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Vincere comunque, i bimbi ci insegnano questo

Calcio

Paolo Ghisoni

Quando vincere una gara è meno importante di un abbraccio: l'iniziativa dell'autogestione a Gallipoli

Al Trofeo Gallipoli la Roma vince su tutti i fronti. Al di là del terzo posto conquistato senza essere mai sconfitta sul campo, i piccoli giallorossi dimostrano grande personalità nella sperimentazione LGI IN CAMPO, gestendosi in campo senza l'allenatore che guarda la gara in tribuna. E rendono onore agli sconfitti ai rigori nella finalina del terzo posto andando a rincuorare il collega del Nick Bari autore dell'errore decisivo

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Avete presente l'abbraccio consolatorio di Massimo Oddo a Serse Cosmi appena chiusa la finale di play off della passata stagione? Il Pescara saliva in A e per Trapani sfumava un sogno. Al di la del campo, l'immagine piu' bella resta il primo gesto di Oddo nei confronti degli sconfitti, Non un pugno alzato verso il cielo e nemmeno la corsa sfrenata chissa dove. Una lenta camminata per andare a sedersi al fianco del collega in lacrime. E regalargli un gesto di rara spontaneità. Un abbraccio appunto Quello che ritroviamo sei mesi dopo non nel calcio dei grandi ma nella categoria esordienti 2005.

Al Trofeo Caroli Hotels di Gallipoli la Roma vince su tutti i fronti. Al di là del terzo posto conquistato senza essere mai sconfitta sul campo (solo ko ai rigori in semifinale contro l'Inter), i piccoli giallorossi dimostrano grande personalità nella sperimentazione LGI IN CAMPO, gestendosi in campo senza l'allenatore che guarda la gara in tribuna. Ma soprattutto, rendono onore agli sconfitti ai rigori nella finalina del terzo posto andando a rincuorare (prima che a festeggiate) il collega del Nick Bari autore dell'errore decisivo. Niente da aggiungere.

Sembrerebbe un mondo perfetto, lontano da isterismi e follie aberranti di liti e insulti. Nota di merito proprio a chi ha accompagnato con il giusto spirito l'avventura della Roma 2005 in terra di Puglia. Chi? i genitori dei ragazzi! Avete letto bene. Esiste anche gente per bene, che fa chilometri , solo per andare ad incitare i propri "cuccioli". Senza necessariamente prendere esempio dal peggio del fanatismo ultra. Un altro calcio insomma e' possibile. Basta che non siano i grandi i primi a guastarlo