Martorana, lo stilista dei calciatori: "Così li ho conquistati"
CalcioI suoi abiti su misura sono diventati un must per molti giocatori: Morata, Kovacic e Darmian si sono appena sposati indossandone uno. Dalle vacanze in Sardegna con l'amico Marchisio ("Lo vesto da quand'era ragazzino") ai segreti dello stile di Borriello ed Eto'o, Alessandro Martorana racconta come i calciatori sono diventati così eleganti. E di quella volta che non riconobbe LeBron James, che poi diventò suo cliente...
I più attenti al look ormai si fidano solo di lui. Dal negozietto a Moncalieri all'atelier di Miami, anche lui ne ha fatta di strada: un tempo era un camiciaio, oggi è la Bibbia dello stile nel mondo del calcio. Almeno per quelli che ci tengono a vestirsi da divi, e non sono pochi. Si chiama Alessandro Martorana e fa abiti elegantissimi su misura. Tra i suoi clienti ci sono decine di calciatori. Juventino, amico di Lapo Elkann, crea pezzi unici sui corpi dei campioni e degli attori di Hollywood. Il primo fu Del Piero, che poi gli portò mezza Juve. Ora i bianconeri si vestono tutti da lui e hanno sparso la parola in giro per il mondo. Così Alessandro, compagno della ex velina (e ora fashion blogger) Elena Barolo, è diventato l'uomo di riferimento dell'eleganza nel mondo del pallone. E oltre: ha vestito la star del baseball Alex Rodriguez, disegnato uno smoking per Federica Pellegrini e realizzato capi di lusso per LeBron James. Non male come clientela.
In principio fu Del Piero
Alessandro, come sei entrato in questo mondo?
"Lapo Elkann è la persona che mi ha scovato, siamo molto amici. Mi ha dato due consigli giusti: mi disse che se volevo fare i money dovevo smettere di fare camicie e cominciare con gli abiti. Ci vide lungo. Poi è nata un'amicizia, siamo andati insieme in America, ho lavorato per il cinema, con Andy Garcia e tanti altri attori".
E poi è arrivato il calcio.
"Ero ancora nel mio primo atelier fuori Torino: 30 metri quadri in una via desolata a Moncalieri, in periferia. Ecco: un giorno si presentò lì Alex Del Piero. Era il primo calciatore. Aveva visto gli abiti di Lapo e ne voleva uno personalizzato. Così è nato il passaparola: ho fatto abiti per tutta la vecchia guardia, da Zebina e Salihamidzic a Grygera e Buffon. Poi con la nuova Juve hanno cominciato a venire tutti. E tra i calciatori funziona ancora così. Anche tra connazionali di squadre diverse. Per esempio, è stato Mandzukic a consigliare a Modric e a Kovacic i miei abiti".
Marchisio un principe, Borriello esigente. Ed Eto'o...
Ora sei in Sardegna con Claudio Marchisio, tuo grande amico. Se lo chiamano Principino il merito è anche tuo...
"Un calciatore di solito inizia verso i 30 anni a indossare abiti. Claudio è un'eccezione, gli sono sempre piaciuti: a lui forse ho iniziato a venderli quand'era ancora in Primavera!"
Di' la verità: in realtà ce n'è uno più esigente.
"Assolutamente: Marco Borriello. È stato uno dei primi clienti, ora è un carissimo amico. È maniacale nel vestirsi, non lascia nessun dettaglio al caso. Vestirlo è un piacere, anche se a volte ti fa esaurire. Gli voglio molto bene. Senz'altro ha il suo stile: è uno dei pochi che mi dice con sicurezza cosa vuole. Con gli altri spesso sono io che spingo e suggerisco. Qualche anno fa Marco sarebbe stato un protagonista della dolce vita".
Ok, gli italiani. Ma parliamo di Eto'o: un vero eccentrico.
