Roma-Juve, il gioco delle torri. Dzeko-Mandzukic colossi del gol

Calcio

Vanni Spinella

dzeko-mandzukic

Il big match alle 18 (diretta Sky). Superata l'era del falso nueve, Garcia e Allegri hanno costruito le squadre su di loro: sgomitano, creano spazi, fanno la sponda. Entrambi figli della ex-Jugoslavia lanciati dal Wolfsburg, dove per qualche mese furono anche compagni

La domanda non è tanto chi dei due buttereste giù dalla torre, ma quale delle due torri butterà giù per prima la difesa avversaria. Salutata l’era del falso nueve, Juventus e Roma si sono adattate al gioco del momento, quello della torre appunto, e in estate hanno piazzato i loro totem a centroarea. Il primo big-match stagionale, di conseguenza, ha il sapore della sfida ad alta quota tra Dzeko e Mandzukic.


Quando giocavano insieme... -
Entrambi figli della ex-Jugoslavia (Dzeko, bosniaco, è cresciuto a Sarajevo schivando le bombe; Mandzukic, croato, si rifugiò con la famiglia in Germania quando scoppiò la guerra), entrambi classe ’86 con una differenza di 2 mesi d’età (il romanista è più anziano) e di 6 centimetri di stazza (193-187 per Dzeko). A lanciare entrambi, ennesimo punto in comune, il Wolfsburg, dove furono anche compagni di squadra per pochi mesi nella stagione 2010-2011. Compagni sì, ma non pensate a un tandem d’attacco. Il titolare è Dzeko, ruolo che si è guadagnato a suon di gol trascinando la squadra alla conquista del titolo due stagioni prima; Mandzukic parte dalla panchina o al massimo gioca largo a sinistra, finché a gennaio del 2011 il Manchester City non mette gli occhi sul bosniaco, liberando la casella davanti. Ecco perché un gol “costruito” insieme come quello segnato al Mainz resta una rarità.
 


Numeri da giganti - Il Wolfsburg come anticamera di lusso, poi ognuno trova la propria big: Dzeko, come detto, abbraccia gli sceicchi del City, Mandzukic mette nel curriculum Bayern Monaco e Atletico Madrid. Ora l’Italia. Con loro, sia Roma che Juve hanno cambiato modo di giocare: Garcia, finalmente, ha il centravanti che in tante partite gli è mancato per spostare l’ago della bilancia. Alla prima uscita non ha trovato il gol, ma si è distinto per il numero di sponde positive (8, nessuno meglio in serie A) a favore dei compagni che si inseriscono. Anche il cambio di filosofia di Allegri trova riscontro nei numeri: contro l’Udinese, la Juventus ha fatto registrare 34 cross su azione. Non ne faceva così tanti dal maggio 2013. Se hai Mandzukic davanti è la scelta più saggia, se è vero che nei suoi anni tra Bundesliga e Liga ha segnato di testa 28 dei 65 gol totali. Uno solo da fuori area, e risale ai tempi del Wolfsburg. Aggiungiamoci gli 11 (in 30 gare) di Champions (competizione che, curiosamente, per la terza volta disputerà con la squadra uscita sconfitta dalla finale precedente): tutti dentro l’area, di cui 7 di testa.


Con Pep neanche un caffè - Squadre e gioco studiati per loro, insomma. Le premesse migliori per costruire un sano rapporto con l’allenatore e dimenticare il recente passato. Entrambi arrivano in Serie A dopo una stagione tutto sommato "riposante": per Pellegrini Dzeko era ormai la riserva di Aguero, mentre Simeone non si è certo strappato i capelli vedendo partire Mandzukic (lo stesso Cholo si è accorto subito che il croato non poteva essere il nuovo Diego Costa all’interno del suo sistema di gioco, tanto che non ebbe problemi a dichiarare che “Mario va rifornito di continuo, mentre Diego a volte è autosufficiente”). Meglio sorvolare invece sul rapporto con Guardiola, con il quale Mandzukic non prenderebbe nemmeno un caffè (parole sue), e che la dice lunga sulla capacità di Pep di scegliersi sempre nemici “piccolini”, visti i precedenti con Ibra.


Incroci precedenti - L’area di rigore è il loro ring, ma al massimo incroceranno lo sguardo nel tunnel degli spogliatoi o su qualche calcio d’angolo. Per il resto sarà duello a distanza. I precedenti risalgono alla Champions 2013-2014, con Bayern Monaco e Manchester City nello stesso girone. All’andata (3-1 per il Bayern a Manchester), Mario in panca e Edin che non ne becca una, chiuso tra Dante e Boateng; al ritorno (3-2 per il City) tanto lavoro sporco che favorisce i compagni, ma nessuno dei due va in gol. Si riparte da stasera: 0-0 e palla al centro. Loro non chiedono altro.