LA FOTOGALLERY. Eguagliato il primato del quinquennio d'oro, quando i bianconeri vinsero cinque titoli di fila negli anni '30, la Juventus ha riscritto la storia con un ciclo vincente. Tra l'era Conte e la gestione di Allegri ripercorriamo tutti gli uomini che hanno reso eterna l'impresa
Cinque scudetti di fila, impresa che eguaglia i bianconeri del quinquennio d’oro tra il 1931 e il 1935. Non conosce rivali questa Juventus dominatrice della Serie A tra l’era Conte e la gestione di Allegri. Diamo spazio a tutti gli eroi del corso leggendario -
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ANTONIO CONTE (2012, 2013, 2014). Non è più alla guida della Juventus dopo il divorzio del 15 luglio 2014, ma l’allenatore leccese ha gettato le basi del quinquennio vincente. Suoi i primi tre scudetti nel club dove giocò per 13 stagioni, colori che ha reso eterni -
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GIGI BUFFON (2012, 2013, 2014, 2015, 2016). Sono invece 15 gli anni in bianconero del portierone, uno dei simboli dello strapotere juventino. Una sicurezza tra i pali e un leader in difesa, dove per ultimo ha festeggiato il nuovo record d’imbattibilità in Serie A (974’) -
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MARCO STORARI (2012, 2013, 2014, 2015). Oggi al Cagliari ma vice di Buffon per quattro campionati e altrettanti titoli, il portiere 39enne è stato parte integrante del gruppo che strabiliava in campionato. Uomo affidabile nonostante le sole 19 presenze nell’intera avventura -
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ALEXANDER MANNINGER (2012). Quattro anni a Torino per il portiere austriaco coetaneo di Storari, ma solo l’ultimo coincise con la prima gioia bianconera. In quel campionato non disputò neanche un minuto, tuttavia figurava in pianta stabile nella rosa -
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ANDREA BARZAGLI (2012, 2013, 2014, 2015, 2016). Decisamente un protagonista invece il difensore toscano, acquistato nel gennaio 2011 dal Wolfsburg. Intoccabile per Conte nonché per Allegri, fiducia dettata dall’esperienza offerta al reparto -
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LEONARDO BONUCCI (2012, 2013, 2014, 2015, 2016). Come Barzagli anche il centrale svezzato dall’Inter è un punto fermo nello scacchiere difensivo, pedina indispensabile nel ciclo dei cinque scudetti. Carattere, qualità tecniche e gol pesanti (9) nel quinquennio -
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MARTIN CACERES (2012, 2013, 2014, 2015, 2016). Tornò a Torino nel gennaio 2012, giusto in tempo per aggregarsi al gruppo dei fedelissimi allo scudetto. Alternativa affidabile in difesa, anch’egli votato a reti preziose: non è un caso che piaccia in chiave mercato -
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GIORGIO CHIELLINI (2012, 2013, 2014, 2015, 2016). A completare la linea titolare bianconera figura naturalmente il difensore toscano, dal 2005 in squadra e totem del gruppo vincente. Reparto che tra muscoli e meccanismi si è imposto in toto anche in Nazionale -
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PAOLO DE CEGLIE (2012, 2013, 2015). Prodotto del vivaio, attualmente in prestito a Marsiglia, il laterale mancino non si è mai consacrato definitivamente ma è entrato in tre dei cinque titoli bianconeri. Conte gli concedeva qualche gara a differenza di Allegri -
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FABIO GROSSO (2012). Forse non tutti lo ricorderanno, ma il campione del mondo nel 2006 figurava nella rosa che conquistò il primo scudetto con Antonio Conte. Giocò solo 2 partite ad inizio stagione, quanto bastava per essere premiato. Oggi allena la Primavera della Juve -
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STEPHAN LICHTSTEINER (2012, 2013, 2014, 2015, 2016). Tra i “Pentacampeão” del quinquennio leggendario troviamo anche il terzino svizzero, acquistato dalla Lazio proprio in coincidenza d’inizio ciclo. Guai a privarsene sulla destra: è una delle chiavi dell’assetto tattico -
