LA GIOVANE ITALIA. Terzino destro di 18 anni. E' nato a Fidenza e cresciuto nelle giovanili del Parma: "Grande esperienza, anche se finita male lo scorso anno". Il suo idolo è il brasiliano del Barcellona: "Mi piace la sua aggressività nelle due fasi"
“Il pallone è come una bella donna. Talmente bella che tra una serata con una ragazza e una notte di Champions League da protagonista, beh, a dire il vero oggi sceglierei la seconda. Con tutto il rispetto, tanto l’altra in qualche modo la si recupera…”. Deliziosa la sincerità di Mirko Esposito, giovane e brillante terzino della Paganese, al momento senza fidanzata e quindi certo che nessuna gli rifilerà un calcio nel sedere per questo suo pensiero. Ma è normale che il calcio, quello in calzoncini e calzettoni, sia l’ingrediente alla base della quotidianità di un 18enne. Mirko, nato a Parma e cresciuto a Fidenza, lavora sodo per guadagnarsi un grande futuro: “Sono ambizioso quanto basta e credo sia giusto esserlo. Spero che il mio sogno da professionista diventi sempre più concreto, magari con la possibilità di conoscere altre categorie oltre alla Lega Pro”.
Ciò che ha conosciuto bene negli ultimi anni è il Parma, compresa la lenta agonia della scorsa stagione che ne ha decretato il fallimento. Esposito, svezzato proprio dal settore giovanile emiliano, ha un’idea precisa di quella esperienza : “Splendida, perché Parma è Parma e ho ricevuto molto in termini di crescita, grazie a dirigenti come Francesco Palmieri. Peccato per altri, tipo Pietro Leonardi, che invece hanno deciso di lasciarci in quella situazione. Ma vado avanti, portandomi dietro la vittoria dello Scudetto Allievi e l’aver giocato accanto a calciatori come José Mauri. Lui ora è al Milan, io spero un giorno di poter avere la stessa chance”.
Il presente si chiama Paganese e un campionato dove l’obiettivo è la salvezza: “C’è l’entusiasmo giusto, che non è venuto meno dopo il recente punto di penalizzazione. Puntiamo a mantenere un posto nella categoria, ma pensare a qualcosa di più non è assurdo per una squadra come la nostra. Giochiamo per fare sempre risultato. L’allenatore (Gianluca Grassadonia, ndr) prepara le partite con un’attenzione incredibile, sappiamo già cosa farà il nostro avversario in campo. Quanto al mio ruolo, gioco a destra e mi adatto bene anche a sinistra”.
Il cognome Esposito è chiaramente di origine campana (nonni e papà di Napoli), circostanza che forse lo ha aiutato ad ambientarsi alla svelta a Pagani, nel Salernitano: “La gente qui è piacevole e mi sono trovato bene da subito. Ho la erre moscia e magari qualcuno potrebbe pensare che sia un po’ snob, ma vengo da una famiglia normale e sto bene tra la gente comune. I tifosi della Paganese vivono con grande passione la partita, cosa che a noi porta pressione. Però questo è il calcio, e sotto pressione, davanti a 7-8 mila spettatori, io sento di poter rendere al meglio”.
La penserebbe così anche uno tosto come Dani Alves, stesso ruolo ma un pianeta, Barcellona, al momento assai lontano dalla Lega Pro e dal calcio italiano in generale: “Dicono che il mio modo di giocare somigli al suo. A me piace molto, piace l’aggressività che mette nelle due fasi. Nella mia cameretta avevo un poster di Alves. Le sue giacche? No, in quello non gli assomiglio affatto. Non vesto come lui”. Meglio, se non altro per non restare troppo a lungo senza una fidanzata…