LA FOTOGALLERY. Profeta di un calcio rivoluzionario, è l'allenatore che ha cambiato la storia del Milan, vincendo tutto a fine Anni Ottanta. Zona, pressing, fuorigioco: e poi la squadra, che viene sempre prima del singolo. Tanti trionfi e un solo rammarico: il Mondiale del 1994, alla guida della Nazionale, sfumato ai rigori
Rivoluzionario, perfezionista, ossessionato dalla vittoria: è il ritratto di Arrigo Sacchi, l'allenatore che ha cambiato il calcio alla guida del Milan e che compie 70 anni -
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Sacchi nasce il 1° aprile 1946 a Fusignano, in provincia di Ravenna. Calciatore modestissimo, inizia presto ad allenare squadre dilettantistiche della zona, finché Alberto Rognoni non lo porta al Cesena, affidandogli la Primavera. Poi Rimini (in C1), Fiorentina (nelle giovanili) e Parma, la squadra con cui inizia a farsi conoscere predicando il suo calcio (foto da internet) -
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"La mia fortuna", ha raccontato Sacchi, "sono stati un paio di sorteggi che all'apparenza somigliavano a una disgrazia. Ero al Parma, neopromosso in B, e in Coppa Italia ci tocca il Milan, dove era appena arrivato Berlusconi. Nel girone vinciamo 1-0, passiamo il turno e agli ottavi ci tocca ancora il Milan, ancora a San Siro: vinciamo ancora 1-0". Berlusconi, stregato dal bel gioco espresso da quel Parma, lo sceglie per iniziare a costruire il grande Milan che ha in mente -
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Al Milan, Sacchi lega il proprio nome in maniera indissolubile. Tanto che quella squadra, ancora oggi, viene ricordata come “il Milan di Sacchi”. Un’orchestra di campioni (la metafora che Sacchi preferisce per evidenziare l’armonia tra gli interpreti) che esprime un calcio divino, unico nel mondo. Sopra a tutti, però, per Arrigo c’è sempre “il Gioco”: il campione da solo, senza uno schema di riferimento, serve a ben poco -
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Quella sacchiana è una vera e propria rivoluzione nel mondo del calcio: in allenamento il "Profeta di Fusignano" è un maniaco del dettaglio, capace di far ripetere decine di volte uno schema o di interrompere le sedute se i suoi giocatori sono fuori posizione per qualche centimetro (foto da internet) -
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Zona, fuorigioco, pressing, ripartenze e intensità sono le sue parole d’ordine. I risultati non tardano ad arrivare (foto da internet) -
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In Italia si assiste a campionati avvincenti, con il Milan di Sacchi e degli olandesi sempre in lotta con il Napoli di Maradona...
... mentre a Milano ci si gioca la supremazia cittadina nel derby con l'Inter del Trap e dei tre tedeschi -
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Ma è in Europa e nel mondo che i rossoneri scrivono la loro leggenda, conquistando due Coppe dei Campioni di fila (1988-89 e 1989-90), due Supercoppe Europee (1989, 1990) e due Intercontinentali (1989, 1990). (foto da internet) -
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Il collettivo e il gioco prima dei singoli: ma non bisogna dimenticare che in quel Milan giocano campioni del calibro di Baresi, Maldini, Donadoni, Van Basten, Gullit, Rijkaard... -
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L’unico per cui Sacchi lotta veramente, pretendendolo ad ogni costo, è Ancelotti della Roma. Considerato da molti un giocatore ormai finito a causa degli infortuni subiti, l’allenatore del Milan ne “impone” l’acquisto a Berlusconi, ritenendolo l’unico in grado di interpretare al meglio il suo credo. Il presidente stravede per il fantasioso Borghi, ma alla fine cede: la storia ha dato ragione ad Arrigo. E forse non è un caso che i due signori ritratti nella foto siano diventati a loro volta due grandissimi allenatori (foto da internet) -
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1991: la Nazionale, reduce dal terzo posto a Italia '90, chiama. Arrigo non riesce a dire di no e per lui inizia l'avventura da Commissario Tecnico -
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Berlusconi prova a trattenerlo, ma Sacchi ha già preso la sua decisione. Così il Milan sceglie in casa il successore dell'Arrigo, prolungando con Fabio Capello la striscia di successi -
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Anche in Nazionale Sacchi opera una vera e propria rivoluzione (a partire dal contratto, molto simile anche nelle cifre a quelli degli allenatori dei top club), affidandosi in prevalenza al blocco del "suo" Milan che già conosce metodi e filosofia -
