Cais e la Carrarese: "Il fallimento non fa paura. Non si molla"

Calcio

Alfredo Alberico

Davide Cais, attaccante della Carrarese (Foto Barbieri, per gentile concessione del club)
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Attaccante veneto di 22 anni e cartellino della Juventus, Davide Cais spera un giorno di poter avere una chance con i bianconeri. E' cresciuto nelle giovanili dell'Atalanta e il suo modo di giocare ricorda quello di Pazzini 

Da buon veneto Davide Cais guarda alla vita con un sorriso e una buona dose di caparbietà. Sempre. E anche se il suo presente è giocare nella Carrarese dal domani piuttosto oscuro, beh,  l’ottimismo lui continua a mettercelo in ogni santo allenamento e in ogni partita. Cosa piuttosto evidente in questa coda di stagione,  visto che prestazioni e gol (6 in 29 giornate) spiegano come il 22enne attaccante stia trovando quella che i più chiamano “maturità calcistica”. Espressione generica e abusata, ma in questo caso molto vera. “Sto bene e ce la sto mettendo tutta – racconta -. Non vogliamo lasciare nulla d’intentato. I punti a disposizione dicono che le possibilità di fare i playoff ci sono, e allora perché non spingere fino in fondo sull’acceleratore per darci e dare una soddisfazione alla gente che ci segue?”.

Giusto e saggio. Anche  perché nelle ultime giornate le gradinate degli stadi si riempiono, più o meno, di osservatori. E allora il futuro potrebbe essere già oggi. Il suo passa inevitabilmente anche attraverso le scelte della Juventus, club proprietario del cartellino. Strano il destino che incrocia Cais e i bianconeri: è nato a Conegliano, lo stesso paese di Alessandro Del Piero, la sua Carrarese è stata legata fino a poco tempo fa a Gigi Buffon, tifa Juve e soprattutto ha un piccolo, che poi proprio piccolo non è, sogno: “Esagerato pensare di giocare la finale di Champions con quella maglia?”. Magari sì, Davide, ma la fantasia è legittima e spesso aiuta anche a trovare stimoli.

Gli stessi stimoli che sarebbero potuti venire meno dopo il fallimento della Carrarese: “Invece siamo ancora e continuiamo a giocare con lo stesso impegno di sempre. Magari noi giovani viviamo la cosa con meno consapevolezza, ma i compagni di squadra più esperti hanno saputo tenere il gruppo compatto e dare le giuste motivazioni. E poi, dicevo, ci sono i tifosi: ci dicono di non mollare e non dobbiamo farlo. Giochiamo senza paura e andiamo avanti”.

Attaccante alla Pazzini (“stacco bene di testa, so tenere palla e negli ultimi 16 metri posso far male agli avversari”), Cais, diploma da geometra ma testa da ragioniere, sa bene cosa deve fare per provare a conquistare la Signora: “Sono consapevole di essere un privilegiato rispetto ad altri calciatori che a fine stagione devo guardarsi attorno con meno certezze delle mie. Però io credo di avere  una responsabilità in più, quella di non dover deludere le aspettative. Sono cresciuto nelle giovanili dell’Atalanta fino alla Primavera . Lì ho conosciuto Mino Favini, allora responsabile del settore giovanile nerazzurro. Lui mi disse che ‘diventa giocatore solo chi è in grado di ridurre al massimo i margini d’errore’. E’ una dura selezione, e ancora oggi nulla è scontato, ma queste sue parole me le porto dentro. E non le dimenticherò”.