Batosta Milan, poker del Napoli a San Siro. La super Fiorentina è sola al comando

Calcio

Serata da incubo dei rossoneri di Mihajlovic, che cadono sotto i colpi di Allan, Insigne (doppietta) e l'autorete di Ely. I viola battono 3-0 l'Atalanta e guidano da soli la Serie A: non succedeva dal 7 febbraio del '99. Ilicic su rigore e Borja Valero decidono la sfida del Franchi già nel primo tempo. Nel finale il tris di Verdù

MILAN-NAPOLI 0-4
13' Allan, 48' e 68' Insigne, 77' aut. Ely

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Un avvertimento bello forte perché le migliori non sono lontane e il Napoli non ha ancora mostrato tutto il suo potenziale. La squadra di Sarri c'è, continua a crescere e comincia a far paura. L'ennesima prova, per chi non ancora credesse nelle possibilità di questa squadra e, soprattutto, di questo allenatore, l'ha data la gara di San Siro vinta 4-0 con una semplicità disarmante su un Milan agonizzante, confusionario che sembra non essere in grado di esprimere ciò che Mihajlovic gli chiede. Stupefacente la facilità con cui il Napoli ha saputo insinuarsi nelle giocate tra le linee rossonere sfruttando l'ampiezza quando necessario, verticalizzando per imprimere all'azione la spinta decisiva per finalizzare la mole di gioco prodotta.

Le scelte di Sinisa hanno riproposto un solito 4-3-1-2 con Bonaventura ad agire dietro le spalle di Luiz Adriano e Bacca praticamente mai serviti a dovere e per questo ai margini del gioco. La difesa con Ely e Zapata ha fatto ciò che ha potuto perché Higuain e Callejon lì davanti non danno punti di riferimento. La bravura di Sarri (oltre tutto il resto) sta nell'aver convinto due giocatori del genere a pensare insieme e per la squadra, a mettere a disposizione le proprie qualità: non a caso il raddoppio di Insigne è arrivato dall'ennesima combinazione con El Pipita. Di Allan, ancora di Insigne e un autogol di Ely il resto delle marcature.

Il Milan non ha dato parvenza di avere un'identità, nemmeno un'idea di gioco. Reparti completamente slegati, difesa lasciata in balia delle scorribande avversarie senza avere nessun tipo di protezione da un centrocampo che resta costantemente fuori dal gioco incapace di accorciare nel tanto paventato recupero alto del pallone, né di fare blocco per impedire agli avversari di attaccare tra le linee.

Insomma il Napoli ha strameritato il successo, vincendo nettamente e giustamente per quanto dimostrato in campo. La squadra di Sarri c'è anche per lo Scudetto. Il Milan, fischiato pesantemente dai propri tifosi, è lontanissimo dall'obiettivo minimo: avviare un progettio che dia l'idea di poter essere, un giorno, nuovamente vincente.

FIORENTINA-ATALANTA 3-0
5' rig. Ilicic, 34' Borja Valero, 90' Verdù

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Atalanta colpita e affondata, la Fiorentina è da sola in testa alla classifica di Serie A. Un successo netto, nel risultato e soprattutto nel gioco offerto dalla squadra di Paulo Sousa, che dopo la frenata dell’Inter in casa della Sampdoria (1-1), scatta da sola al comando. Cosa che non accadeva dal 7 febbraio del 1999, quando al termine della 20.a giornata i viola, allora allenati da Giovanni Trapattoni, si ritrovarono con un punto di vantaggio (42) sulla Lazio e 5 su Milan e Parma (stagione poi chiusa al terzo posto).

Tatticamente sono pochissime le analogie tra il Trap e Sousa (il primo ricorreva spesso al 3-5-2, il secondo preferisce il 3-4-3 o 3-4-2-1), ma un denominatore comune c'è: la mentalità vincente, che il portoghese mescola ad un calcio moderno, fresco ed evoluto. Ed è stato così anche al Franchi contro l’Atalanta, in una partita senza storia, dove i toscani hanno giocato costantemente in attacco e i bergamaschi sono andati in grande difficoltà già dopo 5 minuti per l’espulsione di Paletta.

Da qui il rigore trasformato da Ilicic. Il 3-4-2-1 della Fiorentina – Ilicic e Bernardeschi (il migliore) alle spalle di Kalinic - funziona alla grande, e diventa devastante se dall'altra parte c’è un uomo in meno. Così il raddoppio, inevitabile, arriva al 34’: Bernardeschi innesca il movimento in area di Borja Valero che supera Sportiello. Lo spagnolo, in gol dopo 10 mesi, si conferma uomo simbolo e cervello di questa Fiorentina. Partita  chiusa con un tempo d'anticipo, nel secondo i viola se la prendono con comodo e si limitano a controllare il risultao. La capolista se lo può permettere, almeno stavolta.