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ELJERO ELIA (2012). Non solo glorie e campioni affermati: prendete l’ala olandese, decantata per dribbling e colpi ad effetto in patria e all’Amburgo. La Juve spese 10 mln per lui puntualmente disillusi: Conte gli ritagliò 94’ in tutta la stagione. Se ne andò l’estate successiva, comunque da vincitore -
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MARCELO ESTIGARRIBIA (2012). Impatto non devastante ma comunque apprezzabile quello dell’esterno paraguayano, gettato nella mischia da Conte a differenza di Elia. In archivio anche un gol (3-3 a Napoli) e un numero di presenze sufficienti per giustificarlo come campione d’Italia -
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EMANUELE GIACCHERINI (2012, 2013). Conte stravedeva per il “Giak”, d’altronde non è un caso che lo monitori pure in chiave Nazionale. Faceva della duttilità e della corsa le sue armi migliori, ritagliandosi ben 40 presenze (e 4 reti) nel biennio vincente della Juventus -
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MILOS KRASIC (2012). All’epoca etichettato come un crack di mercato, convinse solo nell’ultima stagione della Juventus senza titoli (2010/2011). Nonostante l’iniziale fiducia di Conte, le migliori alternative sulle fasce lo dirottarono spesso in panchina. Dopo il primo titolo bianconero si è perso -
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CLAUDIO MARCHISIO (2012, 2013, 2014, 2015, 2016). Il “Principino” è quanto di più lontano da una comparsa come Krasic: leader inimitabile e naturalmente simbolo della “juventinità” dall’età di 7 anni. Onnipresente nei successi e nella rinascita del club, lui che visse pure annate avare di gioie -
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LUCA MARRONE (2012, 2013, 2015). Come Marchisio un prodotto del vivaio ma dalla parabola differente: se in stagione si è diviso in prestito tra Carpi ed Hellas, il centrocampista torinese faceva parte del gruppo sia con Conte sia con Allegri. Tuttora il suo cartellino è di proprietà della Juve -
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SIMONE PADOIN (2012, 2013, 2014, 2015, 2016). Apriamo la pagina dei beniamini sui social, dal momento che il centrocampista friulano è oggetto della feroce ironia sul web. Un gregario e poco più, direte voi: non può essere un caso una stima iniziata nel 2012, lunga cinque titoli con due differenti allenatori -
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SIMONE PEPE (2012, 2013, 2014, 2015). Apprezzatissimo nel gruppo come in campo, il jolly laziale ha inciso il suo nome nei primi quattro scudetti della Juventus. Inizialmente imprescindibile, poi sfortunato protagonista di terribili infortuni, ha salutato i compagni ripartendo dal Chievo -
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ANDREA PIRLO (2012, 2013, 2014, 2015). Direttore d’orchestra del centrocampo bianconero per quattro anni, lui che aveva già vinto al Milan, divenne l’uomo determinante per imporsi ad alti livelli. La classe non si discute, i suoi gol (16 in Serie A) e l’eleganza l’hanno reso indimenticabile tra i tifosi bianconeri -
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ARTURO VIDAL (2012, 2013, 2014, 2015). Un legame strettissimo anche quello con il centrocampista cileno, protagonista nei primi quattro scudetti del ciclo bianconero. “Guerriero” dai gol a raffica (35 solo nel campionato italiano), ha salutato Torino trasferendosi al Bayern Monaco per 40 mln di euro -
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ALESSANDRO DEL PIERO (2012). Ricorderete l’addio ai suoi tifosi il 13 maggio 2012, quando segnò il 290° gol in bianconero e lasciò la Juventus dopo 19 anni indimenticabili. Capitano e bandiera, leader e monumento: c’era anche la sua mano sul primo mattone del nuovo corso bianconero -