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Tutti gli sforzi di Sacchi sono rivolti verso il Mondiale americano del 1994 -
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L'Italia ci arriva avendo in Roberto Baggio il suo campione di spicco. Sacchi non ama le grandi individualità, specie se non si mettono al servizio della squadra, ma dovrà ricredersi quando i numeri del Divin Codino lo porteranno fino alla finale -
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Il rapporto tra i due sembra essere al capolinea già alla seconda partita del Mondiale, contro la Norvegia, quando Pagliuca viene espulso e Sacchi in pochi attimi deve decidere chi sostituire per far entrare in campo il secondo portiere Marchegiani. La scelta ricade proprio su Baggio, che in mondovisione gli dà del "matto" -
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Dopo un girone tutt'altro che entusiasmante e passato per il rotto della cuffia, la "fortuna" di Sacchi diventa proverbiale nell'ottavo contro la Nigeria, quando Baggio salva la Nazionale a un passo dall'eliminazione. La magia dura fino a 11 metri dal traguardo, con la sconfitta in finale contro il Brasile, ai rigori -
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Secondo al Mondiale, la Federazione dà fiducia a Sacchi in vista di Euro '96 -
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Qui, però, la Nazionale naufraga e non supera nemmeno la fase a gironi -
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L'avventura di Sacchi alla guida della Nazionale giunge al capolinea: il bilancio sulla panchina azzurra è di 53 partite, con 34 vittorie, 11 pareggi e 8 sconfitte -
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Intanto, in Italia, la Juventus di Marcello Lippi ha aperto il proprio ciclo, mentre il Milan nella stagione 1996-97 è in difficoltà -
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All'undicesima giornata, il colpo di scena, in stile Berlusconi: esonerato Tabarez, viene richiamato il "Profeta di Fusignano", con la speranza di risollevare la squadra -
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Sacchi fa il suo debutto-bis sulla panchina rossonera in occasione della gara di Champions contro il Rosenborg. Neanche a lui, però, riesce il miracolo: Milan sconfitto a San Siro ed eliminato dalla competizione -
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In campionato chiuderà undicesimo, ritrovandosi ad allenare Roberto Baggio, con i soliti problemi legati alla gestione dei giocatori molto talentuosi e poco inclini a riconoscere la supremazia del gioco sull'abilità del singolo -
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Per Sacchi è già tempo di una nuova avventura: nel giugno del 1998 lo chiama l'Atletico Madrid. Il matrimonio dura pochi mesi: a febbraio del 1999 arriva l'esonero e Sacchi annuncia di non voler più allenare -
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Al primo amore, però, è difficile dire di no. Il 9 gennaio 2001 il Parma chiama e Sacchi accetta di tornare sulla panchina del club che l'aveva lanciato -
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Sacchi, come sempre, si getta anima e corpo nella nuova avventura. Dando tutto -
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E così, il vecchio nemico di Arrigo, lo stress di cui soffre fin dagli inizi della sua carriera in panchina (e che l'ha sempre portato ad accettare incarichi di anno in anno, promettendosi sempre di smettere "a fine stagione"), torna a fargli visita. Stavolta l'Arrigo non regge alla pressione e il 31 gennaio annuncia le proprie dimissioni per motivi di salute, con il ritiro definitivo. Resterà nel calcio (e nel Parma, per un breve periodo) solo nelle vesti di dirigente -
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Anche al Real Madrid porta la propria esperienza nelle vesti di direttore dell'area tecnica, fortemente voluto da Florentino Perez. Incarico che ricopre dal dicembre 2004 al dicembre 2005, quando si dimette -
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Ed ecco, così, un nuovo ritorno, stavolta alla Nazionale. Il 4 agosto 2010 la Federazione gli affida le Nazionali giovanili, di cui diventa coordinatore: un modo per cercare di trasmettere il suo prezioso pensiero alle nuove generazioni -
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Nel luglio 2014 le dimissioni dall'incarico; resta comunque legatissimo al mondo del calcio, con i tifosi rossoneri che non possono dimenticare le gioie che regalò loro quando diede vita a quel Milan di "Invinciblili" -
Berlusconi e il Milan: 30 anni insieme fra trionfi, Coppe e campioni