"Samuel è quello che mi dà più soddisfazioni di tutti. Lui mi dà le sue idee, io gli do le mie, e insieme facciamo dei centrifugati fantastici. Mi manda le foto e mi dice: “Guarda com'ero vestito oggi!”. È uno dei pochi che si può permettere certi abiti davvero particolari. Altri si vergognerebbero. Lui può".
Clienti speciali, grazie ai quali giri il mondo...
"Sì, perché a Torino e a Milano vengono da me in atelier. Dagli altri vado io: Manchester, Madrid, gli Usa. Da ragazzi come Pogba e Yaya Touré vado di persona".
Ma non chiamatemi sarto: non so cucire
Il complimento più bello che hai ricevuto da un calciatore per una tua creazione?
"Dico Evra. Patrice è molto patito di abiti. Lui è un uomo di mondo, parla mille lingue, ha girato tanto. Mi ha fatto piacere quando mi ha detto: “Cavolo, ho aspettato 33 anni per avere un abito così, come Dio comanda”. Sono soddisfazioni".
Eppure il titolo del tuo libro è “Io non sono un sarto”.
"Ho una sartoria con 32 sarti ma sono un autodidatta, non ho studiato. Certo: style, fit, design, è tutto mio. Le prove delle misure sui miei clienti le faccio io. Ma non so cucire. Forse solo un bottone".
Passano la vita con una divisa addosso, poi fuori dal campo vogliono solo pezzi unici. Strano, no?
"Ogni abito che faccio è esclusivo. Noi usiamo tra i 3500 e i 4000 tessuti. Non voglio che un compagno di squadra o un amico abbiano un abito uguale all'altro. Ed è praticamente impossibile. I calciatori si fidano di me. Creo qualcosa per loro. E sono gli altri a dirgli che i miei abiti sono belli, non io".
Quella volta che non riconobbi LeBron James
Eppure lo sportivo più importante che hai vestito forse non è un calciatore, ma un certo LeBron James. Com'è successo?
“Lì ho avuto un... colpo di culo. Quando giocava negli Heat sua madre viveva all'hotel W, dove alloggio e ricevo i clienti quando sono lì. Mi vedeva spesso in ascensore, una volta mi disse: “Tu sei italiano?”. Non la conoscevo. “Di gente vestita bene ne vedo tanta, ma a te devo fare i complimenti”. Così le spiegai che facevo lo stilista, e lei mi disse che mi avrebbe presentato suo figlio: “Gli devi fare un abito”. Così il giorno dopo in piscina stringo la mano a questo ragazzo alto più di due metri. Pensa che all'inizio non avevo capito chi fosse! Poi l'ho scoperto... Sì, amo il calcio. Di basket m'intendo meno”.
Torniamo sul prato. Nell'ultima settimana Darmian, Kovacic e Morata si sono sposati con un Martorana addosso.
“Darmian mi ha chiesto un frac particolare: “Lo vorrei tutto blu”. Insolito, ma mi è piaciuta l'idea e l'abbiamo fatto. Gli altri due si sono lasciati guidare. A Madrid vado una volta al mese, li ho visti tre giorni prima della finale di Champions. E ti posso dire: loro avevano molto timore della Juve... e invece, peccato. È la sesta finale che vedo perdere ai ragazzi. Tutte dal vivo. Mi sa che alla prossima non vado!”
Un abito per Ronaldo? Magari, ma...
Per caso a Cardiff c'era anche uno che ti piacerebbe vestire?
“Fare un abito per Ronaldo sarebbe il top, come per Messi. Ma uno che starebbe bene coi miei completi è Giroud dell'Arsenal: sarebbe un testimonial perfetto”.
Stai diventando una star anche sui social: più di 80mila follower, e un negozio in apertura a Miami.
“Ho la fortuna di avere un grande team. Ci sono altri ragazzi che girano il mondo con me. Da solo non faccio nulla, tantissimo merito è dei miei assistenti. Siamo una squadra: come quella che in Serie A vince sei scudetti di fila”.