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MARCO BORRIELLO (2012). Due reti contro Cesena e Novara in 13 presenze per l’attaccante napoletano, anima errante in Serie A ma comunque legato al primo titolo di Antonio Conte. Era arrivato in prestito dalla Roma, vi ritornò e viaggiò senza più festeggiare traguardi di questa portata -
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ALESSANDRO MATRI (2012, 2013, 2015). Si è vestito di bianconero in due parentesi, sufficienti per incidere il suo nome in tre scudetti della Juventus. Attaccante prezioso agli ordini di Conte (18 reti nei primi due titoli), utile solo in Coppa Italia nel primo trionfo di Max Allegri -
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FABIO QUAGLIARELLA (2012, 2013, 2014). Tre titoli in bianconero anche per l’attaccante di Castellammare cresciuto nel vivaio del Toro. Fedelissimo di Conte, ha registrato un discreto bottino (14 centri) nelle sue tre stagioni da campione d’Italia, poi tornò in granata rimanendo in città -
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MIRKO VUCINIC (2012, 2013, 2014). Stesso excursus scudettato per il montenegrino, acquistato dalla Roma nell’agosto 2011 dopo 5 anni nella Capitale. Alla corte di Conte totalizzò 21 reti in Serie A, un patrimonio soprattutto nei primi due titoli quando non imperversano Tevez e Llorente -
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RUBINHO (2013, 2014, 2015, 2016). Ruolo avaro di soddisfazioni quello del terzo portiere, stimato da compagni e staff ma decisamente lontano dal campo. Così è capitato anche al brasiliano, in campo solo in 2 occasioni nella sua quadriennale esperienza a Torino -
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FEDERICO PELUSO (2013, 2014). Prima in prestito e poi riscattato dall’Atalanta, il terzino romano si aggregò in squadra a gennaio 2013 festeggiando due titoli in bianconero. A Torino si è ritagliato un numero discreto di presenze (11 totali) realizzando anche un gol al Sassuolo, dove figura tuttora -
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KWADWO ASAMOAH (2013, 2014, 2015, 2016). È ancora parte integrante del gruppo invece il centrocampista ghanese, applaudito per la polivalenza in campo. Indispensabile nei due scudetti con Antonio Conte, il guaio al ginocchio e i ripetuti infortuni l’hanno trascinato ai margini con Allegri -
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MAURICIO ISLA (2013, 2014). Arrivò dall’Udinese in coppia con Asamoah, ma il suo corso in bianconero ha vissuto alterne fortune nonostante i due scudetti. Conte lo impiegò con buona frequenza (29 presenze in A), ma dopo il riscatto dai friulani è stato parcheggiato prima al Qpr e poi al Marsiglia -
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PAUL POGBA (2013, 2014, 2015, 2016). Decisamente fortunato invece l’impatto del golden boy francese a Torino, dove è esploso a livelli esponenziali. Quattro titoli e 28 reti in Serie A, da neo 23enne, non spiegano appieno il potenziale del “Polpo”: giocatore fenomenale, un predestinato nel calcio mondiale -
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NICOLAS ANELKA (2013). Francese come Pogba, ma il suo excursus a Torino rispecchia più la parte della comparsa: arrivato a gennaio a parametro zero dalla Cina, totalizzò 3 presenze totali alla Juventus senza lasciare tracce. Certo, in bacheca ha aggiunto uno scudetto, ma il suo apporto alla causa rimase relativo -
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STEFANO BELTRAME (2013). Una passerella (7’) concessagli da Conte il 26 gennaio 2013 contro il Genoa, minuti che lo inseriscono di diritto tra i premiati del secondo titolo bianconero. In realtà il prodotto del vivaio, oggi 23enne prestato al Pordenone, non ha ancora sfondato nelle serie inferiori -
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NICKLAS BENDTNER (2013). Arrivò sovrappeso a gennaio dal Sunderland, soffrì di problemi fisici e se ne andò a giugno senza rimpianti. Quelle 9 partite alla Juventus, tuttavia, lo premiano tra i campioni d’Italia di Antonio Conte. Era in parabola discendente a 25 anni, non ha più sfondato -
