Vergassola, capitan Siena dice basta: "E' ora di smettere"

Calcio
Simone Vergassola, nato a La Spezia nel 1976, iniziò nella Carrarese per poi giocare 5 campionati (in A e B) con la Samp e tre con il Torino, prima di arrivare a Siena nel 2004 (Foto Getty)
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Classe '76 e una carriera iniziata nella Carrarese. Poi Genova, sponda Samp, per 5 campionati (in A e B); tre le stagioni trascorse al Torino prima di arrivare in Toscana nel 2004: "Farò fatica a non sentire più il coro 'c'è solo un capitano!' "

Simone Vergasssola appende le scarpette al chiodo. Lo fa con una lettera aperta ai tifosi di Siena, spiegando di aver provato fino a pochi giorni fa a superare l'infortunio che lo scorso anno lo ha di fatto tenuto lontano tutta la stagione dai compagni della Robur nata sulle ceneri dell'AC Siena, la società fallita al termine della stagione 2013-2014, che lo scorso anno ha disputato, vincendolo, il campionato di Serie D. "Dopo tanti anni trascorsi sui campi di calcio, è arrivato per me il momento di fermarsi" scrive il capitano bianconero ringraziando anche i dirigenti della Robur e il presidente Antonio Ponte "che mi avrebbero voluto ancora con loro in un ruolo tecnico per la prossima stagione".

Vergassola, nato a La Spezia nel 1976, iniziò nella Carrarese per poi giocare 5 campionati (in A e B) con la Sampdoria e tre con il Torino, prima di arrivare a Siena nel 2004, adesso preferisce prendersi "una pausa per riflettere e valutare quale sara' il mio futuro. L'idea di allenare mi attira, ma ho bisogno di ponderarla bene e soprattutto di prepararmi come si deve per affrontare un nuovo ruolo dopo tanti anni passati in campo".

Una scelta non facile, aggiunge, "perche' mi sento un po' senese, la mia famiglia è stata adottata da questa citta' e vivro' qui anche in futuro", prosegue ricordando il presidente che lo porto' in Toscana, Paolo De Luca, e il direttore Nelso Ricci. Undici anni ricchi "di tante soddisfazioni, dell'affetto della gente e anche di qualche amarezza, ma il bilancio umano resta ampiamente soddisfacente" continua Vergassola ricordando anche l'amarezza del fallimento ma anche il grande affetto dei tifosi: "Personalmente, farò fatica a non sentire più quel coro che mi ha accompagnato per tanti anni: "Un capitano, c'è solo un capitano...". A loro assicura che la sua nuova vita si apre con una certezza: "Ogni volta che potrò, sarò sugli spalti a tifare Robur".