Barzagli: "La differenza con gli altri? La nostra mentalità"
CalcioINTERVISTA ESCLUSIVA. Per il difensore bianconero ciò che rende davvero unica la Juve è la mentalità vincente: "Sentirsi forti è una questione di testa e di lavoro, ma restiamo con i piedi per terra. Vincere con il Milan ci avvicinerebbe al titolo"
"Vincere a Milano sarebbe un passo importante verso lo scudetto, anche perché mancherebbe una partita in meno e saremmo più vicini al traguardo". Andrea Barzagli non nasconde l'importanza della gara di sabato sera a San Siro contro i rossoneri. La squadra bianconera viene da 20 vittorie e un pareggio nelle ultime 21 partite che hanno coronato una rimonta impensabile qualche mese fa. Ora la Vecchia Signora guida la Serie A con 6 punti di vantaggio sul Napoli e 10 sulla Roma a 7 giornate dalla fine del campionato".
"Sentirsi forti è una questione di testa e di lavoro - spiega il 34enne difensore -. Non si deve pensare di esserlo più degli altri con presunzione. In questi anni lo siamo diventati e sentiamo di meritare la posizione in classifica, ma rimaniamo sempre con i piedi per terra. Qual è il nostro segreto? La qualità dei giocatori intanto e poi, ancor più importante, la mentalità che ti trasmette questo club, l'importanza dell'indossare questa maglia, la volontà di vincere ogni anno e di continuare a farlo".
L'eliminazione agli ottavi di Champions League contro il Bayern fa ancora male: "Un po' rode - ammette Barzagli - Ho grandi rimpianti per gli ultimi minuti di Monaco: abbiamo giocato contro una delle più forti e se fossimo passati credo avremmo avuto molte chance di continuare il cammino. Forse ancora non siamo come quelle due, tre squadre che possono dire di essere favorite per la Champions, ma abbiamo dimostrato di essere tra le prime quattro o cinque squadre d'Europa".
Lo sguardo infine si sposta sui colleghi più giovani. Sui difensori italiani in particolare. Quella che è sempre stata una delle armi in più del calcio nostrano, in effetti negli ultimi anni sembra essersi inceppata e i veri talenti sono pochissimi: "Credo che ce ne siano due in Italia - sottolinea il difensore bianconero - uno è Daniele Rugani, ed è nostro, l'altro è Alessio Romagnoli, che è molto bravo e ha personalità. Dietro però vedo il vuoto e non so perché. Credo serva più fiducia per lanciare i giovani, anche se, chiaramente, per giocare si deve essere bravi. Rugani e Romagnoli hanno dimostrato di esserlo, ma mi auguro che oltre a loro nei prossimi anni ci sia una generazione in grado di sfornare diversi difensori forti".