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PABLO OSVALDO (2014). Solo di passaggio in prestito dal Southampton, ma il tormentato oriundo ebbe modo di lasciare il segno: suo il gol vittoria all’Olimpico contro la Roma, ex lasciata non senza tensioni. I bianconeri avevano già festeggiato il terzo titolo di fila, lui trovò il modo di graffiare il suo passato -
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SEBASTIAN GIOVINCO (2013, 2014). Diverso il contributo della “Formica Atomica”, cresciuto a Vinovo e rientrato alla base dopo il biennio positivo a Parma. Conte lo utilizzò spesso e volentieri (48 partite e 9 gol) venendo ricambiato, poi l’avvento di Allegri lo spinse in Canada nella Mls a cifre faraoniche -
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MASSIMILIANO ALLEGRI (2015, 2016). Non era facile raccogliere l’eredità di Conte e mantenere ai vertici un gruppo riscopertosi vincente. La gestione dell’allenatore toscano, invece, ha contribuito a perfezionare obiettivi e risultati in Italia e in Europa. In particolare la Serie A è rimasta una prerogativa bianconera -
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ANGELO OGBONNA (2014, 2015). Arrivò da capitano del Torino, circostanza che non gli risparmiò mugugni su entrambe le sponde della città. Non si imporrà come titolare fisso, ma i due scudetti conquistati gli spettano senz’altro dopo 41 gare in bianconero. Archiviato il biennio si è trasferito al West Ham -
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CARLOS TEVEZ (2014, 2015). Protagonista assoluto a cavallo tra Conte e Allegri, altro non fosse che solo in Serie A l’Apache si è ritagliato 39 gol e applausi scroscianti. Volto determinante nelle vittorie bianconere, indispensabile nella scalata. Il ritorno al Boca Juniors fu una scelta di cuore -
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FERNANDO LLORENTE (2014, 2015). Meno altisonante ma altrettanto prezioso l’apporto del “Re Leone”, giunto da svincolato dall’Athletic Bilbao. Come Tevez attraversò i mandati di Conte e Allegri totalizzando 23 reti nel biennio a Torino. Il cambio di filosofia tattica lo spinse al ritorno in Spagna a Siviglia -
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PATRICE EVRA (2015, 2016). Reduce da otto stagioni al Manchester United, il laterale francese è stato una pedina preziosa nei due scudetti di Max Allegri. Esperienza, qualità e leadership a servizio di un gruppo che sulla sinistra ha aggiunto una freccia in più. Poco importa se le primavere sono quasi 35 -
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ROBERTO PEREYRA (2015, 2016). Dall’Udinese i bianconeri hanno pescato pure “El Tucumano”, argentino utile a gara in corso così come dal 1’: non un titolare ma una valida alternativa a centrocampo, dove la sua duttilità fa la differenza. Due titoli in bacheca, meno protagonista nel secondo complice un infortunio -
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ROMULO (2015). Tra gli oggetti misteriosi del corso titolato come non indicare il brasiliano, sbarcato a Torino in prestito dopo l’ottimo campionato all’Hellas. Tra problemi agli adduttori e l’intervento chirurgico, uno stop di tre mesi e un ulteriore infortunio ha racimolato solo 4 presenze facendo ritorno a Verona -
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STEFANO STURARO (2015, 2016). Fa tuttora parte del gruppo invece il mediano ligure, da febbraio 2015 in forza alla Juventus. Uomo d’equilibrio e carismatico, elemento indispensabile quando ha degnamente sostituito l’assenza dei titolari. Già due scudetti a 23 anni: per il futuro rappresenta una garanzia -
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KINGSLEY COMAN (2015). Un’operazione alla Pogba quella che portò l’esterno classe 1996 a Torino dopo gli inizi al Psg. Allegri lo gettò volentieri in campo conscio delle qualità del giovane francese, ma la rottura ad agosto l’ha condotto in prestito biennale al Bayern Monaco. Lì sta facendo meraviglie -
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ALVARO MORATA (2015, 2016). Un altro talento del calcio europeo è l’attaccante spagnolo, acquistato dal Real Madrid che tuttavia può esercitarne il riacquisto. Lontano dalle trame di mercato i bianconeri hanno ammirato gol, prestazioni e assaggi della sua classe cristallina: un’evoluzione ancora in atto -
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NORBERTO NETO (2016). Arriviamo così agli ultimi arrivati nel corso dorato, quello esaltato dal quinto scudetto di fila. Impiegato in campionato solo ad inizio stagione contro il Frosinone, complice il super rendimento di Buffon, il portiere brasiliano rappresenta comunque un’alternativa di lusso -
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ALEX SANDRO (2016). Acquistato per 26 mln di euro, cifra investita per scommettere sull’erede di Evra, il terzino brasiliano ha superato l’apprendistato iniziale convincendo sulla strada del trionfo. Due gol all’attivo contro Udinese e Chievo oltre alle mille cavalcate che fanno ben sperare -
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DANIELE RUGANI (2016). Predestinato o meno, quando ha trovato il campo con continuità ha mostrato tutto il suo valore. Già aggregato alla Primavera bianconera nel 2012, dopo tre anni ha fatto ritorno alla base: Allegri l’ha dosato in avvio, poi ne ha usufruito con profitto in mancanza di Chiellini e Caceres -
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HERNANES (2016). Suo malgrado ha dovuto convivere con l’ironia che ne ha accompagnato l’acquisto e le prime partite: la dirigenza voleva un trequartista e lui, prelevato dall’Inter il 31 agosto, è sembrato davvero una scelta di ripiego. Smaltite le scorie si è ritagliato comunque un discreto minutaggio verso il titolo -
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SAMI KHEDIRA (2016). L’unica perplessità è dettata dai suoi infortuni cronici, d’altronde il profilo tecnico e tattico è di prim’ordine. Se è rimasto fermo ai box oltre tre mesi, trovando il campo ha premiato la scelta della Juve di scommettere su di lui. Il tedesco brilla a centrocampo come in zona gol: 5 in Serie A -
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MARIO LEMINA (2016). Resta in discussione la sua permanenza in squadra, lui che è giunto in prestito in estate dal Marsiglia. Pur gettato nella mischia con attenzione da Allegri, il centrocampista gabonese è piaciuto e non poco: inutile il gol nella sconfitta al San Paolo, preziosissimo invece l’acuto a Bergamo -
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JUAN CUADRADO (2016). Lo conoscevamo già, d’altronde le sue scorribande sulla fascia avevano fatto impazzire Firenze. Letale a gara in corso così come dal fischio d’inizio, il suo nome ha dato il là all’incredibile serie utile della Juventus: quel gol al 90’ nel derby ha cambiato volto alla stagione bianconera -
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PAULO DYBALA (2016). Mai 40 mln furono spesi meglio: tra i tanti eroi dell’ennesimo trionfo della Juve, probabilmente il nome più brillante è proprio quello della “Joya”. Al debutto in una big, pur reduce dai fasti a Palermo, l’argentino si è addirittura migliorato: 16 gol in campionato, un fuoriclasse assoluto -
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MARIO MANDZUKIC (2016). Applauditissimo per generosità, impegno e devozione alla causa, il centravanti croato si è subito integrato tra i bianconeri ricevendo la fiducia di Allegri. A muso duro con gli avversari, muscoli in vista e difensore aggiunto: vale molto più di un attaccante. Chapeau.
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SIMONE ZAZA (2016). Non è un titolare per Allegri, d’altro canto la concorrenza nell’attacco bianconero non fa sconti. Tuttavia lo strappo sul Napoli è opera sua, rete che ha stravolto destini e gerarchie di una stagione intera. Un gol talmente prezioso da cancellare gli eccessi di foga e le troppe panchine -
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